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IL MERCATO HA GIÀ CAPITO IL PASTICCIO DEL “MONTE” – A CAVALLO DELLA CHIUSURA DELLA “CONQUISTA” DI MEDIOBANCA, TRE FONDI RIBASSISTI HANNO COMPRATO ALLO SCOPERTO IL 5,38% DI MPS PUNTANDO SUL CALO DEL TITOLO. UNA SCOMMESSA DA UN MILIARDO DI EURO – I TRADER IPOTIZZANO UNO STALLO NELLE TRATTATIVA TRA IL MANAGEMENT E GLI AZIONISTI (DELFIN, CALTAGIRONE E IL MEF) PER LA SCELTA DEL NUOVO AD DI MEDIOBANCA – NELLE ULTIME SETTIMANE IL TITOLO DELLA BANCA GUIDATA DA LOVAGLIO È STATO TRA I PEGGIORI…

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Estratto dell’articolo di Giuliano Balestreri per “La Stampa”

 

LUIGI LOVAGLIO - FOTO LAPRESSE

Un miliardo di scommesse contro il Monte dei Paschi di Siena. Da quanto emerge dai documenti Consob, tre fondi ribassisti hanno comprato allo scoperto il 5,38% della banca guidata da Luigi Lovaglio puntando sul calo del titolo. Un'operazione portata avanti in più tranche a cavallo della chiusura dell'Opas su Mediobanca.

 

Con una capitalizzazione che oscilla intorno a 19,6 miliardi di euro, il capitale nella mani dei fondi ammonta a poco più di un miliardo di euro.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE MILLERI

I protagonisti delle scommesse sono Glazer Fund con il 2,66%, Qube con lo 0,77% e Syquant Capital con l'1,95 per cento. Syquant, in particolare, non è un fondo esclusivamente ribassista: fino a inizio anno era investito in Anima, la Sgr rilevata con un'Opa da Banco Bpm.

 

I trader puntano sul calo del titolo, scommettendo - probabilmente - anche sullo stallo nelle trattativa tra il management e gli azionisti (Delfin, Caltagirone e il Mef) per la scelta dell'amministratore delegato di Mediobanca. Peraltro il possibile delisting del titolo di Piazzetta Cuccia potrebbe impattare sulle azioni di Siena.

 

Lovaglio, Nagel, Caltagirone, Milleri

Insomma al netto delle sinergie attese per 700 milioni di euro e l'impatto positivo delle Dta (le imposte differite), i fondi ipotizzano che il titolo possa calare.

 

[...] si è riunito il comitato nomine e il cda di Mps. A quanto si apprende non si è parlato del possibile delisting a fronte di un flottante ridotto al 14% e dell'eventuale fusione. Ogni valutazione viene considerata prematura, ma è evidente che sarà importante per la scelta del futuro amministratore delegato.

 

Se Mediobanca abbandonasse Piazza Affari, l'appeal sarebbe minore. A meno che non ci sia la prospettiva di prendere, in futuro, la guida dell'intero gruppo. Di certo l'ad non arriverà da Mediobanca. Il nome del prossimo ad andrà inserito nella lista che deve essere pronta nel giro di 8 giorni, entro il 3 ottobre, in tempo per l'assemblea del 28. Il 9 ottobre invece Lovaglio sarà sentito dalla Commissione parlamentare sul sistema bancario.

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