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Giulio Gavino per www.lastampa.it
«Persona in grado di riferire». Marco Simeon, 42 anni, sanremese, ex enfant prodige delle finanza vaticana, continua ad essere vicino alla stanza dei bottoni della Santa Sede nonostante una serie di vicissitudini, o vicende, ne abbiano fortemente limitato le presenze pubbliche.
PROCESSO A ANGELO BECCIU IN VATICANO
Al punto che l’ufficio del Promotore di Giustizia lo cita tra i possibili testimoni nel procedimento che interessa l’ultimo scandalo sui «veleni» d’Oltretevere, quello sul palazzo londinese di Sloane Avenue per il quale ieri ai Musei Vaticani è iniziato il processo che vede imputati il cardinale Angelo Becciu ed una serie di finanzieri, e faccendieri, che avrebbero attinto senza troppi scrupoli al «portafoglio» del Soglio di Pietro.
GIANLUIGI TORZI PAPA BERGOGLIO
Che Simeon c’entri, senza essere indagato, emerge dalle oltre 500 pagine dell’atto d’accusa. Non a caso circa un anno fa era stato a lungo interrogato e gli avevano anche controllato il cellulare nel quale erano emerse chat, mail e anche screenshot, materiale ritenuto illuminante per le vicende al centro del caso.
A pagina 333, ad esempio, si racconta di una mail mandata a Simeon dal cardinale Becciu all’epoca (giugno 2020) alle prese con una questione relativa ad una partnership tra una società «di famiglia» e la Caritas di Roma. Becciu manda a Simeon l’accordo e aggiunge: «Marco, ecco ti invio in due mail il progetto cui ti ho accennato questo pomeriggio, grazie per l’attenzione che vorrai darci.ab». Questo, secondo gli inquirenti, rappresenta il clima di confidenza tra il finanziere sanremese e il prelato.
Ma andando avanti (pagina 341) si entra nel vivo del caso Sloane con le affermazioni di Gianluigi Torzi che confessa come Giancarlo Innocenzi Botti lo avesse informato come un’eventuale vendita dell’immobile avrebbe aiutato la Segreteria di Stato: «... mi raccontava (Innocenzi Botti ndr) del fatto che questo Simeon gli avesse rappresentato l’approvazione di un nuovo planning permission per l’immobile londinese appena ottenuto e che un’eventuale vendita, a dire di questo Marco, avrebbe aiutato la SdS a risolvere la questione SA60».
Per la procura dichiarazioni e acquisizioni documentali fanno emergere «che l’intera operazione non solo era ispirata da Marco Simeon, ma che questi spingeva su Innocenti Botti perchè si potesse arrivare a breve ad una proposta». Si sarebbe trattato di un’operazione in soccorso dei finanzieri in difficoltà: «Marco Simeon - raccontano gli atti - tramite Innocenzi Botti stava cercando di organizzare una proposta strumentale ad interferire con l’iniziativa di questo Ufficio, tant’è che Simeon, informato da Torzi della sua convocazione dall’autorità giudiziaria vaticana, lo consigliava di prendere tempo adducendo a giustificazione la situazione Covid».
PROCESSO A ANGELO BECCIU IN VATICANO
L’interesse di Simeon, in contatto con i potenziali acquirenti del palazzo londinese, arriva a concretizzarsi con una commissione da 10 milioni di euro ad una società di sua proprietà (negli Emirati Arabi), per dichiarazioni riferite da Botti a Torzi. Quest’ultimo avrebbe dovuto rinunciare ai suoi onorari per l’operazione londinese.
Agli atti c’è anche una lettera a Papa Francesco che Botti aveva trasmesso a Tozzi e che secondo Botti sarebbe stata predisposta proprio da Simeon. La diffidenza di Torzi nei confronti dell’«operazione salvataggio» scema nel momento in cui il Cardinale Parolin avrebbe «dato la sua disponibilità alla conclusione dell’operazione (quella del palazzo) a condizione che la stessa fosse stata curata da un advisor».
stabile di sloane avenue londra
«Da quel momento - scrive l’ufficio del Promotore di Giustizia - la cordata Simeon-Innocenzi Botti-Bizzi-Castellaneta-Torzi, ovviamente si dissolveva e si può certamente concludere che si sia trattato di una operazione condotta senza alcuna volontà di realizzarla ma al solo scopo di interferire con le indagini , facendo leva sull’ipervalutazione dell’immobile che avrebbe consentito di sventolare urbi et orbi che la SdS aveva fatto un buon affare».
In proposito era stato sentito anche il sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Edgar Peña Parra che aveva dichiarato: «La proposta di 315/330 milioni di sterline è stata fatta a seguito di una valutazione del tutto sommaria, su sollecitazione di Botti o Simeon, con comportamenti assolutamente pressanti che io non conoscevo e che non avrei mai approvato». Il processo è al via, da definire, nel caso, la data della convocazione di Simeon come testimone.
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