1. BUNKER DI CLEVELAND: IL GIORNO DOPO “TUTTI SAPEVANO”, MA LA POLIZIA NON FECE NULLA 2. CHI VIDE “DONNE NUDE AL GUINZAGLIO NEL GIARDINO”, CHI IL SEQUESTRATORE CON UNA BIMBA, CHI SENTIVA URLA. MA GLI AGENTI PASSAVANO, BUSSAVANO, E SE NE ANDAVANO 3. I 3 FRATELLI PORTORICANI AVEVANO FIGLI E FAMIGLIE, IN UN QUARTIERE DENSAMENTE POPOLATO. LA POLIZIA NEL 2004 INDAGÒ INUTILMENTE SU ARIEL CASTRO PER RAPIMENTO 4. SUO FIGLIO AVEVA PURE SCRITTO UN ARTICOLO SULLA SPARIZIONE DI GINA DEJESUS 5. LA BIMBA DI 6 ANNI NATA IN CATTIVITÀ STA BENE. MA LA TV LOCALE DICE CHE LE RAGAZZE HANNO AVUTO ALTRE GRAVIDANZE, TUTTE INTERROTTE A FORZA DI BOTTE E MALNUTRIZIONE

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1 - IN UN BUNKER PER 10 ANNI - CLEVELAND, 10 ANNI PRIGIONIERE NELLA CASA DEI PORTORICANI
Maurizio Molinari per "la Stampa"

La casa biancastra a due piani al 2207 di Seymour Avenue contiene i segreti di una convivenza decennale fra tre sequestratori e tre rapite che l'Fbi sta tentando di scardinare.
Al centro della vicenda c'è Ariel Castro, autista di scuolabus di uno dei quartieri più poveri a Ovest di Cleveland, abitato in prevalenza da immigrati portoricani.

Ha 52 anni, viene dal villaggio di Yuaco, e appartiene a una famiglia considerata onnipotente in un'area dominata dalla miseria. Il simbolo dello strapotere dei Castro è il «Caribe Grocery», uno spaccio di alimentari all'angolo con la 25a Strada dove casalinghe, disoccupati, homeless e ragazzi con i tatuaggi delle gang vengono a spendere i dollari che hanno per acquistare ogni tipo di cibo e liquore che evoca Porto Rico.

UN EROE DI NOME AMANDA
Nel pomeriggio di martedì Charles Ramsey, vicino di casa, passa davanti alla villetta scrostata di Castro. Sente battere violentemente alla porta, si avvicina e scopre che a dare calci con tutta la forza che ha in corpo è Amanda Berry, scomparsa nell'aprile del 2003 dopo essere uscita da un vicino fast food alla vigilia del suo 17° compleanno.

Berry chiama la polizia: «Mi cercate da dieci anni, sono qui». Gli agenti trovano nella casa altre due ragazze Gina DeJesus, scomparsa nel 2004 quando aveva 14 anni, e Michelle Knight, della quale non si avevano più notizie dal 2002, quando aveva 19 anni. Castro finisce in manette e identica sorte tocca ai fratelli Pedro e Onil, 54 e 50 anni, accusati dalla polizia di complicità nel sequestro delle donne.

«Crediamo di avere in mano i responsabili dei sequestri» annuncia Ed Tomba, vicecapo della polizia di Cleveland, secondo il quale «il vero eroe è Amanda» per il coraggio dimostrato nel voler fuggire. «Stiamo vivendo un miracolo» dice la zia Sandra Ruiz, interpretando la gioia di un quartiere che esce da un incubo.

I DUBBI DEI MEDICI
Ma la prima stranezza arriva dagli esami medici a cui le sequestrate vengono sottoposte. «Sono in buone condizioni, è una situazione che non si vede spesso in simili casi» ammettono i dottori, che hanno esaminato anche la quarta persona trovata nella casa: una bambina di 6 anni, figlia di Berry, nata durante il rapimento. Gli agenti si trovano poi di fronte ai figli di Ariel Castro.

