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DROGA SOTTO IL CUPOLONE – LORENZO JULIUS CESAR, 60ENNE DI ORIGINI FILIPPINE, È STATO BECCATO A SPACCIARE ANFETAMINA A DUE PASSI DALLA BASILICA DI SAN PIETRO, ALLA STAZIONE DELLA METRO DI ROMA “OTTAVIANO” - L’UOMO PER 30 ANNI HA LAVORATO COME BADANTE DI UN CARDINALE ED È STATO LICENZIATO DOPO LA MORTE DEL RELIGIOSO. LA FAMIGLIA DEL PORPORATO POTREBBE AVER SCOPERTO IL VIZIETTO DEL BADANTE, MA IL CARDINALE NON SI ERA MAI RESO CONTO DI NULLA?
Estratto dell’articolo di Federica Pozzi per “il Messaggero”
anello del cardinale città del vaticano
Puff al gusto di shaboo. È questo l'ingegnoso escamotage che Lorenzo Julius Cesar, 60 anni, filippino, in Italia da più di trent'anni, a lungo badante di un porporato in Vaticano, aveva trovato per spacciare la potente anfetamina, oramai sempre più diffusa anche in Italia ma considerata a lungo la droga delle Filippine.
Apparentemente l'uomo si limitava a passare ai clienti solo la sigaretta elettronica usa e getta, in realtà vendeva stupefacenti. Gli agenti della polizia lo hanno sorpreso durante un'attività di controllo vicino alla fermata della metro di Ottaviano.
Avevano notato l'imputato e un suo connazionale in atteggiamenti sospetti vicino alla stazione. Prima lo scambio di soldi, 50 Euro, poi la cessione della sigaretta elettronica. A mettere nei guai l'uomo è stato proprio il connazionale, perché quando gli agenti lo hanno fermato e hanno controllato la Puff, scoprendo che all'interno della sigaretta, al posto della batteria, c'era una dose di shaboo, l'uomo, che in un primo momento aveva negato di essere lì per acquistare la droga, ha confessato.
Ha ammesso di avere un appuntamento con il pusher e che quel tipo di scambio era avvenuto anche altre volte in passato, sempre con le stesse modalità.
Julius Cesar aveva nel portafogli in totale di 300 euro e quando gli agenti sono andati in casa sua, in zona Casalotti, per perquisirla hanno trovato anche un bilancino nascosto sotto uno straccio. E così è finito in manette, arrestato in flagrante. […]
Arrivato in Italia nell'87, l'imputato ha lavorato come domestico per 27 anni presso la famiglia di un porporato, in Vaticano. Al processo ha detto di essere andato via perché alla morte del religioso, i parenti dell'uomo non avevano più bisogno di lui. Ma un precedente per spaccio, che a settembre gli è già costato una condanna, ha fatto nascere negli investigatori il sospetto che proprio l'attività parallela gli sia costata il licenziamento. […]
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