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PRESTO, QUALCUNO CHIAMI BRUCE WILLIS! – L’IDEA “ALLA ARMAGEDDON” DELLA NASA: VUOLE SPARARE UNA NAVICELLA CONTRO UN ASTEROIDE LONTANO 11 MILIONI DI CHILOMETRI PER CAMBIARNE LA TRAIETTORIA – IL CORPO CELESTE NON È IN SE STESSO UN PERICOLO PER IL NOSTRO PIANETA (MA NON SI SA MAI) E HA UN DIAMETRO DI SOLI 160 METRI – LA MISSIONE, CHE HA ANCHE UNA COMPONENTE ITALIANA, COSTERÀ 315 MILIONI DI DOLLARI E POTREBBE PARTIRE DAL PROSSIMO 24 NOVEMBRE IN POI…

Anna Guaita per “il Messaggero”

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Per la prima volta nella storia l'uomo tenterà di cambiare la rotta di un corpo celeste. Questo autunno la Nasa farà partire da una base in California una navicella spaziale il cui compito sarà semplicemente di andare a schiantarsi alla velocità di 24 mila chilometri orari su un asteroide lontano 11 milioni di chilometri dalla terra. 

 

L'asteroide contro cui verrà sparata la navicella, Dimorphos, non è in se stesso un pericolo per il nostro pianeta, ma è stato scelto in quanto rappresenta il tipico corpo celeste che un giorno potrebbe diventare una minaccia. Dimorphos, che ha un diametro di soli 160 metri, viaggia nello spazio orbitando intorno a un altro asteroide più grande, Didymos, il cui diametro è di quasi 800 metri. 

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LA MISSIONE 

La missione Double Asteroid Redirection Test, abbreviata con le iniziali Dart (che in inglese significa freccia) ha anche una componente italiana: quando la navicella sarà vicina all'impatto, metterà in orbita intorno ai due asteroidi un satellite creato dall'Agenzia Spaziale Italiana. Si tratta del LiciaCube (Licia= Light Italian Cubesat for Imaging of Asteroids) che avrà il compito di registrare e trasmettere a terra l'effetto dell'impatto di Dart sull'orbita di Dimorphos intorno a Didymos. 

 

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Le previsioni sono che la tecnologia dell'impatto cinetico diminuirà la durata dell'orbita di Dimorphos di circa 4 minuti e due secondi, un mutamento che può apparire minuscolo, ma che causato quando un oggetto spaziale pericoloso si trovasse a milioni di chilometri dalla terra, si andrebbe moltiplicando durante il susseguente tragitto e sarebbe sufficiente a sventare un impatto. La finestra per la messa in orbita di Dart si apre il 24 novembre, da quella data - se il clima lo permette - ogni giorno sarà buono. 

 

L'arrivo in vicinanza dei due asteroidi è previsto fra un anno, nel settembre del 2022. Due anni dopo, l'Agenzia Spaziale Europea lancerà a sua volta una missione, Hera, per andare a studiare da vicino gli effetti dell'applicazione della tecnologia dell'impatto cinetico sulla superficie dell'asteroide. La Nasa sta monitorando i cieli già dal 1998, quando ricevette l'incarico direttamente dal Congresso di identificare asteroidi grandi almeno un chilometro di diametro. 

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Dal 2005, l'incarico è stato allargato a individuare almeno il 90% degli asteroidi con un diametro dai 150 metri in su. Sembra facile vederli, ma in realtà molti sfuggono ai controlli dei telescopi. E una recente esercitazione internazionale, che ha portato tanti Paesi a collaborare davanti alla minaccia virtuale di una roccia spaziale è stato un fallimento, e l'ipotetico asteroide ha distrutto mezza Europa. 

 

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I DUE METODI 

Finora si pensava che i metodi per deviare un corpo spaziale minaccioso potessero essere due: un'esplosione nucleare sulla superficie della roccia, causata con un missile, o l'attrazione gravitazionale con il ricorso a un veicolo spaziale abbastanza pesante da poter utilizzare la gravità per spingere l'asteroide fuori rotta. 

 

La tecnologia dell'impatto cinetico scelta per la missione di novembre consiste invece letteralmente in uno spintone: la navicella Dart è grande appena come un frigorifero, ma la velocità del suo impatto sarà tale che gli scienziati Nasa si aspettano un deciso «sussulto» della roccia-bersaglio. 

 

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L'intera missione costerà 315 milioni di dollari, e vede la collaborazione dei più prestigiosi laboratori degli Stati Uniti, dal Johns Hopkins Applied Physics Laboratory al Jet Propulsion Laboratory e il Goddard Space Flight Center. Il razzo che porterà la navicella Dart in orbita sarà un Falcon 9 prodotto dalla SpaceX, la società spaziale creata da Elon Musk nel 2002. Il Falcon9 è lo stesso razzo che oggi porta gli astronauti americani sulla stazione spaziale.

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