
DAGOREPORT- SE IN RAI SI BALLA LA RUMBA, IN MEDIASET IMPAZZA UN ISTERICO ‘’BALLO DI SAN VITO’’ -…
NETANYAHU HA RICEVUTO SOLDI DAL QATAR? COME HA COSTRUITO IL SUO IMPERO FINANZIARIO? L'EX AGENTE DEL MOSSAD, UDI LEVI, PUNTA IL DITO CONTRO “BIBI”, ACCUSANDO ISRAELE DI AVER INSABBIATO TUTTE LE INDAGINI SUL PREMIER: A FINIRE NEL MIRINO SAREBBERO DUE LETTERE COMPROMETTENTI, DEL 2012 E DEL 2018, DAL QUALE EMERGONO DUE FINANZIAMENTI DA PARTE DELLA MONARCHIA QATARINA, DI 15 E 50 MILIONI DI DOLLARI PER LE CAMPAGNE DI NETANYAHU - MA C’È DI PIÙ: SOTTO LA LENTE DI INGRANDIMENTO C'È IL CONTO IN BANCA DEL PREMIER CHE POTREBBE ESSERSI ARRICCHITO GRAZIE ALLE CRIPTOVALUTE - IL RUOLO DEL COGNATO…
Estratto dell'articolo di Federico Fubini per www.corriere.it
Il 9 settembre Israele ha eseguito un bombardamento aereo sul territorio del Qatar. […] Sulle prime non era chiaro il bilancio dell’attacco (che si rivelerà poi in buona parte fallito) ma, quando gli aerei di Israele sono ancora sulla via del ritorno, Benyamin Netanyahu rivendica già l’intervento. […]
Perché Israele se la intesta
Anche questo è inusuale. Di rado Israele si intesta esplicitamente azioni in Paesi terzi volte a eliminare i propri nemici, anche quando le impronte digitali sono evidenti. […]
La via d’uscita diplomatica
Tutta questa ambiguità ha una funzione: facilita una via d’uscita diplomatica, riducendo i rischi di ritorsioni da parte dei Paesi colpiti. Sul Qatar invece Netanyahu sembra voler mettere la firma. Si direbbe quasi che tenga a mostrare al mondo di avere le mani libere nel colpire un obiettivo in quel Paese, anche se gli Stati Uniti vi mantengono la loro più vasta base militare in Medio Oriente. Perché? […]
La sfiducia verso il direttore dello Shin Bet
SFOLLATI A VENEZIA - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA
Proprio negli ultimi mesi Netanyahu stesso ha sfiduciato e sostituito il direttore dello Shin Bet, Ronen Bar, dopo che il servizio segreto interno aveva iniziato un’indagine su sospetti rapporti del Qatar con due stretti collaboratori del primo ministro stesso: Eli Feldstein e Yonatan Urich; quest’ultimo è stato accusato in un’inchiesta in corso anche di aver ricevuto del denaro. Il rapporto di Netanyahu con il Qatar è dunque sicuramente complesso. Vediamo.
L’emiro di Hamas
Senza il ruolo di Doha, non si comprendono né la crescita del potere politico-militare di Hamas a Gaza né il 7 ottobre 2023. Questo emirato alleato degli Stati Uniti nel Golfo, dotato delle terze più vaste riserve di gas naturale al mondo, dell’ottavo più grande fondo sovrano con un patrimonio di 557 miliardi di dollari, con una popolazione nazionale di appena 400 mila abitanti più 2,7 milioni di immigrati spesso in condizioni schiavistiche, è decisivo in Medio Oriente. Si presenta spesso come un mediatore indispensabile, ma per decenni ha finanziato il radicamento di Hamas nella Striscia.
L’unità del Mossad per l’intelligence finanziaria
I suoi pagamenti a Hamas stessa e alla Jihad islamica – anche a Gaza – hanno spinto nel 2017 l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti a rompere con Doha. Intanto però i fondi dell’emirato sono diventati fondamentali soprattutto dopo che, durante lo scorso decennio, l’Autorità nazionale palestinese con base in Cisgiordania aveva ridotto e poi cessato l’invio di fondi a Hamas a Gaza a causa del suo estremismo e dei suoi metodi violenti.
benjamin netanyahu - offensiva militare su Gaza City
Già negli anni ’90 il Qatar assicurava a Gaza flussi di 100-150 milioni di dollari all’anno, fino a quando Israele prende le prime contromisure: nel 2002 si forma una nuova unità del Mossad «per la guerra economica e l’intelligence finanziaria».
