DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL…
GELLI, PIÙ GIORNALISTI CHE AMICI NELLA CAMERA ARDENTE. «LUCIDO FINO ALLA FINE, MA NON HA RIVISTO I SUOI FIGLI»
Virginia Piccolillo per il ''Corriere della Sera''
Più giornalisti che amici. All’estremo saluto di Licio Gelli, nella cappella interna di Santa Maria della Misericordia ad Arezzo, non c’è, o almeno non ancora, la folla di conoscenti eccellenti che ha accompagnato la sua discussa vita. A piangere quello che nei reportage sui grandi misteri italiani veniva definito il Venerabile, morto martedì per arresto cardiaco solo un gruppo ristretto di parenti. Nessuno nemmeno al cancello di Villa Wanda, nota alle cronache per i lingotti d’oro rinvenuti nelle fioriere esterne, nel corso di una perquisizione. Giovedì la salma verrà trasferita a Pistoia per i funerali.
L’attesa per i due figli maschi
«È morto senza vedere realizzato il sogno dei suoi ultimi giorni di vita: vedere riunita la famiglia» rivela l’avvocato Gian Franco Ricci Albergotti, che lo difendeva nella sua ultima pendenza aperta con il fisco da alcuni milioni di euro per le società trasferite all’estero. L’ultimo desiderio di Gelli, spiega, il professore, «era quello di rivedere i suoi due figli maschi che si sono allontanati da lui. Uno vive in Uruguay, dell’altro non aveva notizie. Ma non c’è riuscito.
Ne parlava spesso negli ultimi tempi. È stato lucido fino alla fine. Malgrado i suoi 96 anni che lo costringevano ultimamente a stare a letto. Tutto sommato è morto sereno. Certo mi aspettavo almeno stamattina di vederli nella camera ardente, assieme alla figlia di Gelli e alla sua seconda moglie. Ma è stato un fulmine a ciel sereno. Chissà forse arriveranno più tardi». Infatti nel pomeriggio il figlio maggiore Raffaello, anche lui con un passato giudiziario burrascoso (accusato in passato di illeciti finanziari e maltrattamenti alla moglie), è arrivato.
La spilla fascista nella bara
«Ho combattuto per il fascismo. Sono fascista. E morirò fascista». Lo aveva detto, Licio Gelli, in una delle ultime interviste. E la famiglia ha rispettato le sue volontà. Nella bara, oltre all’anello nobiliare, l’ex capo della Loggia Massonica P2, porterà sul risvolto della grisaglia, la spilla del Partito Nazionale Fascista. Nessun simbolo massone, invece sul manifesto funerario del «N.H (Nobil uomo ndr) Conte Licio Gelli». Né compassi, né puntini o scritte particolari. La stessa scelta della Confraternita della Misericordia è un segnale che mostra ciò che la famiglia lascia trapelare: «È morto in grazia di Dio».
Quanto ai segreti che secondo molti porterà con sé nella tomba, dalle liste complete della Loggia Massonica coperta, ai retroscena dell’omicidio Moro, alle stragi, fino al crac dell’Ambrosiano e oltre, l’avvocato Raffaello Giorgetti minimizza: «Non porta con sé alcun segreto. È tutto nelle carte che ha lasciato nel suo archivio ora pubblico».
2. IL DUCA: DIFENDO IL CONTE GELLI - " NON MI E' SIMPATICO, MA NON CREDO CHE SIA UN BARBABLU' INTERNAZIONALE "
Marisa Fumagalli per il ''Corriere della Sera'' del 16 novembre 1992
"Licio Gelli conte? Si' , Umberto II gli conferi' quel titolo nell' Ottanta, da Cascais, tre anni prima della sua morte. E se firmo' le Regie Lettere Patenti, significa che riteneva che lo meritasse. Intendiamoci, non so quanto il sovrano fosse personalmente convinto di quell' atto. Potrebbe essersi fidato, come spesso accade, dei suoi collaboratori. Comunque sia, Gelli compare nel "Libro d' Oro della nobilta' italiana" e quindi i suoi documenti sono in regola".
