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MADRI PER AMORE – A LESBO TRE NONNE GRECHE ALLATTANO I BIMBI MIGRANTI – “COME MAI HANNO DECISO DI CACCIARE QUESTA POVERA GENTE? SE HANNO RISCHIATO DI ANNEGARE VUOL DIRE CHE LA’ NON POTEVANO STARE” – UNA DI LORO E’ CANDIDATA AL NOBEL PER LA PACE

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Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera”

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Ottantacinque anni, analfabeta, candidata al Premio Nobel per la pace, Maritsa (Mariuccia) Maurapidu è di quelle nonne che i figli di oggi non avranno più. Ha una stufa a legna per scaldarsi e un grembiule sempre legato in vita. Non ha radio, non ha tv, ma tanti gatti che si strusciano sulle gambe e il mare a dieci metri da casa.

 

La sua porta si apre su due mondi: qui è Grecia, là di fronte è Turchia, «l' altra parte» come dice Mariuccia. Per lei Europa e Asia, cristianesimo e Islam sono troppo vicini per essere estranei.

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«Dall' altra parte» arriva il vento cattivo, ma pure la pioggia che bagna i vasi di fiori. Anche sua mamma è venuta «dall' altra parte». «Scappò nel '22 quando i turchi fecero pulizia di greci».

 

E da ormai due anni «dall' altra parte» arrivano ogni giorno tante persone sconosciute con cui Mariuccia non può parlare perché non sa l' arabo o il curdo o l' urdu o il persiano. «Ci si capisce a gesti, non è certo un problema».

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Mariuccia mostra ridendo la foto che l' ha resa famosa. È in una cornice di cartone rossa. Lei è accanto a Emilia Kamvisi (84 anni) che sta dando il biberon al neonato e Efstatia Mavrapidu (sua cugina di 90 anni).

 

Sono le nonne di Lesbo. Nel cassetto dei tesori c' è anche una targa della Camera dei Deputati che Laura Boldrini le ha consegnato in febbraio. Per loro, per i volontari delle isole greche, centinaia di migliaia di firme da tutto il mondo chiedono il Nobel.

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«Come mai hanno deciso di mandare indietro questa povera gente? Se hanno rischiato di annegare, vuol dire che là non potevano restare». Nei suoi occhi ci sono i ricordi di tanti salvataggi.

 

«Quel bambino che piangeva, quello tutto bagnato, quello paralizzato dal freddo. Tutti a dire "mama, mama". Come fai a non capirli? Un papà non la smetteva più di ringraziarci per aver abbracciato il suo bambino, si inchinava a mani giunte e piangeva.
E pensare che a vederlo senza genitori ci eravamo dette: magari lo cresciamo noi questo fagotto. Peccato essere troppo vecchie».

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Fra qualche giorno potrebbe arrivare il Papa, il capo dei cattolici viene a difendere i musulmani.

 

«Non capisco questa diffidenza perché hanno il velo e pregano in un altro modo. Anch' io metto il foulard la domenica, ma siamo tutte madri e tutti figli a questo mondo. Quando un dottore incontra un rifugiato che parla inglese li vedo che diventano amici, si rilassano, ridono. Come qualunque ragazzo. Il Papa, povero figlio, se viene fin qua dev' essere perché anche lui l' ha capita questa cosa».
 

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