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Estratto dell’articolo di Paolo Virtuani per il “Corriere della Sera”
È stata chiamata Hilda, è una vitellina nata in Scozia con la fecondazione artificiale in vitro (Ivf) per dare origine a una linea selezionata in grado di ridurre le emissioni di metano nei bovini. Hilda fa parte della mandria di Langhill a Dumfries, studiata da oltre 50 anni e utilizzata in programmi di miglioramento genetico dai gruppi di ricerca britannici, tra i quali il Cool Cows Project, che si occupa di ridurre le emissioni bovine di metano.
[…]«Con la Ivf si sono accorciati di otto mesi i tempi per avere la prossima generazione di manze», ha spiegato Richard Dewhurst dello Scotland Rural College, che guida il progetto Cool Cows.
«La fecondazione artificiale è utilizzata da decenni negli allevamenti, in quelli italiani il 90% dei vitelli nasce con questo sistema», spiega Giovanni Bittante, professore emerito in Zootecnica generale e miglioramento genetico degli animali domestici all’Università di Padova. […]
Il metano (CH4) è un gas a effetto serra con un potere riscaldante medio di circa 28 volte superiore a quello della CO2, ma a differenza di questa si degrada più velocemente, in poco più di 11 anni. Il contenuto di metano nell’atmosfera è passato da 1.630 ppb (parti per miliardo) nel 1985 a 1.940 ppb nell’anno appena trascorso (+19% in meno di 40 anni). Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale il contenuto di metano nell’atmosfera dal 1750 è aumentato del 260%.
Dato che i bovini sono grandi produttori di metano tramite la fermentazione enterica dei vegetali che ruminano e (dati Fao) nel mondo sono allevati più di 1,5 miliardi di capi che ci forniscono latte e carne, diminuire le emissioni di metano delle mucche è una strada per contrastare il riscaldamento globale determinato dall’incremento dei gas serra. «In realtà i bovini non producono metano, sono i batteri all’interno del loro stomaco a degradare la cellulosa in CH4», chiarisce Bittante.
«Non esistono mutazioni genetiche nel Dna dei bovini che fanno produrre meno metano. Però in alcuni bovini i batteri metanogeni sono meno attivi. Selezionando questi esemplari si arriva a ridurre le emissioni di metano». Recenti studi, anche italiani, hanno dimostrato che l’impatto del metano generato dai bovini sul riscaldamento globale è stato sovrastimato negli ultimi anni. […]
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