DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
Estratto dell’articolo di Brunella Giovara per “la Repubblica"
[…] Sulla spiaggia Suvorovski, uomini attoniti guardano arrivare i resti della città che era Kherson, e di altri paesi e villaggi della regione sommersa dalla piena del Dnepr, cominciata martedì notte con la diga di Nova Kakhovka che saltava in aria, e non ancora finita. Ci vorrà ancora una settimana, prima che le acque si ritirino da quella palude stigia.
[…]il mar Nero è unto […] è il disastro ecologico che si avvera, poi c’è quello umanitario. Migliaia di sfollati, per lo più dalla parte ucraina, e migliaia dalla zona occupata dai russi, di cui non si sa granché. E i cadaveri che sfociano in mare, […] La corrente porta ogni cosa verso Odessa[…] Le mine, anche.
Natalia Gomeniuk, capitano di corvetta e press officer dell’esercito, dice che «il Comune deve chiudere le spiagge, e subito, per almeno 200 metri di profondità. […] La piena ha trascinato giù le mine posizionate a migliaia dai russi. Andranno a esplodere contro qualunque ostacolo incontrino. Ad esempio le mine marine russe, che ogni tanto si sganciano dal fondale e arrivano qui».
I camion scaricano sulla sabbia tonnellate di filo spinato, gli operai srotolano e posano proprio dove comincia l’acqua, l’hanno deciso i proprietari degli stabilimenti e dei ristoranti sulla riva: si può prendere il sole, ma niente bagno, l’acqua è esplosiva e anche avvelenata[…] I soccorritori faticano a recuperare i resti degli audaci bagnanti, sono mine fatte per far saltare in aria una nave. Ma le già bianche spiagge di Odessa sono quasi deserte, il mare oleoso non attira, […]
dalla riserva di Dzharylhach. […] i russi hanno cercato di evacuare i soldati sorpresi dalla piena, gli elicotteri da combattimento sono scesi e ripartiti stracarichi, ma tanti erano già annegati, tra i cadaveri recuperati molti hanno ancora il Kalashnikov a tracolla, a faccia in giù, ma la divisa è quella. Ne troveranno altri, il mare accoglie tutto e risputa sulla sabbia. […] Gli esperti dicono che adesso aumenteranno le cose e gli oggetti, i pezzetti anche minuscoli delle vite di Kherson, che infine si spiaggiano qui. Ma niente è recuperabile. E poi, chi metterà mai le mani in questa sabbia, dove affiora un paio di occhiali.
E l’acqua scopre i ciuffi di una pelliccia, sembra una volpe. Una tutina da neonato, azzurra. Sulla collina che scende a picco, le postazioni dei soldati di vedetta, quasi invisibili. Il mare era vuoto, ora avanza questa massa di roba morta. Sull’orizzonte una striscia nera di petrolio, che corre veloce verso Ovest. Che disastro, si pensa camminando nella sabbia sporca. […]
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