COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Estratto dell’articolo di Raffaella Troili per "il Messaggero"
Non è stato il mare. Forse si sarebbe salvata, come il suo assassino, come sua madre.
Ma sulla nave della morte, naufragata nella notte tra il 16 e il 17 giugno al largo della Calabria, ha trovato il suo aguzzino e nella disperazione collettiva ha subìto l'orrore dello stupro e del soffocamento. Una ragazza irachena di 16 anni è stata aggredita da H.A., 27 anni, connazionale, che in quegli attimi drammatici e concitati, ha sfogato su di lei tutta la sua rabbia e violenza.
L'uomo è stato arrestato, fortemente indiziato di omicidio, a denunciare tutto è stata la madre della giovane, fondamentali anche le testimonianze di altri sopravvissuti. Dopo poco la polizia di Reggio Calabria ha eseguito un decreto di fermo emesso dalla Procura di Locri nei confronti del migrante superstite del naufragio avvenuto nel Mar Jonio, sbarcato come pochi altri al porto di Roccella. Un dramma nel dramma
Sulla barca a vela partita dalla Turchia e affondata a 120 miglia dalle coste calabresi, c'erano circa 70 migranti, tra loro 26 bambini. […] Solo 11 disperati sono stati tratti in salvo, quando già la nave era semi affondata. Sessanta sono morti e nelle acque dello Ionio finora sono stati recuperati dalla Guardia costiera la metà dei cadaveri, molti erano piccolissimi.
[…] Se la mamma è scampata al naufragio, la 16enne ha trovato la morte per mano di chi senza pietà ha sfogato su di lei gli istinti peggiori. […]
La donna, una volta a terra, sana e salva, ha raccontato che mentre la barca era alla deriva a causa di un'esplosione a un motore quell'uomo ha preso di mira sua figlia, una violenza cieca, sfociata nell'abuso e poi il soffocamento.
[…] I dispersi dovrebbero essere ancora oltre una ventina. Le ricerche nell'area proseguono con sorvoli aerei.
A bordo, secondo quanto riferito dai testimoni, c'erano migranti provenienti da Iran, Iraq e Afghanistan. Erano partiti otto giorni prima dal porto di Bodrum, da tre, quattro giorni imbarcavano acqua. Chi è sopravvissuto ha raccontato a una mediatrice interculturale di Medici senza frontiere che «viaggiavano senza salvagente e che alcune barche non si sono fermate per aiutarli».
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