enzo tortora mani pulite

“È INFAME IL TENTATIVO DI DELEGITTIMARE MANI PULITE PRENDENDO SPUNTO DAL CASO TORTORA” – L’INVETTIVA DI MASSIMO FINI DOPO LE POLEMICHE PER LA PROPOSTA DI ISTITUIRE UNA “GIORNATA PER TUTTE LE VITTIME DELLA GIUSTIZIA” INTITOLATA A ENZO TORTORA: “BISOGNA RICORDARE CHE IL PRESENTATORE, VITTIMA DI UNO DEI PIÙ GRAVI ERRORI DELLA MAGISTRATURA, FU VITTIMA ANCHE DEL TRITACARNE MASS-MEDIATICO. DOV’ERANO I GIORNALISTI, SOPRATTUTTO DI DESTRA, CHE ALLORA ERANO IPER-“FORCAIOLI” PER DIVENTARE IPER-“GARANTISTI” QUANDO LA MAGISTRATURA CON MANI PULITE SI MISE A INDAGARE SU SILVIO BERLUSCONI?”

Estratto dell’articolo di Massimo Fini per “il Fatto Quotidiano”

 

enzo tortora 3

In Parlamento è in discussione la proposta di istituire una “giornata per tutte le vittime della giustizia” scegliendo come giorno della celebrazione il 17 giugno quando nel 1983 fu arrestato Enzo Tortora. Mi pare giusto. Non per la giornata in sé che è l’ennesimo tentativo di delegittimare la Magistratura italiana da quando i pm di Mani Pulite ebbero la pretesa, inaudita, di chiedere il rispetto della legge anche alla classe dirigente, politica ed imprenditoriale.

 

Ma mi pare invece giusto aver intitolato questa giornata a Enzo Tortora, vittima di uno dei più gravi e grossolani errori della magistratura […]

 

ANTONIO DI PIETRO PIERCAMILLO DAVIGO FRANCESCO GRECO GHERARDO COLOMBO - POOL MANI PULITE

Bisogna però ricordare che Tortora fu vittima anche del tritacarne mass-mediatico. Sia da parte delle televisioni (esposizione di Tortora in manette in tv) sia da parte dei media di carta... stampata. Era troppo intrigante veder tirar giù dal piedistallo un personaggio famoso, sorte che era stata riservata in precedenza anche ad Alain Delon.

 

Furono rarissimi i giornalisti italiani che scesero in campo per difendere Tortora. Ma nemmeno gli avvocati – che, per mestiere, dovrebbero essere dalla parte degli imputati – si comportarono meglio. Mi ricordo l’avvocato Ennio Amodio che, prima di salire sul carro di Berlusconi quando divenne iper-“garantista”, alle mie obiezioni sull’arresto di Tortora mi disse: “Eh eh, tu non frequenti, tu non sai, tu non puoi conoscere le cose, quando gira una voce dà voce a una verità che si vuole nascondere...”.

 

vittorio feltri con enzo tortora

Per la verità a difendere Tortora ci furono solo quattro giornalisti. Il primo sono stato io che, una settimana dopo il suo arresto, scrissi per il Giorno un articolo intitolato “Io vado a sedermi accanto a Tortora” (25.06.1983). Gli altri furono Vittorio Feltri, Enzo Biagi e Indro Montanelli qualche tempo dopo.

 

Dov’erano i giornalisti, soprattutto di destra, che allora erano iper-“forcaioli” per diventare iper-“garantisti” quando la magistratura con Mani Pulite si mise a indagare su Silvio Berlusconi? Feltri infieriva su Bettino Craxi e persino sui suoi figli chiamando Craxi “il cinghialone” dando così a una legittima inchiesta della Magistratura il sapore di una caccia sadica, però almeno Tortora lo aveva difeso. Ma dov’era Alessandro Sallusti che oggi lamenta, e giustamente, che i magistrati autori di quel tragico errore non solo non sono stati puniti, ma hanno avuto avanzamenti di carriera (poi cercheremo di spiegare il perché)?

 

LEONARDO SCIASCIA ENZO TORTORA

Dov’erano tutti costoro quando l’anarchico Pietro Valpreda rimase in galera quattro anni senza processo? E dov’erano quando Giuliano Naria, presunto terrorista rosso, si fece nove anni di carcere per essere poi assolto? Dov’erano quando, durante le “piste nere”, dei fascistelli venivano sbattuti in galera senza porsi troppe domande? Non c’erano.

 

C’ero solo io insieme a Tiziana Maiolo, che molto coraggiosamente li difese sul manifesto. Cioè Maiolo difese anche estremisti dell’ultradestra pur lavorando per il manifesto, l’ultimo giornale comunista rimasto su piazza. Erano dove sono sempre stati. Dalla parte della borghesia.

 

Oggi è infame il tentativo di delegittimare Mani Pulite prendendo spunto dal caso Tortora. Anna Tortora, la sorella di Enzo, si incazzava perché si tratta di cose assolutamente diverse. L’inchiesta su Tortora si basava su dichiarazioni di “pentiti” che riferivano cose dette da altri “pentiti”, de relato’ come si dice in gergo giuridico.

 

massimo fini

Le inchieste di Mani Pulite si basavano su confessioni e documenti, bancari e non. All’epoca i soliti difensori di “lorsignori” dissero che costoro confessavano perché venivano torturati in carcere e chiesero l’intervento anche di Amnesty International. Francesco Saverio Borrelli li corresse, affermando: “Noi li arrestiamo come impone la legge, li interroghiamo e loro confessano”. Piercamillo Davigo aggiunse: “Molti confessano già al citofono quando i carabinieri li vanno a prendere...”. […]

 

Una postilla. Come mai i magistrati del caso Tortora ebbero avanzamenti di carriera, nonostante il loro tragico errore? Bisogna risalire al Codice di Alfredo Rocco, che sarà stato anche un fascista ma era anche un grande giurista. Rocco voleva che le carriere dei magistrati andassero de plano per evitare che fossero presi da una smania di protagonismo, cosa che oggi a volte viene loro rimproverata, e giustamente, quasi sempre dagli ambienti di destra che da Berlusconi in poi, da Mani Pulite in poi, vedono la Magistratura come il fumo negli occhi.

 

I GIUDICI DI MANI PULITE

[…]  Non so se sia stato davvero un vantaggio sostituire il Codice Rocco, depurato dai reati d’opinione, con quello attuale, per giunta modificato in peggio fino all’altroieri. Sostituire Alfredo Rocco con Carlo Nordio.

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