DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Paola Zanca per il "Fatto quotidiano"
Avevano talmente paura di non eleggere nessuno, che in commissione Difesa hanno votato lo stesso nome sia come vicepresidente che come segretario. Così, Massimo Artini si è ritrovato con due cariche in tasca, ovviamente ha scelto la prima e oggi bisognerà fare una nuova votazione per trovare il segretario mancante. La strategia non è esattamente di casa tra i Cinque Stelle. Presi dal terrore di rimanere tagliati fuori, ieri hanno fatto imbestialire i "colleghi" dell'opposizione.
"Si sono presi tutto - tuona Gennaro Migliore - Si sono accaparrati tutte e 28 le poltrone", dice il capogruppo alla Camera di Sel: "Noi abbiamo votato scheda bianca perché non siamo affetti da poltronismo". Così, anche il tanto atteso primo giorno di commissioni è finito a colpi di post. I grillini accusati di aver "rifiutato" ogni "accordo tra le opposizioni", incapaci di "capire che costringere la maggioranza a dire no a due forze piuttosto che a una è politicamente più rilevante" (ancora Sel, Nicola Fratoianni).
Loro che rispondono stizziti dalle critiche dei vecchi alleati del Pd: "Cosa direste se in un girone di campionato le squadre scegliessero di giocare contro una squadra composta dalle loro stesse riserve? L'opposizione - dice Crimi - è quella uscita dalle urne e dalla legge elettorale".
Eppure, è lo stesso Crimi che poche ore prima, al Senato, ha dovuto discutere con alcuni dei suoi colleghi più oltranzisti. Quelli convinti che si debba andare avanti dritti per la propria strada, a qualsiasi prezzo.
Stavolta, però, la linea dura non è passata: tant'è che in commissione Giustizia, di fronte allo spettro di Francesco Nitto Palma e all'ipotesi di un nome alternativo come Felice Casson, i Cinque Stelle hanno deciso di votare scheda bianca. "Sono quei casi che smuoverebbero la coscienza di chiunque - spiega un senatore - Certo se poi vedo come si è comportato il Pd con La Russa mi passa la voglia...".
Il finale si vedrà oggi. Nel frattempo i grillini hanno fatto l'en plein: oltre ad Artini, ci sono altri 6 vicepresidenti alla Camera e altri sette al Senato. Tutti, precisano, rifiuteranno le indennità aggiuntive: al Senato, fanno sapere, si risparmieranno circa 150 mila euro l'anno. Hanno fatto i conti in fretta, perché c'è da placare la polemica sulla diaria da restituire.
Tra i parlamentari c'è un discreto malumore: chi non ha ancora prelevato nemmeno un centesimo dal conto, terrorizzato dalla faccenda, chi invece denuncia l'esistenza di un "direttorio", un gruppo di pressione al lavoro per riportare all'ovile i riottosi che non vogliono restituire i soldi che avanzano.
Grillo arriverà domani, la strigliata agli eletti è assicurata, l'arrivo di Casaleggio invece no. Ora in Parlamento la partita si sposta sulle commissioni di garanzia. Al Copasir i Cinque Stelle vogliono Vito Crimi, alla Vigilanza Rai Roberto Fico.
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