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LIRIO ABBATE per espresso.repubblica.it
È a Londra che Massimo Carminati, l'”uomo nero”, capo di mafia Capitale, ha nascosto la sua cassaforte. È l'ipotesi avanzata dagli investigatori che hanno indagato sui suoi viaggi nella City effettuati nel 2012. Carminati, condannato in primo grado a vent'anni di carcere, è attualmente sotto processo davanti ai giudici della corte d'appello e la sentenza è prevista per l'11 settembre.
Adesso per la prima volta si vede nei filmati registrati dalla polizia inglese il giro di Carminati a Londra, dove si è recato sei anni fa con Fabrizio Testa, all'epoca consigliere dell'Enav e coinvolto anche lui in mafia Capitale. Due viaggi effettuati ad aprile e settembre 2012. E nella City Carminati ha incontrato un latitante italiano, Vittorio Spadavecchia, ex appartenente ai Nar, rifugiatosi a Londra molti anni fa per sfuggire all’esecuzione di una condanna inflittagli in Italia.
In occasione dei due viaggi “er Cecato” e Testa avevano viaggiato separatamente, avevano preso voli aerei diversi, ma si erano poi dati appuntamento a Londra, come accertato dalla polizia inglese e gli esiti di questo pedinamento sono stati prodotti dalla procura durante il dibattimento.
Gli investigatori apprendono dalle intercettazioni che Carminati vuole investire capitali a Londra, dove vuole anche acquistare una casa nel quartiere di Notthing Hill e inserire in alcune attività economiche il figlio, grazie agli amici che hanno trovato “riparo” nella City.
Il capo di “mafia Capitale” per muoversi a Londra si appoggia dunque a due vecchi amici e compagni di battaglie: Vittorio Spadavecchia e Stefano Tiraboschi. Entrambi già militanti in gruppi neofascisti attivi negli anni Settanta. I loro nomi ritornano nelle intercettazioni dell’inchiesta su mafia Capitale ogni volta che si parla del forziere inglese. Nei quasi quarant’anni che hanno passato nella capitale britannica, i due hanno dimostrato talento per gli affari e una coriacea resistenza alle rogatorie avviate dai magistrati della procura di Roma.
Spadavecchia sbarca a Londra nell’agosto del 1982. Non aveva idea, ha dichiarato, che la legge italiana lo ritenesse un fuggitivo. Eppure un sospetto avrebbe dovuto averlo, visto che neppure due mesi prima a Roma aveva assaltato, con un gruppo di camerati, la sede dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina di cui era presidente Arafat.
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