DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Si è ucciso all'inizio della notte della grande festa. Si è ucciso mentre i primi botti cominciavano a scuotere il calendario, mentre i suoi coetanei si vestivano per una notte di divertimento, mentre si accendevano le luci, mentre il mondo puntava l'anno che verrà.
Si è ucciso in casa, forse impiccandosi. E' morto così Giammarco, un bel ragazzo di 22 anni: una forza della natura,dice chi lo conosceva, di quelli che riescono dappertutto, dalla musica che era la sua grande passione, al calcio. Il calcio che riempiva da anni le sue giornate.
Giocava nell'Orange Don Bosco, era partito dalla gavetta per arrivare fino ai titolari, sia pur di una squadra di seconda categoria. E ora sul sito della squadra è calato il velo: c'è un fiocco nero, che sbatte non solo contro la festa di Capodanno ma anche con le immagini intorno, tutta vita, pallone e passione.
C'è un messaggio breve, ficcante come un passaggio di prima in mezzo all'area, di quelli che aveva imparato a fare lui. “Ora puoi prendere per mano una cometa. Ciao Gianmarco”. Come se provassero a restituirlo a quella festa che con il suo gesto ha respinto, ha ricacciato lontano.
Nessuno sa perché si sia ucciso. Non lo sanno i suoi compagni del calcio, non lo sanno i suoi amici, non lo sanno i suoi familiari, devastati dal dolore, non lo sanno i suoi compagni di scuola. Forse, chissà, qualcuno lo immagina, pescando tra i motivi che possono spingere un ragazzo di 22 anni a dire basta, ad arrendersi, tra la disperazione e il gesto dimostrativo.
Tutti si daranno la colpa, come è inevitabile che sia anche se forse ingiusto, per non essersi accorti, per non aver capito, per non aver saputo dire la parola giusta al momento giusto. Anche se poi ciascuno è padrone della sua vita e se vuole va sempre fino in fondo, un po' come succedeva a Giammarco con il pallone ai piedi, quando puntava l'area avversaria.
Un estroverso, lo definisce chi lo conosceva: di quelli che in apparenza dicono tutto, raccontano tutto, scherzano su tutto. Ma poi alla fine le cose più profonde, quelle che fanno sognare o fanno male, le tengono solo per sè, dentro, in una nicchia inaccessibile agli altri. Forse la stessa nella quale lui si è rifugiato per uccidersi, insieme al segreto o al dolore che alla fine lo ha ucciso. Di notte, mentre il mondo cominciava a far festa.
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