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1 - «LA PM DEL CASO YARA VA INDAGATA»
Estratto dell’articolo di Giovanni Terzi per “Libero quotidiano”
Letizia Ruggeri, il pm di Bergamo che ha lottato per trovare l'assassino di Yara Gambirasio, deve essere indagata per depistaggio in merito alla presunta e non corretta conservazione dei 54 campioni di Dna rinvenuti sul corpo della 13enne di Brembate e che la difesa di Massimo Bossetti chiede da tempo di potere analizzare. Lo ha stabilito il gip di Venezia Alberto Scaramuzza che ha ordinato la trasmissione degli atti al pm della procura veneta perché proceda all'iscrizione nell'apposito registro.
Che ci fosse qualcosa di poco chiaro all'interno del processo contro Massimo Bossetti […] era abbastanza evidente. Soltanto chi si trincerava dietro un commento semplicistico […] poteva non vedere quante stranezze ha avuto questo procedimento penale.
CELLE TELEFONICHE
Dapprima le celle telefoniche (il cellulare di Bossetti non è mai stato tracciato vicino alla palestra che è stato il luogo della scomparsa di Yara). In seguito le modifiche apportate al furgone che girava attorno alla palestra di Brembate «per motivi di comunicazione», venne detto in udienza, e reso simile a quello di Massimo Bossetti. Infine la prova regina, quella del Dna che non poteva essere ripetuta, ma presa apoditticamente come fatto e non come prova della Procura.
Bossetti ha da subito detto che il Dna trovato sulla vittima Yara Gambirasio non fosse suo. A pag. 37 della trascrizione dell'interrogatorio del 6 agosto 2014 si legge: Bossetti: «Non riesco a capire come sia finito il mio Dna su quella povera ragazza... lo giuro... non ho mai fatto del male a nessuno io». Il pm Letizia Ruggeri così rispondeva «e anche tanto... lo sa che è anche tanto». Ma Bossetti replicava con enfasi: «Io vi sto dicendo la verità ... non ho mai fatto del male a nessuno... e non avrei anche nessun motivo».
Soltanto in quel momento, ossia nella fase dell'interrogatorio per la convalida dell'arresto, il pm Ruggeri dichiarava che le tracce del Dna erano copiose ma improvvisamente quella importante ed unica prova trovata sugli slip della povera Yara Gambirasio si erano improvvisamente esaurite. Stessa cosa secondo la sentenza di primo grado dove, per mancanza di Dna, era impossibile effettuare il test in contraddittorio negandolo per esaurimento campioni.
letizia ruggeri pubblico ministero del processo yara bossetti
A pag. 169 della sentenza di primo grado si legge: «Legittimamente, ad avviso di questa Corte, sono stati, poi, inseriti nel fascicolo del dibattimento gli accertamenti genetici del RIS in quanto il materiale genetico era stato consumato nel corso delle varie consulenze». Così anche la Cassazione, qualche anno più avanti, confermerà la mancanza di Dna; dato verificatosi adesso come falso.
Insomma dal pubblico ministero Ruggeri ai giudici della corte di Assise di Brescia alla Cassazione, tutto ad affermare che il Dna trovato sugli slip di Yara sia esaurito per motivare l'impossibilità di fare, in contraddittorio con la difesa, una analisi comparata.
Tutto questo finché il Professor Casari dichiarava al compianto giornalista Gavino Sulas che nel suo reparto al San Raffaele era custodito una grande quantità di Dna ritrovata su Yara Gambirasio.
letizia ruggeri pubblico ministero del processo yara bossetti
DENUNCIA-QUERELA
[…] Il 26 novembre 2019 (dopo la pronuncia della Cassazione) la difesa richiede l'accesso ai campioni di Dna e l'indomani ottiene l'autorizzazione, ma non sa che il pm Ruggeri ha già chiesto di spostare le provette: il 21 novembre i 54 campioni vengono tolti dal frigo e consegnati dal professore Giorgio Casari ai carabinieri di Bergamo, raggiungeranno il tribunale il 2 dicembre 2019, «12 giorni dopo» aver lasciato l'ospedale San Raffaele. Oggi quelle provette e quel dna sono inutilizzabili. C'è stata colpa del pm Ruggeri? Certamente nessuno più potrà sapere, in contraddittorio, se quel Dna ritrovato sugli slip di Yara Gambirasio sia di Massimo Bossetti. Con buona pace della Giustizia.
