DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Melania Rizzoli per “Libero quotidiano”
Senza pene non si riesce a vivere bene, e senza pene non si è più felici, ma non mi riferisco alle afflizioni quotidiane dei comuni mortali, bensì all'organo sessuale maschile, il quale, se disgraziatamente lesionato, distrutto, perso od evirato per qualunque motivo patologico od accidentale, crea una condizione che rende la vita dell'uomo incompatibile con le sue funzioni fisiologiche primarie, quelle urinarie, sessuali e riproduttive, che devono essere ripristinate al più presto, almeno quelle prettamente idrauliche.
Di fronte ad un paziente che ha perso irrimediabilmente il suo pene i medici hanno prima di tutto un grande ed urgente problema, ovvero assicurare in qualche modo il defluire all'esterno dell'urina, che non può assolutamente refluire o ristagnare in vescica, e soprattutto cercare di recuperare l'organo lesionato per ricucirlo sul legittimo proprietario, mentre se lo stesso è irreperibile od irrecuperabile non resta che una unica soluzione chirurgica: il trapianto di pene.
È quanto accaduto ad un reduce della guerra in Afghanistan, il quale aveva perso il suo organo sessuale, distrutto insieme all'area attorno al pene e all'inguine, nell'esplosione di una bomba durante un conflitto a fuoco, che lo aveva colpito proprio in mezzo alle gambe.
Il problema emergente, in casi come questi, oltre a quello di tamponare l'emorragia ed assicurare la diuresi, è quello di trovare presto un donatore, cosa non facilissima, perché questi deve essere appena deceduto, deve essere sano, di età, di fisionomia e di etnia idonea a quella del ricevente, si deve ottenere il consenso dei familiari al delicato ed intimo prelievo, e soprattutto i due soggetti debbono risultare immunologicamente compatibili.
Ebbene, negli Usa è stato compiuto il miracolo, ed alcune settimane fa, il 26marzo scorso, al Johns Hopkins University Hospital di Baltimora, nel Maryland, è stato individuato un donatore perfetto, ed il suo pene, insieme allo scroto, è stato trapiantato sul militare americano ed il bollettino medico conferma che l'intervento, il primo al mondo per la sua estensione e complessità, durato ben 14ore, è riuscito perfettamente, il paziente sta bene e dovrebbe tornare a casa in settimana.
Il team di chirurghi statunitensi si era preparato da cinque anni a questa complicata operazione, allenandosi naturalmente solo su cadaveri, con test di funzionalità vitale sensitiva, neurologica e motoria, e perfezionando la tecnica interventistica nei minimi dettagli in attesa di un evento traumatico ed accidentale che sarebbe potuto avvenire su un soggetto sano, cosa che è puntualmente accaduta.
Grazie ad un ignaro donatore, dal quale sono stati prelevati anche gli altri organi vitali destinati ad altri pazienti, si è potuto portare a compimento l'operazione sotto la guida di Andrew Lee, direttore del dipartimento di 'Plastic and Reconstructive Surgery' , il quale ha reso noto che l'intervento di impianto dell'organo donato ha coinvolto anche lo scroto, oltre alle pareti del basso ventre e dell'inguine del reduce di guerra, aggiungendo che le funzioni urinarie sono state totalmente ripristinate, mentre per quelle sessuali bisognerà attendere un periodo di adattamento di sei mesi.
Non solo. Il militare ricevente, del quale non è stata rivelata l'identità, ha ricevuto anche una infusione di midollo spinale con cellule staminali del donatore, nel tentativo di prevenire possibili future crisi di rigetto e rendere quindi l'organo impiantato armonico con il resto dell'organismo anche dal punto di vista immunologico.
Gli 11 specialisti chirurghi che si sono alternati in sala operatoria si sono dimostrati fiduciosi, poiché avendo ricollegato alla perfezione tutti i vasi sanguigni, i nervi tattili, sensitivi e motori, oltre a quelli erigendi dell'organo, inclusi i condotti seminali spermatici e prostatici, prevedono il recupero funzionale totale del pene impiantato, che ha già ripreso a vivere ed a pulsare. È necessario precisare che il militare ricevente non sarà in grado di avere figli biologici, perché all'interno del nuovo scroto non sono stati trapiantati i testicoli del donatore, sostituiti con due protesi al silicone, soprattutto perché se quest'uomo un domani fosse stato in grado di procreare, il bambino che sarebbe nato avrebbe avuto il Dna del donatore ricevuto, cioè sarebbe stato procreato un figlio appartenente geneticamente a lui, cosa questa considerata inaccettabile dalle linee guida mediche internazionali, pur essendo questo un aspetto etico sul quale ci si sta interrogando.
