DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Filippo Fiorini per “la Stampa”
Appartengono alla generazione «wanderlust», che in tedesco significa «voglia di viaggiare». Sono giovani, candidi, ecologisti, ripetono parole come «esperienza», «emozioni», e ognuno ha una ragione per partire. Adriano Pacifico diceva di farlo per cercare la pace dei sensi e sulle salite in bicicletta urlava: «Sono libero, libero!». Si considerava un pellegrino, era diretto al santuario di Santiago de Compostela, in Spagna, a 2 mila km dal punto di partenza, casa sua a Bastiglia, Modena. Ha 32 anni, due figlie piccole, era in viaggio da otto giorni, dormiva sempre in tenda: le Apuane, la Riviera di Ponente, la Costa Azzurra.
Aveva mangiato quello che gli regalavano le parrocchie, i negozianti, i passanti che incontrava; il giorno dopo risaliva sulla bici coi borsoni legati ai parafanghi e il tricolore attaccato dietro. Dopo la tappa di Tolone, è scomparso. L'ultima sua traccia è di lunedì 11 luglio.
Una videochiamata alla madre, Grazia Mansueto. Il morale del ragazzo è basso, ha rotto il cellulare e ne ha chiesto in prestito uno: «Era triste, mi ha detto che stava male per il caldo, che si fermava a riprendersi. Sembrava volesse piangere», racconta adesso la donna, che ha iniziato un'indagine privata insieme al compagno, Antonio, e all'altra figlia, Jessica. Un'indagine che l'ha portata in Francia per smuovere l'inazione della polizia, dove ha seguito la pista di un bancomat utilizzato a 50 km dal punto in cui Adriano ha detto di essere, tre giorni dopo quell'ultima chiamata.
Un'indagine che oggi la riporta in Italia, per seguire una segnalazione in provincia di Padova. È stremata, ma non smette di cercare.
Grazia, quando ha sentito per l'ultima volta Adriano?
«Lunedì 11 luglio. Fino ad allora aveva chiamato tutti i giorni, era felice di quel viaggio che aveva preparato a lungo. Mi ha detto che gli era caduto il telefono e l'aveva rotto. Mi ha videochiamato con uno smartphone preso in prestito da un ragazzo. Poi, non abbiamo saputo più nulla. Sono convinta che se non fosse in difficoltà, si farebbe sentire».
Adriano ha fatto 4 post al giorno sui social durante la prima settimana di viaggio.
L'ultimo è di sabato 9, al confine con la Francia. Crede che le sue difficoltà possano essere incominciate prima di quella vostra telefonata?
«Il telefono lo aveva ancora. Ha scattato altre foto che mi ha mandato il 10 e l'11, ma probabilmente non ha avuto tempo di pubblicarle on line».
Lei ha detto di aver avuto una brutta impressione del ragazzo che gli ha prestato il cellulare.
«L'ho richiamato per avere notizie e si è contraddetto. Diceva di essere francese, ma in realtà è algerino. Prima mi ha detto che Adriano era ripartito solo e dopo sosteneva fosse andato via con altri cicloturisti. Nella videochiamata ho visto dove si trovava, era una baracca».
Quando è partita per la Francia?
«Venerdì scorso, il 15, abbiamo visto che la carta di Adriano era stata usata per effettuare piccoli prelevamenti a Tolone e Aubagne, fuori Marsiglia. Ho chiamato la polizia in Francia e mi hanno detto che, per avere informazioni, sarei dovuta andare lì. Sabato sono partita con Antonio. Abbiamo trovato lo sportello dove è stato fatto l'ultimo prelevamento. Abbiamo sporto denuncia anche in Francia, ho dovuto supplicarli perché la accettassero. Adesso speriamo che guardino le telecamere per capire se è veramente lui o chissà chi».
Ha incontrato qualcuno che abbia visto Adriano?
«No. Marsiglia è una metropoli, noi siamo allo sbaraglio, è veramente dura. Abbiamo girato le strade con la sua foto, siamo entrati in tutti i posti dove credevamo potesse essere andato: un bar, un take-away di kebab, un negozietto come quelli che frequentava per risparmiare qualche soldo, niente».
Ora sta rientrando in Italia?
«Voglio tenere i piedi per terra, ma mi ha scritto una ragazza. È convinta al 90% di aver visto Adriano a Ospedaletto, in provincia di Padova. Ha descritto la sua bici, la bandiera italiana attaccata dietro, gli occhiali a specchio. Non posso che pregare e continuare a cercarlo».
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