A capo della struttura Udi Levi
Molto presto il direttore del Mossad di allora, Meir Dagan, mette a capo di quella struttura un agente reclutato dall’esercito di nome Udi Levi. Levi resterà alla guida dell’unità per la guerra economica e l’intelligence finanziaria fino all’anno prima del suo scioglimento, avvenuto nel 2017 durante un governo di Netanyahu. Oggi questo ex agente dell’intelligence finanziaria collabora con i governi e i procuratori di vari Paesi nel mondo e in Israele la sua voce è diventata la più netta nel chiedere un’indagine sui rapporti finanziari fra lo stesso primo ministro (insieme alla sua famiglia) e il Qatar.
I rapporti di Netanyahu col Qatar
Levi non mi ha rilasciato alcuna dichiarazione, ma non è difficile ricostruire quel che sta dicendo da mesi sulla base di due dei suoi interventi pubblici: un’intervista di inizio aprile ad una radio rilasciata subito dopo l’attacco di Netanyahu a Ronen Bar, il capo dello Shin Bet che indagava sulle connessioni con il Qatar dei collaboratori del premier; e l’intervento in un podcast uscito proprio nel giorno dell’attacco su Doha una decina di giorni fa.
L'intelligence finanziaria
BIN SALMAN CONTRO L'ATTACCO DI ISRAELE IN QATAR
Dice Udi Levi il 9 settembre scorso: «Lei mi chiede se ci sono prove che qualcuno nella famiglia di Netanyahu abbia ricevuto denaro dal Qatar? È difficile per me dirglielo oggi, dunque parlo di qualcosa di diverso: si può controllare se c’è una partnership in qualche progetto? Se c’è qualche investimento? E in quale azienda? Ci sono molti aspetti in questa storia».
E ancora: «Non ho ricevuto alcuna querela (per le dichiarazioni su Netanyahu e il Qatar, ndr.). Se mi vogliono portare in tribunale, non c’è problema. Sono sicuro che il primo ministro (Netanyahu, ndr.) capisce che dovrò mettere sul tavolo tutto quello che so in mia difesa. Non so se sarebbe saggio».
Impossibile condurre un’indagine contro Netanyahu
Nell’intervista di aprile questo ex investigatore finanziario del Mossad aveva espresso le ragioni della propria frustrazione: il fatto che ogni indagine su possibili finanziamenti impropri sembri non andare avanti in Israele come – secondo lui – dovrebbe. […] Udi Levi – così come altri ex uomini dell’intelligence quali Ygal Carmon – non sta accusando Netanyahu di essersi lasciato corrompere dal Qatar.
Sta però chiedendo un’inchiesta approfondita e indipendente per verificare questo e altri aspetti collegati. Comunque vada, essa potrebbe far luce sulle origini della guerra a Gaza e sul modo in cui il primo ministro la sta conducendo.
CHEESE GIORDANIA - BENJAMIN NETANYAHU - MEME BY EMILIANO CARLI
Netanyahu permette che il Qatar finanzi Hamas a Gaza
La tensione attorno a questo tema in realtà inizia ad accumularsi, al più tardi, nel 2012. In quell’anno Netanyahu, quale primo ministro, decide di permettere che il Qatar finanzi il governo di Hamas a Gaza con trasferimenti di fondi tramite il sistema bancario e, dal 2018, persino spedendo valigette piene di contante.
La motivazione fornita dal premier è che, lasciata senza risorse, Gaza sarebbe sprofondata nel caos e gli attacchi terroristici o il fuoco dei lanciamissili sarebbero ripresi con più intensità. Uomini come Udi Levi, che da un decennio combattono il finanziamento di Hamas, si sentono traditi.
«Raven»: le carte rubate
Si riferisce però allo stesso 2012 anche un documento che sembrerebbe far riferimento a una presunta azione del Qatar per finanziare con 15 milioni di dollari la campagna elettorale che Netanyahu stava affrontando. Ne ho scritto un paio di anni fa, si tratta del «Raven Project».
Di cosa si tratta? In quegli anni il governo degli Emirati Arabi Uniti arruola un’impresa di hacker ed esperti informatici fuoriusciti dalla National Security Agency americana. L’azienda, DarkMatter Group, prende di mira i sistemi digitali di Turchia, Francia, Yemen, Iran, Qatar, Libano e Israele.