Il maschio è uno studente, aveva scritto un articolo a scuola sulla DeJesus andando perfino a parlare con la madre. La femmina secondo Anthony Curious, vicino disoccupato di 24 anni, era «la migliore amica di Gina DeJesus». Gli interrogativi senza risposta fioccano: come è possibile che i figli non sapessero nulla delle donne detenute in casa? Perché mai Ariel Castro avrebbe rapito l'amica della figlia?

SEMINTERRATO BUNKER
Poi ci sono i dubbi sui fratelli complici. John, che fa il cuoco part-time, e vive a due case di distanza da Castro, assicura che «Ariel lo conosciamo da anni, viveva da solo con i figli dopo il divorzio con la moglie» mentre Lucas Moyett, veterano della guerra in Corea, afferma il contrario: «I tre fratelli stavano assieme in quella casa, erano qui perché il quartier generale della famiglia è nello spaccio in fondo alla strada».

Detenevano le donne nel seminterrato trasformato in bunker, con porte di ferro che si aprivano solo da fuori. Il fatto che la polizia non si pronunci sulla convivenza fra i tre fratelli, lascia aperta ogni ipotesi: le hanno usate come schiave sessuali per dieci anni o c'è dell'altro? Fra la piccola folla di residenti del quartiere che si concentra a ridosso dei nastri gialli con cui la polizia ha circondato la casa biancastra, abbondano le donne. Gridano con rabbia contro «il pervertito fra noi» ma ce l'hanno anche con le sequestrate.

«Molte fra noi dubitano della storia del sequestro - dice una ragazza di nome Sabrina, 28 anni - perché era cosa nota che Gina DeJesus fosse la ragazza di Ariel Castro, uscivano assieme, a lui piacevano solo le portoricane». Vicino a lei, un'altra donna, che forse avrà 50 anni e non vuole dare il nome, aggiunge: «Guardate bene le ragazze, una è bianca, un'altra ispanica e la terza è metà-metà, le avevano prese per averle di tipi differenti». Come dire: i tre fratelli avevano creato con grande cura una sorta di bordello di famiglia.

LA BANDA DEL MERENGUE
Castro non mostrava nervosismo. «lo scorso anno mi ricordo che venne ad una veglia di quartiere per le ragazze rapite, accese pure una candela» ricorda John, il cuoco. Amos Lopez, che fa il barbiere ed è coperto di tatuaggi, aggiunge: «Ogni domenica Castro veniva con i figli a fare il barbecue in questo prato fra le nostre case, era taciturno ma sempre calmo, tranquillo». José Lois è un ex compagno di orchestra di Castro nel Grupo Fuego: «Suona bene il basso e gli piace il merengue».

CINQUE VILLAGGI RIVALI
Lopez è il testimone che ricorda come «nel 2004 ci fu un'ispezione comunale a casa Castro perché lui si era dimenticato un bambino su un bus, vennero, bussarono alla porta ma nessuno rispose, andarono via».

Per Moyett, il veterano, «i Castro qui si sentono al sicuro perché è la loro zona, molti dei portoricani vengono dal loro stesso villaggio di Yuaco, li rispettano». E poi aggiunge: «DeJesus era di un altro posto, San Lorenzo». Come dire: rapirono un'appartenente ad un'altra tribù portoricana. Ve ne sono altre tre nella zona: di Coamo, Ponce e Juanadia. Accomunate dalle origini ma divise da forti rivalità.

OMERTÀ
Il sindaco, Frank Jackson, ammette l'anomalia di un triplice sequestro durato un decennio, coordinato da un uomo che conosceva bene almeno una delle vittime, ed era vicino delle altre due. «In questi anni nessuno degli abitanti dell'area attorno a Seymour Avenue ha mai chiamato la polizia per denunciare qualsiasi tipo di anomalia» dice, sollevando il dubbio sull'omertà. Come se non bastasse la madre di Michelle Knight denunciò in ritardo il rapimento ed a lungo ha considerato la figlia «fuggita di casa» fino al punto da tradire una certa sorpresa per il ritrovamento.

