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“MI HA LICENZIATO DOPO CHE HO PARTORITO” - LA DENUNCIA DI UNA DIPENDENTE DEL BRAND "AMABILE", CREATO DALL’INFLUENCER 24ENNE MARTINA STRAZZER - LA NEO MAMMA ERA DIVENTATA LA PROTAGONISTA DI UN VIDEO UN CUI LA STRAZZER SI VANTAVA DELLA SUA DECISIONE DI ASSUMERE UNA DONNA AL QUARTO MESE DI GRAVIDANZA, MA POI LA RAGAZZA È STATA LASCIATA A CASA: “MI HANNO DETTO CHE NEL MIO LAVORO C’ERANO DELLE CRITICITÀ, MA NON HANNO SAPUTO DIRMI QUALI” - VIDEO
Ovviamente Sara - la dipendente incinta di #Amabile di cui @CharlyMatt ha raccontato la storia - era un’ottima operazione di employer branding portata avanti da perfetti dilettanti allo sbaraglio. L’ennesimo monito da chi pensa che diventare imprenditori grazie ai social sia… pic.twitter.com/cmwVUDlZmz
— Fran Altomare (@FranAltomare) August 13, 2025
Estratto dell'articolo di Ugo Milano per www.open.online
martina strazzer licenzia neo mamma dall azienda amabile
Nel novembre 2024, l’imprenditrice e influencer 24enne Martina Strazzer, fondatrice del brand di gioielli Amabile, 7 milioni di fatturato e il 90% di dipendenti donne, raccontava su TikTok di aver assunto «una ragazza incinta».
Il video, dedicato a Sara, contabile al quarto mese di gravidanza, diventò virale: un gesto in controtendenza rispetto a tante pratiche discriminatorie nel mondo del lavoro […]
Otto mesi dopo, quella storia che sembrava una favola a lieto fine si è chiusa con un epilogo amaro: Sara non lavora più in Amabile, e non per sua scelta.
A ricostruire la vicenda è Charlotte Matteini nella sua newsletter Ma che, davvero?, che ha raccolto la testimonianza della, suo malgrado, protagonista.
martina strazzer licenzia neo mamma dall azienda amabile
Sara, prima dell’assunzione in Amabile, aveva un contratto a tempo indeterminato in un’altra azienda. Accettò di lasciare subito il posto per entrare a luglio 2024 nella squadra di Strazzer, con un contratto di un anno e la promessa, mai formalizzata, di stabilizzazione: «Io ero contentissima: sui social Amabile sembrava un’azienda fantastica, dove i dipendenti erano come una grande famiglia, c’era sensibilità, tanti benefit e un orario flessibile […]
Mi sono sempre resa disponibile, sia prima di partorire che dopo la nascita di mia figlia: le colleghe mi chiamavano quasi tutti i giorni e io le aiutavo volentieri. Qualche volta, ancora incinta, sono passata in ufficio per dare una mano. Dopo la nascita di mia figlia ho persino fatto dei corsi da remoto tenendo la bambina in fasce accanto a me». A nulla sono valse le rassicurazioni ricevute da Strazzer nel febbraio 2025 a proposito di una stabilizzazione, perché a maggio viene convocata dalle risorse umane e dal nuovo Cfo per comunicarle che il suo lavoro non era soddisfacente: «Mi dicono che hanno riscontrato problemi nel mio lavoro. In quel momento mi metto in discussione: vado a casa provata, pensando di aver sbagliato cose basilari che faccio da dodici anni».
La decisione definitiva arriva però nel colloquio con Martina Strazzer, la stessa che qualche mese prima l’aveva assunta in pompa magna: «Mi dice che hanno riscontrato molte mancanze e criticità, e che le dispiace ma le cose non erano state fatte correttamente.
Chiedo allora di elencare tutte le criticità, ma dopo aver tergiversato senza entrare nel merito, mi comunicano che non mi rinnoveranno il contratto». Dal punto di vista legale, la scelta di Amabile è consentita: la normativa italiana non vieta di non rinnovare un contratto a termine a una lavoratrice in maternità. Ma, sottolinea Matteini, il tema è un altro: la coerenza tra la narrazione social di un’azienda e le scelte che poi assume nella realtà. L’assunzione “inclusiva” era diventata contenuto virale e strumento di branding positivo: l’uscita di scena di Sara, invece, non è mai stata raccontata.
Ma come un boomerang, la storia che tanto bene aveva fatto all’immagine del brand, è tornata indietro con una scia di commenti negativi. […]«Perché non ci parlate della nuova collezione Bebè», «La cosa brutta è la pubblicità da paladina della giustizia che si è fatta Martina Strazzer». Come spiega Charlotte Matteini l’azienda non ha risposto alle richieste di chiarimento e anche sui profili social, di solito molto attivi, finora tutto tace.
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