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Felice Cavallaro per “il Corriere della Sera”
Per arrivare al cuore delle cancellerie europee, per fare sentire la sua voce dalla Merkel a Rajoy, da Cameron a Valls e chiedere maggiore impegno dei governi nel sostengo ai migranti, Angelina Jolie, da inviata e da accompagnatrice speciale dell’Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati Antonio Guterres, è volata a Malta visitando il quartier generale del soccorso navale e incontrando a La Valletta tre sopravvissuti a uno degli ultimi naufragi, pietrificata dai racconti di alcune famiglie di rifugiati siriani scampati a una delle tragedie del Mediterraneo.
Toccante sia l’incontro dell’attrice con una coppia di Damasco che ha perso tre figli durante la traversata, sia quello con un medico di Aleppo che ha visto annegare la moglie e la figlia di un anno. Drammi che inquietano la protagonista di tanti film, immersa in una tragedia dalle proporzioni bibliche. Convinta che, oltre ai flussi dei migranti a rischio vita nelle traversate, la questione vada ricondotta a un problema più ampio: «Il crescente numero di persone sfollate a causa di conflitti in tutto il mondo ha raggiunto e superato quota 51 milioni. A meno che non si affrontino le cause profonde di questi conflitti, il numero di rifugiati destinati a morire o a non trovare protezione continuerà ad aumentare».
CORPI SENZA VITA DI MIGRANTI SBARCATI A LAMPEDUSA
Un orrore per l’attrice di tante copertine, due Oscar, tre Golden Globe, tanti altri riconoscimenti, decisa a spendere se stessa in questa crociata accanto a Guterres, l’alto commissario rivolto alle cancellerie: «La risposta dell’Europa deve rappresentare uno sforzo veramente collettivo».
Echeggia l’appello mentre Flavio Di Giacomo dal quartiere generale dell’Oim, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e l’Unhcr (l’organizzazione Onu che si occupa dei rifugiati) conteggiano i morti degli ultimi giorni calcolando che da venerdì scorso ne siano annegati 700, forse 800.
SBARCHI A RAGUSA MUOIONO TREDICI MIGRANTI
Agli operatori Oim due sopravvissuti palestinesi, due ragazzi fuggiti da Gaza e andati in Egitto a inizio settembre, salvati dal mercantile panamense «Pegasus», hanno raccontato di un barcone affondato dopo accese sfuriate dagli stessi scafisti che avrebbero voluto trasbordarli in un piccolo natante. E questa sarebbe la tragedia più grande del Mediterraneo, più grande di quella del 3 ottobre dello scorso anno, quando furono recuperati 366 cadaveri, dramma che nell’anniversario registra una astiosa spaccatura all’interno del comitato allora costituito.
Ma c’è chi non ha tempo di litigare, come i volontari di tante organizzazioni umanitarie, il personale della Croce Rossa e i medici dell’Ordine di Malta presenti a Lampedusa con il direttore Mauro Casighini, ovvero sugli elicotteri che corrono fra i naufraghi, come Giacomo Pellitteri, felice di avere salvato un eritreo di 34 anni già in coma, Ahmad Idris Ali, raggiunto proprio sul «Pegasus».
festa dell'unità bologna matteo renzi manuel valls
Racconti incrociati quelli dei naufraghi e dei loro salvatori. Registrati da Angelina Jolie nell’appello all’Europa: «La portata di questa crisi impone a tutti noi di svegliarci. C’è un legame diretto tra i conflitti in corso in Siria e altrove, e l’aumento delle morti in mare nel Mediterraneo. Dobbiamo renderci conto che ciò che spinge le persone a prendere la terrificante decisione di rischiare la vita dei loro figli a bordo di navi insicure e sovraffollate è l’impellente desiderio di trovare protezione».
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