letizia ruggeri pubblico ministero del processo yara bossetti
2 - EVITATI APPROFONDIMENTI PERCHÉ «LA STAMPA PRESSAVA»
Gio. Ter. per “Libero quotidiano”
Di seguito uno stralcio dell'interrogatorio, avvenuto in 10 marzo del 2021, al pm Letizia Ruggeri da parte del pm Adelchi D'Ippolito, dopo l'esposto denuncia degli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, difensori di Massimo Bossetti, accusato e condannato per l'omicidio di Yara Gambirasio, sul comportamento del pm Ruggeri.
Alla domanda sulla necessità di una comparazione in contraddittorio con la difesa della prova del Dna trovati la Ruggeri risponde: «La comparazione non va fatta in contraddittorio, perché comparazione si intende...è ripetibile».
D'Ippolito: «Ed è stato ripetuto poi in contraddittorio?».
letizia ruggeri pubblico ministero del processo yara bossetti con giampietro lago dei ris
Ruggeri: «Beh, è stato fatto un processo, nel processo c'era la relazione del RIS, la relazione di Previderè. Non è stato... in fase di indagini no».
D'ippolito: «Ecco, non è stato ripetuto».
Ruggeri: «No, ma la comparazione è la lettura di una tabella».
D'Ippolito: «Guardi, quello che è la comparazione io forse lo so, che dice?».
Ruggeri: «Sì, però...».
D'Ippolito: «Grazie, grazie. Allora io le faccio questa domanda: è stato ripetuto in contraddittorio questo accertamento nella fase delle indagini?».
letizia ruggeri pubblico ministero del processo yara bossetti
Ruggeri: «Allora... Il Professor Previderè aveva il profilo di Ignoto 1, perché stava cercando... stava cercando il Dna della madre. Quindi aveva il profilo di Ignoto 1, aveva tutti i marcatori, quindi lui aveva... è una tabella con dei marcatori. E... poi gli sono stati dati i campioni della sostanza biologica prelevata a Bossetti e lui da questi campioni ha estratto il Dna, lui ha estratto.. che è un'operazione sempre ripetibile, perché basta prendergli un altro...»
D'Ippolito: «Però non è stata ripetuta nella fase delle indagini».
Ruggeri: «Lui ha guardato... aveva...ha guardato il profilo di Ignoto 1...Non so, non riesco a capire la domanda...».
D'Ippolito: «No, lei, Dottoressa, deve avere la cortesia di rispondermi, perché se io... Lei mi sta dicendo "È un esame sempre ripetibile"».
Ruggeri: «Sì».
D'Ippolito: «Benissimo. Allora io le domando: è stato ripetuto nella fase delle indagini? Mi deve rispondere o sì, se è stato ripetuto, o no, se non è stato ripetuto».
Ruggeri: «Allora, l'abbiamo guardato tutti il profilo, cioè... quindi sì, è stato... è stato... loro l'hanno estratto il Dna dal.. e hanno guardato la tabella e hanno visto che era lo stesso. A quel punto io con questa relazione ho chiesto il... cioè dopo aver fatto altre cose ho chiesto il rinvio a giudizio. Non abbiamo fatto un altro accertamento, no, io l'avevo fatto fare a Previderè».
Poi il pubblico ministero D'Ippolito chiedeva come mai non sono state approfondite alcune indagini e la Ruggeri, a questa domanda, risponde: «...la stampa pressava».
Insomma, dal quadro emerge come non sia mai esistita la benché minima volontà da parte della dottoressa Ruggeri, nonostante la Cassazione più volte avesse ricercato la valutazione in contraddittorio con la difesa, di rendere possibile questo passaggio.
Passaggio che viene ritenuto importante per la Procura di Venezia che ha chiesto il rinvio a giudizio per la titolare della indagine su Bossetti. Ed infine, perché sempre la Ruggeri ha chiesto il trasporto al tribunale di Bergamo uffici "corpi del reato" di campioni che dovevano stare in una cella frigorifera a meno ottanta gradi ?
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