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“VOGLIAMO RISPOSTE, NON ELEMOSINE” - MIGLIAIA DI PERSONE SI SONO RADUNATE A GENOVA, DAVANTI A PALAZZO SAN GIORGIO, PER PROTESTARE CONTRO LE LUNGAGGINI DEL GOVERNO SU AIUTI ECONOMICI E RICOSTRUZIONE - IN PIAZZA, DIETRO ALLO STRISCIONE “LIBERATE LA VALPOLCEVERA”, C’ERANO SFOLLATI, COMMERCIANTI, RESIDENTI E LAVORATORI PORTUALI - FISCHI E URLA ANCHE PER IL SINDACO (E COMMISSARIO) BUCCI E IL GOVERNATORE GIOVANNI TOTI

Emanuele Rossi e Paola Setti per http://www.ilsecoloxix.it

 

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Alcune migliaia di persone si sono radunate questa mattina davanti a Palazzo San Giorgio, nel cuore del Porto Antico di Genova, da dove alle 9.30 è partito il corteo di protesta indetto da un’aggregazione spontanea di cittadini di Certosa, Rivarolo e Bolzaneto: in piazza, dietro allo striscione “Liberate la Valpolcevera”, c’erano sfollati, commercianti, residenti e lavoratori portuali.

 

FISCHI E URLA ANCHE PER BUCCI E TOTI

In piazza De Ferrari, al termine del corteo, i manifestanti hanno accolto con fischi, cori e un tentativo di “accerchiamento” il sindaco (e commissario) Bucci e il governatore Toti, che stavano facendo il loro ingresso in Regione: «Sanità, lavoro, strade, vogliamo risposte! Fateci entrare!».

 

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Inoltre, in un documento letto in Regione, i manifestanti hanno chiesto risposte concrete sulla viabilità, con collegamenti efficaci e sicuri che «ci facciano sentire ancora parte della nostra città»; hanno chiesto anche di accelerare i tempi sui rientro in casa degli sfollati a recuperare le loro cose: «Soprattutto, vogliamo capire se le istituzioni vogliono davvero restituire dignità al tessuto economico e sociale della Valpolcevera, abbandonata da sempre», perché «oltre agli sfollati di via Porro ci sono 70mila “sfollati del lavoro” e dei servizi». Quanto alla sanità, «gli ospedali adesso sono troppo distanti alle nostre abitazioni, chiediamo un potenziamento del Gallino e del Celesia, che siano aperti 24 ore. E vogliamo sapere se il progetto della Casa della Salute è ormai archiviato oppure, se non lo è, come e quando verrà realizzato».

 

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Infine, chieste certezze sugli aiuti alle piccole realtà economiche, perché «nel decreto non c’è nulla», oltre alla fortissima richiesta di riaprire via 30 Giugno (secondo quanto annunciato da Bucci , dovrebbe succedere oggi oppure domani), perché «chi esprime il diritto di voto ha la memoria lunga...».

 

DUE “REGALI” PER IL GOVERNATORE

Dopo che una loro delegazione ha incontrato il governatore, a Toti sono stati consegnati due “regali”:

- un fazzoletto col nodo, «perché ricordi tutte le promesse fatte»;

- una sveglia per tutta la Regione, «perché si diano una bella svegliata».

 

LE RICHIESTE DELLA PIAZZA

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Anche dal corteo erano arrivate richieste per la riapertura delle strade “di sponda”, oltre a un potenziamento della sanità e una difesa dei posti di lavoro: «Siamo stufi di aspettare, il nostro quartiere rischia di morire»; il corteo ha risalito la centralissima via San Lorenzo per arrivare prima sotto alla sede della Regione Liguria e poi sotto alla Prefettura, proprio mentre dentro il palazzo il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, e la commissaria europea ai Trasporti, Violeta Bulc, stavano parlando del ponte Morandi (foto) . Per il ministro, i manifestanti hanno pronta una “sorpresa”, un modellino di Certosa (rappresentata da un muro sotto al ponte crollato), che vogliono consegnargli, «così lo porta da Vespa la prossima volta che è ospite».

