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"LO STATO PENSA A TASSARCI, MA DOVREBBE TUTELARCI" - LA RABBIA DELL'EX SEX WORKER ITALO-BRASILIANA, ANITA GARIBOLDI, PER LA DECISIONE DEL FISCO DI REGOLARIZZARE LA PROSTITUZIONE (FORNENDO UN CODICE “ATECO” ALLE ESCORT, CHE POSSONO PAGARE LE TASSE) - PER LA 37ENNE "SE IL NOSTRO LAVORO VENISSE RICONOSCIUTO E TRATTATO CON DIGNITÀ ALLORA CREDO CHE SAREBBE GIUSTO PAGARE LE TASSE, MA NON È COSÌ" - "QUANTO GUADAGNAVO? ANCHE 1.200 EURO AL GIORNO. IN BRASILE LAVORAVO PER STRADA, POI IN ITALIA IN CASA. I MIEI CLIENTI ERANO MANAGER, AVVOCATI E PADRI DI FAMIGLIA" - IL MERCATO DELLA PROSTITUZIONE IN ITALIA VALE 4,7 MILIARDI
IL FISCO REGOLARIZZA LE PROSTITUTE “COSÌ SI AIUTA CHI LE SFRUTTA”
Estratto dell’articolo di M.N. e D.L per “la Repubblica”
Il tema è antico e ciclicamente riappare, con tutto il suo corollario di denunce sulla riapertura delle case chiuse, tassazione del sesso e del lavoro delle sex worker. Al centro dell’ultima polemica c’è l’annuncio dell’Istat che ieri ha reso noto l’arrivo di un codice Ateco (acronimo di “Attività economiche”) dedicato, anche, a prostitute ed escort. Ateco è il sistema di classificazione utilizzato per identificare le attività con fini anche statistici e fiscali. (Tra i codici Ateco, per fare un esempio, si trova ogni tipo di “professione”: dagli astrologi-spiritisti fino ai servizi di ricerca grafologica).
Ma cosa vuol dire un codice Ateco per sex worker, escort, accompagnatrici e accompagnatori? Vuol dire che lavoratori e lavoratrici del sesso saranno classificati dalle statistiche ufficiali e dovranno, in teoria, pagare le tasse, Irpef e Iva come tutti. In teoria, appunto, perché a differenza di quanto avviene in altri paesi, in Italia la prostituzione non è affatto normata e pur non essendo un reato (a differenza dello sfruttamento della prostituzione) non è certo un “mestiere” libero.
[...] È spuntato così il codice 96.99.92 relativo ai «servizi di incontro ed eventi simili», che comprende: «Attività connesse alla vita sociale, attività di accompagnatori e di accompagnatrici, (cioè escort), di agenzie di incontro e agenzie matrimoniali, di fornitura o organizzazione di servizi sessuali, di eventi di prostituzione o gestione di locali di prostituzione. E di organizzazione di incontri e altre attività di speed networking ».
Quanto basta, al di là del tecnicismo della notizia, per avere più di una perplessità. Come si può pensare di tassare, legalmente, un’attività, che si muove nelle acque dell’illegalità? «Se confermato, sarebbe grave che il fisco prevedesse nei nuovi codici l’organizzazione di servizi sessuali», sottolinea infatti Alessandra Maiorino, vicecapogruppo M5S al Senato.
«È vero che la prostituzione in Italia non è illegale, ma lo sono tutte le attività di favoreggiamento, sfruttamento e induzione. Esattamente ciò che si va a regolarizzare, dal punto di vista fiscale ». L’Istat travolta dall’effetto della notizia precisa: «L’implementazione della classificazione Ateco 2025 a livello nazionale riguarderà solo gli operatori economici residenti che svolgono attività legali».
[...] L’Istat lo valutava nel 2022 a circa 4,7 miliardi. «La destra italiana è tutta dio, patria e famiglia ma se deve incassare legittima anche la prostituzione », incalza Luana Zanella, capogruppo Avs alla Camera, che aggiunge: «Tina Mer lin si sta rivoltando nella tomba, potremmo tornare alle famigerate “case chiuse”. Un sistema fiscale come questo finisce per definire una economia del sesso connessa allo sfruttamento delle persone più fragili e vulnerabili, vittime della tratta». [...]
LA SEX WORKER “LO STATO PENSA ALLE TASSE MA DOVREBBE DARCI PRIMA I DIRITTI”
Maria Novella De Luca per “La Repubblica”
Se lo Stato vuole tassarci, prima dovrebbe tutelarci. Invece siamo criminalizzate e senza diritti». Anita Gariboldi, 37 anni, italo brasiliana, sex worker oggi operatrice con le unità di strada del Mit, il Movimento italiano identità transgender, parla con allegria dalla sua casa di Trieste. «In questo momento non esercito, ho fatto una scelta d’amore, ma non escludo di riprendere la mia professione se ne avessi bisogno».
Anita, le prostitute dovrebbero pagare le tasse?
«Sì, ma ad alcune condizioni. Se il nostro lavoro venisse davvero riconosciuto, trattato con dignità, alla luce del sole e in sicurezza, allora credo che sarebbe giusto. Tasse in cambio di diritti. Oggi però siamo ancora marginalizzate e perseguitate. Quindi quel tempo non è ancora maturo».
Lei a quanti anni ha cominciato?
«Ero giovanissima e con il sesso sono riuscita a pagarmi l’università e la mia autonomia dalla famiglia. All’inizio in Brasile lavoravo per strada, poi in Italia in casa, in sicurezza».
È stata sfruttata?
«Per fortuna no, sono sempre stata autonoma, non ho mai dovuto rendere conto a nessuno del mio lavoro e dei miei guadagni. Però molte donne sono invece vittime di tratta in Italia, prigioniere, fragili e isolate. Soprattutto le ragazze straniere, senza documenti. La nostra unità di strada lavora proprio con queste sex worker più vulnerabili».
Senta Anita, quanto guadagnava?
«Anche fino a 1200 euro al giorno».
Cifre davvero alte. Capisco il fisco.
Anita ride: «Per questo dico che se ne avessi bisogno tornerei alla prostituzione. Dove lo trovo un lavoro così ben pagato? Lo ammetto, ero molto richiesta. Però guardi, in strada è tutto molto diverso. Ci sono abusi e sfruttamento».
[…]
Chi erano i suoi clienti?
«Uomini di ogni tipo, manager, avvocati, imprenditori, single, padri di famiglia».
Lei parlava di tutele, diritti, luoghi sicuri. Sarebbe favorevole a una riapertura, moderna, delle case chiuse?
«Noi sex worker siamo molto divise su questo argomento. In un appartamento si può esercitare in sicurezza, in un contesto igienico e senza i pericoli della strada. Il rischio però è che quei luoghi diventino ghetti». […]
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