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MAMMA COCAINA (CON TRE FIGLI) - A VIAREGGIO UNA BANDA AVEVA MESSO IN PIEDI UNA RETE DI SPACCIO DI DROGA "A DOMICILIO", PER RISPARMIARE AI CLIENTI, CHE SPESSO ERANO INSOSPETTABILI PROFESSIONISTI, IL RISCHIO DI INCAPPARE NEI CONTROLLI DA PARTE DELLE FORZE DELL’ORDINE, A CONSEGNARE LE DOSI ERA UNA RAGAZZA DI 25 ANNI CHE SI PORTAVA CON SÉ I TRE FIGLI DI APPENA 1, 2 E 4 ANNI PER LIMITARE IL PERICOLO DI ESSERE FERMATA...
Simone Dinelli per www.corriere.it
Avevano messo in piedi una rete di spaccio di cocaina «a domicilio», per risparmiare ai clienti – spesso insospettabili professionisti – il rischio di incappare nei controlli da parte delle forze dell’ordine, ma alla fine sono stati scoperti e arrestati.
È di 7 misure cautelari – 4 delle quali in carcere – il bilancio di una operazione antidroga condotta dalla polizia che aveva come epicentro la pineta di Ponente di Viareggio. A capo della banda una ragazza italiana di 25 anni, abitante in città, che durante i suoi spostamenti per la consegna della droga portava con sé i tre figli di appena 1, 2 e 4 anni, anche in questo caso per limitare il rischio di controlli.
L’indagine
Il sodalizio riceveva le ordinazioni e poi provvedeva alla consegna dello stupefacente a domicilio: le cessioni venivano effettuate sempre trasportando piccole quantità, così da giustificarne se necessario l’utilizzo per fini personali. Dalle indagini è emerso come alcuni clienti lasciassero addirittura il proprio bancomat agli spacciatori, che provvedevano a ritirare direttamente il denaro richiesto.
Nel gruppo erano coinvolti anche la madre della ragazza e il suo compagno: la ragazza, che si faceva chiamare “la marocchina”, aveva un lavoro di copertura e risultava infatti essere regolarmente assunta in un’impresa di pulizie. La donna si riforniva da un gruppo di tunisini e marocchini che operavano nella pineta e arrivava ad incassare circa 1500 euro al giorno.
Anche durante il lockdown la pusher aveva continuato ad effettuare le consegne, autocertificando di recarsi al cimitero di Viareggio per fare visita ai suoi cari. Nel corso delle indagini sono emerse anche intimidazioni ai clienti che avessero accumulato debiti.
Gli arresti
Al termine delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Lucca, il gip ha emesso 7 misure cautelari: per 4 persone – 3 tunisini e un marocchino – si sono aperte le porte del carcere; domiciliari invece per la ragazza viareggino a capo della banda, proprio per il fatto di essere madre di tre bambini piccolissimi. Obbligo di dimora, infine, per altri 2 soggetti di nazionalità italiana.
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