 

Secondo le informazioni raccolte dal Secolo XIX, Toninelli dovrebbe incontrare proprio una delegazione degli organizzatori e un rappresentante del Comitato Sfollati alle 13 nella sede dell’Autorità Portuale.

 

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Poco dopo le 10, il corteo è arrivato a De Ferrari per fare il giro della piazza davanti al palazzo della Regione, dove è stato esposto un lenzuolo con disegnato un muro e viene suonata “Another Brick in the Wall” dei Pink Floyd a tutto volume: l’effetto finale sono migliaia di persone ingabbiate, murate dietro alle transenne. Sotto al palazzo della Regione, cori e urla: «C’è tutta la città!».

 

IN SILENZIO PER LE VITTIME

Successivamente, i manifestanti hanno osservato un minuto di silenzio per le 43 vittime del ponte, perché «noi siamo qui arrabbiati, ma loro hanno perso la vita». Poi ha preso la parola don Gianni, parroco di Certosa: «Siamo sequestrati, liberateci! È impossibile che 90mila persone della Valpolcevera non possano arrivare normalmente in centro. I miei parrocchiani sono stufi, io sono qui con loro. A Genova pare che le autorità si muovano, ma a Roma no».

 

ANCHE UNA SCUOLA IN CORTEO

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In piazza anche l’istituto superiore Abba Gastaldi, l’unico della valle, che ha deciso di partecipare con le due classi quinte: «Viviamo un disagio quotidiano, perché arrivare da Bolzaneto e zone limitrofe è un problema, i mezzi pubblici sono stati aumentati, ma restano in coda con gli altri». Tra i simboli del corteo, le mani legate dal nastro bianco e rosso delle transenne, a testimonianza «di come si vive a Certosa», dice Emilio Rizzo, tra gli organizzatori insieme con una “aggregazione spontanea” di cittadini: «Non abbiamo voluto bandiere di partito, associazioni, sindacati o comitati perché altrimenti il messaggio sarebbe depotenziato».

 

VALPOLCEVERA, LE RAGIONI DELLA PROTESTA

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La manifestazione nata dal basso, da un comitato spontaneo di cittadini e da un’assemblea nel teatro di quartiere, a Certosa, ha insomma invaso il centro genovese dietro a un grande muro disegnato su uno striscione. E con il nastro bianco e rosso è stato “transennato” il cuore della città. Questi i simboli della condizione quotidiana, dal 14 agosto scorso, di circa 70-90mila cittadini genovesi che hanno chiesto ascolto, diritti, ritorno alla normalità e soprattutto liberazione dal traffico.

 

«Non siamo un comitato e la manifestazione è a-partitica, non vogliamo che nessuno ci metta il cappello», avevano ribadito ieri gli organizzatori Andrea Brina, Emilio Rizzo, Giulio Masi, Carlo di Bernardo e Marianna Amatore. La precisazione è arrivata dopo che la Fiom aveva annunciato la partecipazione al corteo.

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Amatore, 34 anni, aveva chiesto a tutta la città di unirsi, e in qualche modo è stato ascoltato: «Dalla Valpolcevera saremo in tanti, ma io conto sulla presenza di persone da tutta la città, perché quello che è successo riguarda tutti i genovesi. È la nostra occasione di farci sentire». In corteo anche il presidente di Municipio, Federico Romeo: «Il mio municipio sta patendo tantissimo, e dobbiamo farci sentire; andrò a Roma in audizione alla Camera». Al corteo anche una parte degli sfollati di via Porro e via Fillak.

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«Non vogliamo elemosine, ma tutela della salute, del lavoro e servizi pubblici sotto controllo sociale, perchè questo non debba ripetersi - ha scritto Rosanna Aluigi - Lavoratori e cittadini non sono una materia prima da cui generare profitti limitando i costi, la vita umana non può essere monetizzata. Vogliamo risposte e tempi certi per gli sfollati». La prima richiesta, la più pressante, è però quella di fare una “breccia” nel muro rappresentato oggi dai tronconi del Morandi.

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