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Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
Due amici e colleghi sudafricani, le Harley a noleggio, la Route 66, una vacanza in moto verso l'Ovest degli Stati Uniti. Pensavano di andare lontano, invece si sono fermati per sempre. O li hanno fermati. A Springfield, Missouri, in una notte del 2015.
La vita di James Bethel, 44 anni, e Gerrit Strydom, 45, finisce nella stanza del motel La Quinta. Una cameriera trova la mattina del 9 maggio i loro corpi. In apparenza non ci sono segni di violenza, il medico legale fatica a stabilire le cause del decesso, chiede aiuto al Center for Disease Control di Atlanta, centro medico esperto di malattie infettive. Rispondono: è malaria.
Testimonianze aggiungono che le vittime avevano iniziato a sentirsi male durante il volo Johannesburg-Amsterdam-Chicago, si ipotizza che abbiano contratto il virus durante una battuta di pesca in Zambia, un paio di settimane prima. La cosa dovrebbe chiudersi lì, nella stanza di un albergo anonimo. Invece no: la polizia non mette la parola fine, forse perché non è convinta. Come non lo sono altri.
Un libro del giornalista investigativo del Financial Times Tom Burgis - Kleptopia: how the dirty money is conquering the world - riapre idealmente la porta del motel, e con quella il giallo.
Al punto che in maggio l'Fbi è entrata nelle indagini, per capire meglio circostanze ed eventuali azioni criminali. Bethel e Strydom - scrive il Financial Times - avevano lavorato a lungo per l'Eurasian National Resources Corporation (Enrc), società basata in Lussemburgo che ha acquisito miniere in tutta l'Africa ma che è finita sotto inchiesta in Gran Bretagna. Il Serious Fraud Office - organismo investigativo del governo del Regno Unito - sospetta un giro di tangenti, episodi di corruzione che hanno portato alla creazione di un grande impero.
Gli inquirenti avrebbero voluto ascoltare i due sudafricani e avevano già contattato Bethel. Ma la morte lo ha portato via. Adesso non c'è più la certezza che sia stata la malaria a segnare la sorte dei «turisti», ci sono dubbi sui report, è strano che siano spirati nello stesso momento. Gli esperti ritengono sia necessario eseguire nuove ricerche, guardando ogni angolo di una vicenda che incrocia le attività del Trio: Alijan Ibragimov, Alexander Machkevic e Patokh Chodiev.
Tre oligarchi delle ex repubbliche sovietiche fondatori dell'Enrc, in affari e rapporti con i vertici del Kazakhstan e Uzbekistan, miliardari dagli interessi globali, dal Belgio a Israele. Hanno entrature poderose, sono nelle liste dei Paperoni di Forbes , finiscono al centro del gossip per le rispettive barche, bellissimi yacht come il Dinasty, il Lady Lara, il Plan B. I loro nomi sono stati accostati a politici importanti occidentali, a episodi fumosi.
L'attenzione delle autorità in alcuni Paesi e le ricostruzioni giornalistiche sono respinte dal terzetto convinto di avere le carte in regola. Non c'è alcuna incriminazione nei loro confronti, le rivelazioni - afferma un sito creato in difesa di Chodiev - sono parte di una lotta politica kazaka combattuta all'estero. Dunque teoremi e calunnie in una battaglia comunque pericolosa.
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