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NEL 2012 CI FU UNA “TRATTATIVA” STATO-VATICANO PER FARE LUCE SUL CASO DI EMANUELA ORLANDI - DUE EMISSARI DI PAPA RATZINGER DIEDERO LA DISPONIBILITÀ DEL VATICANO A FAR RITROVARE ALLA FAMIGLIA ORLANDI IL CORPO DELLA QUINDICENNE EMANUELA, SVANITA NEL NULLA NEL 1983, IN CAMBIO DI UN AIUTO DA PARTE DELLA MAGISTRATURA ITALIANA A LIBERARE LA CHIESA DALL'IMBARAZZO CHE AVEVA CREATO LA SCOPERTA DELLA TOMBA DEL BOSS DELLA BANDA DELLA MAGLIANA, “RENATINO” DE PEDIS, NELLA BASILICA DI SANT'APOLLINARE - MA POI LA TRATTATIVA INSPIEGABILMENTE SI ARENÒ - LE RIVELAZIONI DELL'EX MAGISTRATO CAPALDO NELLO SPECIALE DI “ATLANTIDE” IN ONDA STASERA SU LA7
Andrea Purgatori per il “Corriere della Sera”
Nella primavera del 2012 due emissari di Papa Ratzinger, verosimilmente due alti prelati, diedero la disponibilità del Vaticano a far ritrovare alla famiglia Orlandi il corpo della quindicenne Emanuela, svanita nel nulla nel 1983, in cambio di un aiuto da parte della magistratura italiana a liberare la Chiesa dall'imbarazzo che aveva creato la scoperta della tomba del boss della Banda della Magliana, Enrico «Renatino» De Pedis, nella basilica di Sant' Apollinare (lo stesso complesso da cui era scomparsa Emanuela).
Fu l'inizio di una trattativa che inspiegabilmente si arenò, mentre la Procura di Roma decideva l'archiviazione del caso che tra oscuri ricatti aveva coinvolto il segretario di Stato, cardinale Agostino Casaroli, la Banca Vaticana guidata dal discusso monsignor Paul Marcinkus, ed esponenti della potente organizzazione criminale della capitale. Lo rivela nella puntata di Atlantide in onda stasera su La7 l'ex procuratore Giancarlo Capaldo, all'epoca titolare dell'inchiesta, in una intervista esclusiva alla presenza di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, e dell'avvocatessa della famiglia, Laura Sgrò.
Non solo, Capaldo è pronto a svelare i nomi dei due emissari se verrà interrogato dalla magistratura vaticana o italiana. E in modo indiretto ma inequivocabile racconta che di quell'inizio di trattativa, avviata su richiesta del Vaticano con due incontri negli uffici della Procura, furono testimoni «altre persone» e di quei colloqui esisterebbe addirittura una registrazione. Insomma, a 38 anni dalla scomparsa della ragazza, ecco una svolta clamorosa che potrebbe portare alla riapertura delle indagini, visto che l'avvocatessa Sgrò ha chiesto formalmente alla magistratura vaticana e al Csm di ascoltare Capaldo.
Tutto comincia nel 2012, sotto il papato di Benedetto XVI, cioè Joseph Ratzinger, con una segnalazione anonima che fa scoprire nella basilica di Sant' Apollinare, a due passi da Piazza Navona, una tomba in cui è sepolto «Renatino» De Pedis, carismatico boss della Banda della Magliana che aveva trasformato l'organizzazione in un «service» a disposizione dei poteri oscuri della politica, della finanza e della Chiesa e nel 1990 era stato ucciso da un killer in una stradina di Campo de' Fiori.
«A quel punto - racconta Capaldo, che in quella fase è "reggente" della Procura - chiedono di conferire con me due personaggi del Vaticano, importanti in quel momento, per chiedere la riesumazione del corpo di De Pedis ed eliminare dalla basilica un cadavere troppo ingombrante» che getta discredito sulla Chiesa. Ed è allora che Capaldo spiega ai due emissari che anche la famiglia Orlandi ha diritto a ritrovare una sua pace, anche se passando dal dolore per la conferma della morte di Emanuela, cioè dal ritrovamento dei resti della ragazza.
Gli emissari, continua Capaldo, «presero atto del mio punto di vista e si riservarono di sentire alcune persone più in alto nella gerarchia e di darmi una risposta. La risposta avvenne qualche settimana dopo e fu positiva. La disponibilità era quella di mettere a disposizione ogni loro conoscenza e indicazione per arrivare a questa conclusione».
Ma ad un passo dalla possibile soluzione del giallo di Emanuela, accadono due eventi: «Io termino la mia reggenza perché a capo della Procura viene nominato Giuseppe Pignatone e dall'altra parte in Vaticano si iniziano una serie di grandi manovre o di scontri sotterranei, come è costume probabilmente in quel contesto, intorno a Papa Ratzinger. E sappiamo poi che Papa Ratzinger da lì a un anno neppure si dimetterà».
Ma chi erano i due emissari del Papa? Capaldo su questo è rigido ma va oltre: «Se fossi convocato nell'ambito di un'attività giudiziaria seria direi chi sono queste persone, se erano presenti altri oltre a me e a queste due persone e se il colloquio è stato registrato. A queste tre domande io risponderò soltanto a chi ha il titolo per chiedermelo».
Rivelazioni e parole pesantissime a cui Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, risponde così: «Sono contento di questa posizione che ha preso il dottor Capaldo dopo tanti anni, sono convinto che farà i passi giusti nelle sedi opportune e sono convinto che farà i nomi di queste persone perché così ci sarà finalmente qualcuno a fare giustizia per Emanuela».
E per spingere in tempi brevi anche magistratura vaticana e italiana a fare i «passi giusti» l'avvocatessa Sgro' ha presentato una richiesta di interrogatorio di Capaldo al Promotore di Giustizia vaticano e al Consiglio superiore della magistratura una «Richiesta di accertamenti sulla condotta dei magistrati della Procura di Roma sul caso Emanuela Orlandi». Per la cronaca (e la storia) dopo quei due incontri la trattativa si arenò, la tomba di De Pedis fu aperta e i resti rimossi, il procuratore capo Pignatone avocò l'inchiesta su Emanuela e la archiviò. Subito dopo essere andato in pensione, papa Francesco lo ha nominato Presidente del Tribunale della Città del Vaticano.
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