Agenti Fbi in doppiopetto Dentro la Caribe Grocery ritratti di John F. Kennedy e Luiz Monoz Marin, primo governatore di Porto Rico, spiccano su pareti disseminate di foto di famiglia dei Castro. Gli agenti dell'Fbi, in doppiopetto blu e marrone a dispetto della temperatura estiva, interrogano schiere di parenti vicini e lontani.

Cercano di capire se i sequestratori hanno goduto di protezioni o complicità. E cercano indizi sulla quarta ragazza scomparsa, Ashley Summers, di cui non si hanno notizie dal luglio 2007, quando aveva 14 anni. Fuori dalla porta dello spaccio, un gruppo di anziani suggerisce che «la pista da seguire è quella della marijuana» perché Ariel Castrosarebbe in realtà «uno spacciatore che la vendeva ai giovani» grazie alla copertura dello scuolabus. Le tre ragazze sarebbero state sue «clienti» e, aggiunge uno dei presenti, «andarono volontariamente nella casa» da cui poi Castro decise di non farle uscire. Il mistero di Cleveland è solo alla prima puntata.


2 - CLEVELAND, IL GIORNO DOPO TUTTI «SAPEVANO» - ACCUSE ALLA POLIZIA: AVVISTAMENTI IGNORATI
Guido Olimpio per il "Corriere della Sera"

Il giorno dopo tutti «sapevano», tutti avevano segnalato qualcosa alla polizia. Con il passare delle ore, dopo la liberazione delle tre donne tenute in ostaggio a Cleveland, crescono le testimonianze. Difficile dire quanto siano attendibili. Ma a parte gli episodi specifici è convinzione di molti che la polizia non sembra aver fatto il suo dovere. O comunque ha sottovalutato indizi utili. Elementi che forse avrebbero potuto accorciare la prigionia di Michelle Knight, Gina DeJesus e di Amanda Berry con la sua figlioletta.

GLI ALTRI BAMBINI - Entro le prossime ore è previsto un primo lungo interrogatorio di Ariel Castro e dei suoi due fratelli, Pedro e Onil, accusati di aver sequestrato le ragazze tra il 2002 e il 2004. Gli agenti vogliono ricostruire la «macchina dell'orrore» messa in piedi dai tre. Fonti di stampa sostengono che oltre alla figlia di Amanda nella casa prigione di Seymour Avenue sarebbero nati altri bambini - forse cinque - e vi sarebbero stati 2 o tre aborti. Per ora sono voci che attendono conferme.

Così come i tanti presunti «avvistamenti» di questi ultimi anni e gli allarmi inascoltati. Le autorità sostengono che, al momento, nei loro archivi risultano solo tre «contatti» con Castro. Nel 1993 per una denuncia di aggressione da parte della moglie pestata a sangue da Ariel. Nel 2000, quando è lui stesso a chiamare il 113 per una rissa in strada. Poi nel 2004: in quest'occasione due ispettori si recano a casa dell'uomo per interrogarlo. Durante il suo turno di lavoro come autista di scuolabus si è «dimenticato» un bimbo. Gli agenti bussano alla porta ma nessuno risponde e se ne vanno.

GLI AVVISTAMENTI IGNORATI - Situazioni che, a sentire diverse persone del quartiere, sarebbero state frequenti. Nel 2011 una ragazza vede nel cortile della casa di Castro «una donna nuda camminare a quattro zampe». Parte una chiamata alla polizia che però non sarebbe intervenuta perché pensava ad uno scherzo. La scena - questa volta con tre donne tenute al collare - si sarebbe ripetuta qualche tempo dopo.

