DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Stop alla vendita della Barbie con il volto di Frida Kahlo in Messico. Un giudice messicano ha vietato al gigante Usa dei giocattoli Mattel di commercializzare nel Paese la bambola ispirata alla pittrice, dando così ragione alla famiglia dell’artista, che rivendicava di essere l’unica proprietaria dei diritti di immagine.
Ad annunciarlo è stato l’avvocato della famiglia Kahlo, Pablo Sangri, spiegando che la decisione ha applicazione immediata ma che Mattel può presentare ricorso. In base alla sentenza, sono vietati in Messico la vendita della Barbie-Frida, nonché ogni uso di «brand, immagine e lavori di Frida Kahlo». Adesso, sottolinea il legale, la famiglia spera di potere avviare una procedura giuridica anche negli Stati Uniti, in modo da vietare la vendita della Barbie in questione anche negli Usa. Per farlo, però, intende aspettare l’esito finale del caso messicano.
Bambole ispirate a quattordici donne che hanno segnato la storia
Mattel aveva lanciato la Barbie-Frida a marzo scorso, quando in occasione della giornata internazionale delle donne 2018 aveva presentato la collezione “Inspiring Women”, una serie di quattordici Barbie ispirate a donne che hanno segnato la storia: dalla pilota Amelia Earhart alla capitana della Juventus e della nazionale italiana di calcio Sara Gama, dalla regista Patty Jenkins appunto alla pittrice messicana, vissuta dal 1907 al 1954 e considerata fra le artiste più importanti del XX secolo. Sposata con il pittore messicano Diego Rivera e un tempo anche amante del rivoluzionario russo in esilio Leon Trotsky, Kahlo è nota per i suoi commoventi autoritratti, con cui trasmetteva tanto il suo dolore fisico, quanto l’isolamento.
“Pelle chiara, magra e senza folte sopracciglia: travisata l’essenza di Frida”
Ma al lancio del giocattolo a marzo erano seguite polemiche e anche una disputa legale con la famiglia, che sosteneva che i diritti d’immagine fossero stati rubati e accusava Mattel di averne travisato l’essenza. Le critiche riguardavano in particolare il fatto che una donna nota per avere sfidato i conformismi di genere venisse rappresentata nel corpo di Barbie, con pelle più chiara e senza le folte sopracciglia unite. «Doveva essere una bambola più messicana, con la pelle più scura, le sopracciglia unite, non così magra perché Frida non era magra...vestita con abiti più messicani, con gioielli messicani», ha detto ad AFP la nipote Mara Romeo.
La quale ha commentato la decisione del giudice così: «Sono felice perché credo che sia stata fatta giustizia: siamo noi, la famiglia Kahlo, a detenere i diritti di tutte queste cose». Mattel invece, dal canto suo, ritiene di detenere i diritti perché sostiene di avere «lavorato in stretta collaborazione con Frida Kahlo Corporation», società fondata dalla famiglia e basata in Florida, che secondo il gigante del giocattolo «detiene tutti i diritti legati al nome e all’identità di Frida Kahlo». L’avvocato di Romeo conferma sì che la società è stata fondata dalla famiglia della pittrice, ma in collaborazione con la Casablanca Distributors, che a suo parere non ha rispettato il contratto omettendo di informare i familiari dell’uso fatto dell’immagine dell’artista.
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