L’inchiesta degli Emirati e la scoperta del finanziamento a Netanyahu
Il sovrano degli Emirati Arabi punta a prendere possesso di documenti compromettenti dei governi della regione, in modo da rafforzare il proprio potere negoziale nei loro confronti. Dal Qatar saltano fuori (se sono autentiche) due lettere.
benjamin netanyahu Bezalel Smotrich
La prima è del 2012: in essa il ministro delle Finanze del Qatar Yousef Husain Kamal sembra scrivere al premier Hamad Bin Jassim Bin Jabr Al-Thani per un presunto finanziamento da 15 milioni di dollari «al signor Benjamin Netanyahu, capo del Likud (...) come partecipazione nel sostegno nella prossima campagna elettorale (...) secondo la direttiva di Vostra Altezza di ritirare questa allocazione e fornirla in contanti al servizio di sicurezza dello Stato».
I fondi per le campagne elettorali di Netanyahu
La seconda è datata al 2018, firmata dal ministro delle Finanze dell’epoca Ali Shareef Al Emadi, per Khalid Bin Khalifa Al Thani, capo dello staff dell’emiro Tamim bin Hamad Al Thani. In questo caso si parla di un presunto «rapido sostegno finanziario a Sua Eccellenza Benjamin Netanyahu» per 50 milioni di dollari. I fondi, secondo le accuse, sarebbero stati allestiti per le campagne di Netanyahu nelle elezioni del 2013 e 2019.
VETERANI PROTESTANO CONTRO BENJAMIN NETANYAHU
L'indagine mai fatta
Commenta oggi Udi Levi, l’ex investigatore finanziario del Mossad: «Su quei documenti si è indagato in giro per il mondo ma qui in Israele qualcuno, non so chi, ha deciso di non farlo. Non li hanno controllati e hanno immediatamente deciso che erano falsi (…). Nessuno ha mai contattato l’azienda (DarkMatter Group, ndr.) per chiedere cosa ne pensasse».
Come ha costruito il suo impero economico Netanyahu
E ancora, sempre Udi Levi: «Il secondo punto che va controllato» riguarda «l’intero impero economico che la famiglia Netanyahu ha costruito. C’è abbastanza informazione, un sacco di informazione su questo impero economico. Bisogna trovare la fonte del denaro, nessuno ha mai fatto un’indagine su questo. Nessuno ha mai verificato che ruolo ha Amartzia Ben-Artzi (il fratello della moglie di Netanyahu, Sara, ndr.); lui è fra i maggiori esperti di piattaforme finanziarie per criptovalute».
Udi Levi parla poi del rapporto stretto a Porto Rico da Yair Netanyahu, figlio del premier, con l’attore e tycoon delle cryptovalute Brock Pierce. «C’è un sacco di informazione che punta ai fondi e ai fondi in cripto» che «di nuovo, nessuno ha verificato».
NETANYAHU INCONTRA I GIORNALISTI - 2
Come ha avuto centinaia di milioni di dollari?
Afferma Udi Levi nel suo podcast di pochi giorni fa: «Non può essere che una persona dichiari un certo salario e all’improvviso sul suo conto in banca scopri centinaia di milioni di dollari. […]».
[…]
Guerra e alleati
Nei prossimi giorni Udi Levi presenterà i suoi argomenti in tribunale, a propria tutela, anche se Netanyahu ha annunciato da tempo ma non ancora avviato – a quanto noto fino a ieri sera – una querela contro di lui. Il premier nega con forza di aver mai ricevuto fondi dal Qatar o da altri finanziatori occulti. Oggi i procedimenti aperti contro di lui in tribunale riguardano accuse meno gravi: la maggiore è di aver ricevuto 192 mila dollari da due uomini d’affari israeliani. Anch'esse, come quelle sul Qatar, non sono dimostrate.
[…]
Il cambio allo Shin Bet
Quanto a Netanyahu, ha sostituito Ronen Bar allo Shin Bet con il fedelissimo David Zini. Da lui non avrà grattacapi. Il leader pensava che il patto implicito con il Qatar avrebbe addomesticato Hamas con il denaro degli emiri e si è lasciato prendere di sorpresa il 7 ottobre 2023. Ma ora Netanyahu sa che, finché Israele sarà in guerra, le inchieste su di lui e voci come quella di Udi Levi - corrette o meno - saranno affogate dal rumore delle armi.
NETANYAHU INCONTRA I GIORNALISTI - 1
Il prezzo è la sua alleanza indissolubile con l’estrema destra messianica e razzista che vuole solo l’espulsione dei palestinesi con la violenza da Gaza e dalla Cisgiordania. […]
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