FLASH! - AVVISATE CASTAGNA, GIORGETTI, FAZZOLARI, MILLERI E CALTAGIRONE: UNICREDIT PASSA ALL'AZIONE …
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
Nelle ricerche su Google del 2020 la parola «Pornhub» è comparsa più volte di «coronavirus» o «Trump». Pornhub , RedTube e YouPorn sono stabilmente tra i siti più visti al mondo, con più di 140 milioni di visitatori ogni giorno. I tre siti fanno capo a una società canadese, ma con sede legale in Lussemburgo. Si chiama MindGeek e nel 2018 ha realizzato un giro d'affari pari a 460 milioni di dollari. Ma qui si spegne la luce, come hanno potuto verificare i media americani, dopo che Nikolas Kristof, editorialista e Premio Pulitzer del New York Times , ha sollevato il caso di video raccapriccianti, abusi sessuali su ragazze minorenni, comparse su Pornhub.
Per il momento nessuno sa a chi chiederne conto. Secondo il Financial Times il proprietario della MindGeek sarebbe il misterioso canadese Bernard Bergemar, un ex distributore di prodotti porno. Il quotidiano britannico non produce documenti, ma cita «diverse fonti vicino alla società». L'uscita di Kristof, però, ha avuto un effetto immediato.
Visa e Mastercard hanno deciso di sospendere il servizio di pagamento per le offerte «premium» dei siti, visto che la gran parte dei video è scaricabile gratuitamente. Pornhub ha risposto rimuovendo circa 5 milioni di clip: erano oltre 8 milioni prima dell' articolo del New York Times; ieri sera, alle 20,30, il contatore era sceso a 2,9 milioni.
La piattaforma funziona come quella di un qualsiasi social: l'utente si registra, apre una pagina e ci carica quello che vuole. È uno strumento molto usato dagli attori e delle attrici del settore, ma anche da una sterminata platea di falsi account: incontrollabile. Ci spiega Massimo Bonera, 54 anni, uno dei più noti esperti italiani del mondo hard, ex direttore artistico di Mi-Sex: «Pornhub carica ogni giorno 500-700 video, ma non ha le forze per controllarli uno per uno, sequenza per sequenza, come andrebbe fatto». Scrive ancora il Financial Times che il sito può contare «su un paio di dozzine» di «moderatori», contro i 10 mila, per esempio, di YouTube.
Non è casuale. Anzi, questo è stato il segreto del successo travolgente del modello Pornhub. E Bergemar è stato tra i primi a intuirlo. Racconta ancora Bonera: «Tutto è cominciato agli inizi degli anni Duemila. All' epoca la distribuzione del porno era molto segmentata. Ogni Paese aveva i suoi operatori. Bergemar e altri capirono, invece, le potenzialità di Internet e iniziarono a pubblicare gratuitamente contenuti presi da altre produzioni. Senza contratti, senza liberatorie, senza pagare nessuno».
È l'inizio di un'avventura imprenditoriale selvaggia, segnata da scontri furibondi e cause giudiziarie tra i vecchi distributori e i pionieri dell'hard on line. Ma lo sviluppo tecnologico è implacabile. Lo capiscono, naturalmente, anche le grandi banche come J.P Morgan, le società finanziarie come Fortress Investment Group o persino i fondi universitari, come quello della Cornell University. Il Financial Times annota che «125 investitori» prestano soldi alla MindGeek.
Il mercato cambia radicalmente. Su Internet si forma un oligopolio, dominato da PornHub e pochi altri siti come Xvideos e LegalPorn. Gli outsider di venti anni fa sono ora i padroni dell' audience e quindi della raccolta pubblicitaria. Osserva Bonera: «Il sito di una casa di produzione storica come la californiana EvilAngel, che tra l' altro ha l' esclusiva dei film di Rocco Siffredi negli Stati Uniti, ottiene un milione di visualizzazioni. Non c' è partita con i 140 milioni di Pornhub».
Così tutti ora postano spezzoni di film sulla vetrina di Bergemar, la più vista, in cambio di un semplice il link al filmato completo. Ma con gli anni è esploso anche il fenomeno delle riprese amatoriali, sostanzialmente fuori controllo. Il 16 dicembre i senatori repubblicani Josh Hawley (Missouri), Joni Ernst, (Iowa), Thom Tillis, (North Carolina) e la democratica Maggie Hassan, (New Hampshire), hanno depositato un progetto di legge per disciplinare il traffico del porno-web e dare sostegno alle vittime di abusi sessuali e scene violente. Il 17 dicembre anche il premier canadese Justin Trudeau ha promesso di intervenire.
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