Nessuna conseguenza. Israel Lugo, un vicino del «mostro», sostiene che la sorella avrebbe scorto una donna e un bimbo dietro ad una finestra. Picchiavano sul vetro come se chiedessero aiuto. Di nuovo la polizia non agisce. Lo stesso Lugo racconta che un giorno sente dei rumori strani nella villetta e per questo avverte il posto di polizia. Arriva una pattuglia che guarda intorno ma si guarda bene dall'entrare.

AL PARCO CON LA BAMBINA - Ancora. Qualcuno ricorda che Ariel ogni tanto andava al parco giochi con una bambinetta e quando gli chiedevano chi fosse, replicava: è la figlia della mia ragazza. Il loquace Lugo, molto presente sulle tv, aggiunge che Castro parcheggiava spesso lo scuolabus davanti alla sua abitazione, scendeva con numerosi sacchetti di cibo comprato al fast-food, si tratteneva un po', quindi ripartiva. Il sospetto che stesse portando da mangiare alle sue donne-ostaggio.

GLI ERRORI DELLA POLIZIA - Si tratta di testimonianze a caldo che hanno bisogno di verifiche serie e che saranno condotte dall'Fbi. Le indagini dovranno innanzitutto svelare il mistero della lunga prigionia e capire come il terzetto sia riuscito a tenere le ragazze per così tanto tempo. Inoltre stanno esaminando anche l'eventuale legame con la vicenda di Ashley Summers, diciassettenne scomparsa nel luglio 2007 nello stesso quartiere delle altre rapite. Il secondo fronte dell'inchiesta non è meno delicato: dovrà invece accertare se la polizia di Cleveland non abbia commesso errori gravi.


3 - USA: RAPITE; FIGLIO 'ORCO' SCRISSE ARTICOLO SU VITTIMA
(ANSA) - Il figlio di Ariel Castro, l'aguzzino delle tre ragazze di Cleveland, scrisse un articolo sulla sparizione di una delle vittime del padre, Gina DeJesus. L'incredibile coincidenza risale al 2004, quando Antony Castro, questo il nome utilizzato dai media, all'epoca studente di giornalismo alla Bowling Green intervistò Nancy Ruiz, la madre della giovane appena sequestrata, all'epoca appena 14enne.

L'articolo uscì nel giugno di quell'anno sul Cleveland Plain Press, un mensile locale. E sempre a una tv locale, ieri sera, lo stesso Antony, ha confessato di essere rimasto scioccato dall'aver saputo che il padre fosse il sequestratore. Ariel Castro già da anni è divorziato, e il ragazzo vive con la madre.

4 - USA: CLEVELAND, "STA BENE E SORRIDE" LA PICCOLA NATA IN CATTIVITA
(AGI) - Sta bene, e' "felice e ha mangiato un ghiacciolo" la piccola di 6 anni, nata in cattivita' a Cleveland, in Ohio, durante la segregazione della madre, Amanda Berry, insieme a due altre giovani americane sparite da 10 anni. La bimba, il cui padre probabilmente e' uno dei tre ispanici che sono stati arrestati, si chiama Jocelyn.

"Sta alla grande, sembra felice, in salute e ha mangiato un ghiacciolo la scorsa notte", ha raccontato il vice capo della polizia di Cleveland, Ed Tomba. "Vedere la madre sorridere l'ha fatta sorridere". Secondo il portavoce dell'Fbi, Vichi Anderson, Jocelyn negli anni in cui era segregata e' stata 'scolarizzata' in casa dalla madre; un esame del Dna stabilira' a breve chi e' suo padre.

5 - USA: SEQUESTRATORE CLEVELAND ERA STATO INDAGATO PER RAPIMENTO MINORE
(Adnkronos) - La polizia di Cleveland nel 2004 aveva aperto un'indagine su Ariel Castro, il sequestratore delle tre donne che sarebbero state rapite in quel periodo andandolo a cercare proprio nella casa di Seymour Avenue in cui sono state tenute prigioniere per dieci anni Amanda Berry, Gina DeJesus e Michelle Knight. Gli agenti non lo trovarono, ma non tornarono piu' a cercarlo. Inoltre, i vicini avevano chiamato la polizia in altre due occasioni, dopo il rapimento delle ragazze, una volta perche' una donna nuda era stata vista camminare a carponi fuori da casa e un'altra quando si era sentito un urlo di donna particolarmente preoccupante proveniente dalla cantina: in nessuno di questi due casi la polizia era intervenuta.

