RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Mario Gerevini per www.corriere.it/economia
Marco Marenco, il vice campione italiano di bancarotta fraudolenta (4 miliardi contro gli inarrivabili 14 di Calisto Tanzi), aveva al suo personale servizio un ex agente dei servizi segreti che faceva da «reclutatore». Cioè ingaggiava le persone ritenute più adatte (un finanziere, tre poliziotti bresciani e un privato, ex consigliere comunale della Lega a Brescia) per garantire la sicurezza personale del capo e della sua compagna, per esempio quando andavano allo splendido «Sylvia Luxury Resort» di St. Tropez, acquistato distraendo denaro dalle società del gruppo, indebitate, tra gli altri, con le banche, con la Snam e con l’erario. Che non hanno più visto quei soldi.
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Ma il team security, secondo le ipotesi investigative, sarebbe stato attivo anche nel business delle «intimidazioni & pressioni» e negli accessi illeciti al database del ministero dell’Interno. La retribuzione della squadra? Almeno 700mila euro all’anno, si legge nelle carte giudiziarie.
I nomi: Giuseppe Campaniello, ex agente dei servizi, Vanni Pagati, Lorenzo Zoin, Giannetto Zotto, i poliziotti, Alessandro Bizzarro, tra l’altro ex consigliere comunale della Lega (2008-2013) e Tommaso Gentile della Gdf di Roma. Tutti indagati per concorso in corruzione per aver compiuto atti contrari ai doveri d’ufficio. Anche Luigi Antonio Cappelli, colonnello della Guardia di Finanza, oggi in pensione, è indagato per favoreggiamento personale: avrebbe interceduto nelle indagini contattando i colleghi titolari e minimizzando i fatti come «accise non pagate» e «cazzate».
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Questo quadro d’insieme, ovvero il bancarottiere e il gruppetto di pubblici ufficiali che sarebbero stati al suo servizio, è la vera novità che emerge dalle carte dell’inchiesta sul dissesto del gruppo, coordinata dal procuratore di Asti, Alberto Perduca, e dal suo sostituto Luciano Tarditi. Anche se ieri si è saputo che sono complessivamente 51 le persone denunciate dalla Gdf di Torino e Asti, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari riporta 26 nomi di indagati (truffa, appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta ecc) a partire proprio da Marenco, 63 anni, che nel 2016 aveva già patteggiato una condanna a 5 anni.
L’ex re del gas ed ex patron dei cappelli Borsalino, azienda poi rilevata dall’imprenditore svizzero Philippe Camperio, si muoveva sui mercati internazionali del trading. E dalle indagini emerge un singolare «spaccato» di questi movimenti: la security personale di Marenco lo affiancava nelle sue missioni in Ucraina contrapponendosi allo strettissimo controllo operato da due agenti dei servizi segreti detti «i pelati».
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Parmalat ha fatto scuola, oltre che sulla «gestione finanziaria» anche sulla gestione delle carte compromettenti. I ragionieri di Collecchio dovettero confessare di aver triturato documenti e inferto martellate ai pc nel tentativo di cancellare le prove. Così Marenco ha dato ordine a un suo assistente di distruggere la documentazione e l’assistente faceva ponte telefonico con un altro dipendente per dare istruzioni precise su cosa distruggere e cosa nascondere. Inoltre le indagini avrebbero rilevato una serie di operazioni di depistaggio e di pressione sulla stampa per tentare di bloccare le notizie sul crac. Compito che Mister Crac assegnò all’ ex agente dei servizi, il reclutatore del security team.
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