CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE…
Estratto dell'articolo di Brunella Giovara per "La Repubblica"
Nella città dei puritani non si beve, non si fuma, il resto non si sa, perché si è troppo presi a rispettare gli altri divieti. Ehhh, la Milano da bere. Una volta. Oggi basta un Negroni, giusto o sbagliato che sia, e si finisce a San Vittore. Magari non proprio al gabbio, ma ormai qui si contano i drink e si fa l’alcoltest, come tanti bravi bambini.
E visto che «Bacco, tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere», spiega uno studente di Sociologia in Statale che ha studiato a fondo il problema, «qui c’è il forte rischio che sparisca la nostra famosa movida. Uno dei simboli della città, con il Duomo». Sarà ubriaco? No, ha solo bevuto un Cuba libre (poi si confonderà e ne ammetterà altri due. Infine, ordina il quarto).
E come si fa a tornare a casa con 4 Cuba libre nella pancia, senza rischiare la patente e la multa? «Si torna in metro, oppure con i bus sostitutivi. È facile», anche se racconta che una volta arrivato a casa, gli è capitato di sbagliare casa, cioè porta di ingresso, svegliando i vicini del condominio di Sesto San Giovanni.
Ma che importa, «avranno pensato che bevo. Invece no. Io bevo solo il sabato sera», e con lui a migliaia, di giovani che aspettano la sera fatale, più che quella del venerdì, per «stare un po’ in libertà, godercela in compagnia», dice Anna, 25 anni. «Dopo una settimana di lavoro… senza mai sgarrare».
E cos’hai bevuto, Anna, finora? «Solo due cocktail. E due cicchetti di vodka ». Stomaco pieno? «Vuotissimo ». Alla misurazione dell’alcoltest offerto dal locale, fa un 1,39 da arresto (6 mesi). Non proseguirà, anche perché è passata l’una del mattino e fuori c’è il taxi che l’aspetta, la brava Anna.
Tutto questo succede nella notte tra sabato e domenica in zona Arco della Pace, e in contemporanea in corso Como, e sui Navigli, all’Isola e alle Colonne di San Lorenzo, nel grande business che è la movida, nella Milano che resiste fieramente ai divieti, si adegua, escogita soluzioni. […]
Molto informati: «Da 0,8 a 1,5 si rischia l’arresto, già. La multa può arrivare a 3200 euro, in più ti tolgono la patente». La possibilità dell’arresto impressiona, «ma i controlli non ci sono», dice il barista cinico. La polizia è ferma in via Canonica, «ma non vengono a fare gli alcoltest, se ne stanno chiusi al caldo!».
Fuori fa un bel fresco, ma si sta più fuori che dentro i locali di via Cesariano, che sono poi la Librosteria, il Colorificio, il Rio de Janeiro, ma si beve anche fuori della pizzeria “Il muretto”, insomma è tutto aperto e così scintillante, per via della bella gioventù con il bicchiere in mano, le luci di Natale, molti cani allegri ma sobri, purtroppo privi di patente. […]
«A Natale è stato tremendo. Con le feste degli uffici, abbiamo portato a casa gente che si era ammazzata dal bere. Adulti, padri e madri di famiglia» (primo tassista). «Gli sbarbati sono il peggio, ma la colpa è dei genitori, che non gli danno il know how». (secondo tassista).
E cosa dovrebbero insegnare? «Che se inizi con il gin tonic, poi devi continuare con quello. Invece i minorenni mescolano. Una vodka, un prosecco, la sambuca. Poi, li devi raccogliere da terra, manco stanno in piedi. Allora, per non sporcare la macchina, li devi far camminare un po’, magari gli fai bere un caffè…», e insomma è dura, fare il turno di notte tra i locali.
Poi, è vietato fumare, per via del Regolamento del Comune sulla qualità dell’aria. Dal 1° gennaio, si fuma solo a distanza di 10 metri, ma immaginate cosa succede da queste parti, «stiamo diventando la capitale dei divieti, altroché capitale morale, industriale eccetera», dice uno che fa il praticante avvocato (tre Lemon vodka, alla mezzanotte). «Come la Chicago degli anni Venti, pieno proibizionismo!», ma lui se ne frega perché «io torno a casa con la bike, voglio vedere se mi fermano». […]
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