Il duca Amedeo d' Aosta, presidente da poco piu' di un anno del Collegio Araldico, cortese e disponibile, risponde al telefono dalla sua residenza del Borro in Toscana. "Non mi sento in cattiva compagnia . aggiunge .. Perche' dovrei? Conosco il venerabile da oltre vent' anni; "villa Wanda" di Castiglion Fibocchi e' a due passi da casa mia. Confesso di non aver nutrito per lui simpatia, ma dopo che fu travolto dall' affare della P2 sono diventato uno dei suoi difensori. Non credo che sia responsabile di tutti gli scandali, i traffici e gli intrighi che gli vengono attribuiti".
Licio Gelli fu nominato conte dodici anni fa per meriti di "scrittore", "combattente di Spagna" e "ministro plenipotenziario argentino", ma il suo blasone appare per la prima volta nella XX edizione del "Libro d' oro" di fresca pubblicazione. E mentre l' aristocratico almanacco evidenzia le sue benemerenze, il capo della disciolta P2 in questi giorni e' finito nel mirino del procuratore di Palmi, Agostino Cordova, che ha aperto un' inchiesta sui legami tra massoneria, mafia e traffico d' armi.
Il venerabile, indignato, ha preso carta e penna e ha scritto al presidente della Repubblica Scalfaro, chiedendo di lasciare l' Italia. "Basta con questa caccia alle streghe, con le crociate antimassoniche, solo Francesco Cossiga mi capisce e mi ha difeso...". "Sono d' accordo con Cossiga . dice Amedeo d' Aosta .. Su Gelli e' stato scaricato tutto il possibile e immaginabile. Capisco che voglia andarsene da questo Paese". Quali rapporti intercorrono tra lei e l' ex capo della P2? "E piu' esatto dire "intercorrevano". Da tempo si sono interrotti. Forse perche' non riusci' a convincermi a diventare uno dei suoi. Piu' volte cerco' di convincermi a iscrivermi alla P2, ma io rifiutai ripetutamente".
(Non fece cosi' il cugino, Vittorio Emanuele IV di Savoia, figlio di Umberto II, che a suo tempo si affretto' a diventare piduista). In che periodo vi frequentavate? "Nei primi anni Settanta. Come le dicevo, Gelli era un mio vicino di casa. E, tra l' altro, era anche un ottimo cliente. Comprava il vino rosso delle mie campagne e ne apprezzava la qualita' . Allora veniva spesso a farmi visita e, ogni volta, rinnovava l' invito: "Duca, perche' non diventa uno dei nostri?". Figurarsi, io non ero nemmeno iscritto al circolo canottieri. E neppure al Rotary, di cui sono diventato socio solo in questi anni. E poi Gelli non mi era simpatico. Ostentava le sue conoscenze altolocate, ad ogni pie' sospinto. Insomma, mi appariva un uomo senza stile".
E poi? "Ci perdemmo di vista. Sentii parlare di lui quando scoppio' lo scandalo della P2. E da allora cambiai atteggiamento nei suoi confronti". Perche' ? Ha motivi fondati per proclamare l' "innocenza" di Gelli? "No. Qualche colpa ce l' ha di sicuro. Certo, nella P2 ci sono state deviazioni da condannare. Ma, ripeto, mi sento di escludere che il venerabile sia una sorta di Barbablu' internazionale". Marisa Fumagalli
Licio GelliLICIO GELLI LICIO GELLI LICIO GELLI A VILLA WANDA VILLA WANDA DI LICIO GELLI VILLA WANDA DI LICIO GELLI VILLA WANDA DI LICIO GELLI LICIO GELLI LA STANZE CON LARCHIVIO DI LICIO GELLI Licio Gelli x
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