Castro, che ha 52 anni, nel 2004 aveva guidato per ore lo scuolabus di cui era l'autista con un bambino che non aveva lasciato a scuola, dove avrebbe invece dovuto seguire un programma speciale per bambini con problemi dell'attenzione. Il provveditorato della citta' aveva denunciato l'episodio alla polizia, accusando Castro di rapimento e maltrattamento di minore. Castro si era rivolto al ragazzino urlando: ''sdraiati, cagna'' prima di scendere a pranzare a un fast food della catena Wendy.

Tornato sull'autobus, lo aveva guidato a lungo prima di riportare il ragazzino a casa, due ore dopo averlo prelevato. Avendo escluso la violenza sessuale, la polizia aveva chiuso il caso. Il provveditorato aveva sospeso Castro dal lavoro per 60 giorni. In altre tre occasioni l'uomo era stato oggetto di provvedimenti disciplinari, inclusa un'altra sospensione dal lavoro di 60 giorni per aver fatto un'inversione a U con lo scuolabus pieno di ragazzi in piena ora di punta. Per questi episodi, era stato licenziato nel novembre dello scorso anno.

6 - DONNE LIBERATE IN OHIO, OGGI INTERROGATORIO DEGLI ARRESTATI
(TMNews) - I tre uomini arrestati per il sequestro di tre donne, scomparse a Cleveland circa 10 anni fa e tornate libere ieri, saranno interrogati oggi e formalmente incriminati in serata. Lo ha annunciato la polizia di Cleveland, in Ohio. "Questa è solo la punta dell'iceberg. Questa indagine sarà molto lunga", ha detto alla Cnn il portavoce della polizia, Jennifer Ciaccia, rifiutandosi di confermare le notizie apparse sulla stampa, secondo cui le tre donne venivano tenute ammanettate in casa e avrebbero avuto diverse gravidanze.

Dopo la liberazione delle tre donne, la polizia ha arrestato tre fratelli, Ariel, Onil e Pedro Castro. Ariel è il proprietario della casa dove erano state segregate le donne, mentre i due fratelli vivevano altrove. I tre sospettati "dovrebbero essere chiamati a rispondere almeno di sequestro - ha precisato alla France presse Page Pate, avvocato penalista - quando gli inquirenti avranno finito di perquisire la casa potrebbero essere aggiunti nuovi capi di accusa".

 

ONIL CASTRO NILDA FIGUEROA LA MADRE DI ANTHONY CASTRO GINA DEJESUS IL SOSPETTO RAPITORE ARIEL CASTRO CON UNA EX FIDANZATA DAVANTI ALLA PORTA CHIUSA CHE CONDUCE AL SEMINTERRATO ANTHONY CASTRO FIGLIO DEL RAPITORE DI CLEVELAND MOSTRA FOTO DELLA MADRE ANTHONY CASTRO FIGLIO DEL RAPITORE DI CLEVELAND ARIEL CASTRO ANTHONY CASTRO FIGLIO DEL RAPITORE DI CLEVELAND ANTHONY CASTRO E IL PADRE DAVANTI ALLA PORTA CHIUSA CHE CONDUCE AL SEMINTERRATO NEL ANTHONY CASTRO FIGLIO DEL RAPITORE DI CLEVELAND AMANDA BERRY LA CASA DEL RAPIMENTO A CLEVELAND PEDRO CASTRO E IL NIPOTE IN UNA FOTO DI FAMIGLIA DEGLI ANNI NOVANTA PEDRO CASTRO AMANDA BERRY CON LA FIGLIA