RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
«Il Consiglio di Stato non ha travalicato il confine della propria giurisdizione». È quanto scrivono i giudici delle Sezioni unite civili della Cassazione che hanno rigettato i ricorsi proposti dal procuratore di Roma Michele Prestipino contro le sentenze di Palazzo Spada.
I giudici amministrativi avevano dato ragione al procuratore generale di Firenze Marcello Viola e al procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, annullando la sua nomina a procuratore di Roma. Prestipino, facente funzioni nella Capitale, aveva «lamentato il vizio di eccesso di potere giurisdizionale per invasione della sfera di discrezionalità riservata al Csm per una pluralità di profili».
A capo della procura più grande d'Italia era arrivato dopo lo scandalo del caso Palamara, come outsider, nonostante avesse meno titoli e i giudici amministrativi avevano bocciato la sua nomina per carenza di motivazioni.
Nella sentenza, depositata ieri, le Sezioni Unite hanno concluso: «Il Consiglio di Stato ha di fatto rimarcato la manifesta irrazionalità e, quindi, la palese illegittimità dei criteri di scelta adottati dal Consiglio Superiore della Magistratura in base al mero tenore testuale dell'articolo 18 del Testo Unico sulla dirigenza giudiziaria; e lo ha fatto nell'esercizio del proprio potere-dovere di valutazione». Intanto si attende il plenum per la nuova nomina del procuratore di Roma e questa volta in pole c'è Lo Voi.
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