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Chiuso in camera per scrivere un tubo!
Da decenni i biografi di Proust ci ammorbano con la storia che lo scrittore si recluse e fece insonorizzare con del sughero la sua stanza per ritirarsi a scrivere in santa pace “À la recherche du temps perdu”. Ebbene: palle.
Cioè, la stanza rivestita di sughero c’era davvero, ma non era stata affatto realizzata per ritirarsi a scrivere. La rivelazione è dello storico della medicina Mark Jackson su un numero di “Medical History”.
Marcel Proust soffriva di asma e di febbri stagionali, il suo naso era stato cauterizzato molte volte e seguiva una rigorosa dieta a base di latte. In alcune lettere alla madre, Proust racconta come si senta soffocare e talvolta non riesca nemmeno a prendere sonno per la fatica a respirare dopo aver consumato “tutte le sigarette” e fatto fuori la tabacchiera.
Sigarette? Sì, nell’Ottocento gli anti asmatici più ricorrenti erano polverine assunte dal naso oppure sigarette a base di particolari sostanze. Le sigarette erano particolarmente apprezzate, perché aggiungevano effetti ricreativi a quelli curativi. Proust si curava con lobelia, potassa e tabacco… ma, soprattutto, con le inalazioni del fumo dello stramonio.
Lo stramonio, o erba del diavolo o erba delle streghe, ha capacità narcotiche e allucinogene perché contiene scopolamina e atropina. Infatti era usata sin dall’antichità per i rituali degli sciamani. L'uso della Datura stramonium è estremamente pericoloso in quanto la dose attiva di alcaloidi allucinogeni è molto vicina alla dose tossica.
Bene, cosa consigliò il medico a Proust (come ad altri, allora)? Di creare una smoking-room dove a intervalli regolari bruciare lo stramonio e inalarne i fumi. Fu per questo motivo che Proust rivestì di sughero la sua camera da letto, facendo in modo che non ci fosse traspirazione verso l’esterno.
L’esterno, infatti, poteva portare microbi che facilitavano l’asma e la sua febbre. Una camera sigillata gli consentiva invece di respirare a lungo i fumi dello stramonio, anche durante la notte. Fu in questo “microclima” che scrisse “À la recherche du temps perdu”.
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