Comunque stiamo parlando della realizzazione di un grande evento nella storia della chirurgia genitale ricostruttiva con soli due esempi nel mondo, relegando questa procedura di Baltimora nel campo delle rarità mediche. Precedenti di trapianto di pene sono infatti avvenuti nel 2016 in Cina su un sessantaquattrenne che aveva perso l'organo per un tumore, e nel 2015, all'Università del South Africa, su un soggetto giovane che ne aveva subito l'amputazione per le complicazioni di una circoncisione, e che ha successivamente avuto addirittura un figlio, ma nessun pene era mai stato trapiantato insieme allo scroto.
Questo tipo di intervento viene ritenuto ancora di estrema complessità, se soltanto si pensa alla delicata e multipla funzione di questo prezioso organo di riproduzione maschile, collegata, oltre che alla attività diuretica, anche e soprattutto all'identità sessuale e psicologica, ed al ripristino della virilità di una persona, e questo tipo di pazienti trapiantati debbono necessariamente essere assistiti da un intero team di psicologi e di psichiatri, per aiutarli ad accettare e naturalizzare come proprio un organo che nell'uomo influisce fortemente sul suo equilibrio psicologico.
Il rigetto di un nuovo organo infatti, non è soltanto fisico ma può essere anche un rigetto psicologico, soprattutto se l'impianto è esterno al corpo e quindi sempre visibile dal ricevente, cosa che non accade quasi mai con quegli organi interni considerati vitali ed indispensabili alla vita come il cuore, il rene o il fegato. In casi come questi invece il corpo e la mente si trovano a dover collaborare ancora di più insieme per integrare il nuovo arrivato, per non rifiutarlo, per accettarlo e sentirlo come proprio, cosa che non sempre accade, al punto che il primo paziente al quale erano state trapiantate negli Usa entrambe le mani, dopo un anno di tribolazioni e di sedute psicologiche, ne ha chiesto ed ottenuto l' espianto, preferendo restare monco piuttosto che convivere quotidianamente con la sensazione di avere due corpi estranei attaccati agli avambracci, non essendo mai riuscito a percepirle come sue, benché molto ben funzionanti.
Potenzialmente il trapianto di pene avrebbe un numero non proprio irrilevante di candidati, e secondo i dati presentati nei giorni scorsi al Congresso sulle Tecniche Ricostruttive Genito-Urinarie che si è svolto al Policlinico di Tor Vergata a Roma, sono migliaia gli uomini nel mondo che per amputazioni dovute a malattie od incidenti vivono senza l' organo genitale, ed il problema è particolarmente sentito negli Stati Uniti, dove gli incidenti con mine e bombe in Iraq e Afghanistan hanno provocato la mutilazione di centinaia di soldati operanti sui campi minati.
Il termine tecnico del trapianto dell'organo sessuale maschile è "allotrapianto composito neuro-vascolare", nome che già suggerisce la sua complessità, ed al contrario di quello che avviene per altri organi interni, ancorati con pochi punti al resto dei tessuti, l'impianto del pene prevede la connessione contemporanea di muscoli, nervi, vasi sanguigni, condotti seminali e prostatici, uretra e pelle, tanto che ad eseguirlo deve essere un team multidisciplinare che comprenda chirurghi urologi, plastici, neurologici e vascolari. Molti specialisti in trapianti sono contrari a questa rara procedura di impianto, poiché ritengono che il gioco non valga la candela, dato che i genitali non sono considerati organi vitali, che l'intervento comporta l'assunzione di farmaci anti rigetto a vita, le cui conseguenze possono essere pesanti.
Di sicuro questo del giovane militare americano mutilato in guerra deve essere stato uno di quei tanti casi in cui la medicina si trova a dover contemperare aspetti diversi: i bisogni fisici e psicologici di chi ha subìto una mutilazione grave e le valutazioni cliniche di rischi e benefici. A qualcuno potrà scappare un sorriso o una battuta, ma non c'è niente da scherzare su questo argomento, che, come l'organo interessato, è appunto un argomento decisamente delicato, e perché per molti uomini vivere senza pene può essere devastante ed equivale a morire.
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