FLASH! - IL DAZISTA TRUMP, PER SPACCARE L'UNIONE EUROPEA A COLPI DI TARIFFE SUI PRODOTTI ESPORTATI…
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
ANTONIO COSTA GIORGIA MELONI - CONSIGLIO EUROPEO
Evitare il conflitto diretto con Trump. Ad ogni costo. Quando Giorgia Meloni prende la parola, nel chiuso di un Consiglio europeo aspro come non accadeva da tempo, compie un passo destinato ad allontanarla ulteriormente da Parigi e Berlino.
«Dobbiamo mostrarci disponibili a dialogare con Trump – dice la premier - e dobbiamo evitare un’over-reaction, una reazione scomposta che sarebbe un errore».
È il contrario di quanto sostenuto dai principali leader europei. Ed è l’opposto di quanto dichiarato poco prima da Emmanuel Macron. Con il Presidente francese sono scintille, ma c’era da aspettarselo.
DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO
Roma vuole mediare tra le due sponde dell’Atlantico, ritagliarsi un ruolo comunque “moderato” rispetto a quello ultranazionalista del patriota Viktor Orban, incassare il vantaggio tattico che gli deriva dall’aver coltivato un canale diplomatico con la Casa Bianca. Se i colleghi continentali premono per rispondere alle minacce trumpiane con dazi uguali e contrari, la presidente del Consiglio sceglie un approccio antitetico.
«Avete visto che il Messico ha già trovato una soluzione? E avete visto che Trump sta cercando un accordo anche con il Canada? Lui fa così, è un negoziatore. Per questo dobbiamo dialogare con lui. Sarebbe sbagliato scegliere la strada del muro contro muro».
In realtà, Canada e Messico hanno reagito ai dazi degli Stati Uniti promettendo barriere commerciali pesantissime.
[…]
EMMANUEL MACRON E GIORGIA MELONI DURANTE LE OLIMPIADI DI PARIGI 2024
Il rischio, però, è che non basti l’appello meloniano ad una de-escalation per bloccare la dinamica protezionistica innescata da Trump. La presidente del Consiglio teme di trovarsi in mezzo a un duello senza vincitori, costretta a scegliere tra Europa e Stati Uniti. Ecco perché anche ieri ha promesso a Ursula von der Leyen di lavorare a un incontro con il tycoon, in modo da disinnescare questa bomba commerciale. […]
Il consiglio si spacca anche attorno ad un altro dossier sensibile: quello dell’aumento delle spese militari pretese da Trump. La premier ha già una “scadenza” da rispettare: il vertice Nato di giugno all’Aia. In quella sede dirà che l’Italia è pronta ad anticipare di un anno il raggiungimento della soglia del 2% del pil destinato alla difesa.
GIORGIA MELONI AL CONSIGLIO EUROPEO - FOTO LAPRESSE
Sulla carta c’è tempo fino al ‘28: si punta a tagliare il traguardo nel ‘27. Ma già l’anno prossimo il governo proverà a dare un segnale. Ogni 0,1% di Pil vale 2 miliardi: mancano dunque circa 11 miliardi per toccare quota 2%. Il problema è che Trump già chiede di spendere il 5%. Alla fine, si chiuderà attorno al 3,5%.
Cifre enormi, che Meloni può sostenere solo ottenendo da von der Leyen il via libera allo scorporo delle spese militari dal patto di stabilità. O ingaggiando la Bei per finanziare gli investimenti.
giorgia meloni e viktor orban con dietro emmanuel macron e klaus iohannis
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