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Meo Ponte per "la Repubblica"
Nina De Chiffre, la studentessa milanese di 20 anni, immortalata mentre baciava un poliziotto che presidiava la manifestazione No-Tav a Susa il 16 novembre scorso, lo aveva in qualche modo previsto. «Preferisco essere perseguita legalmente piuttosto che vedere il mio bacio interpretato come un gesto di pace. Era un gesto di disgusto verso le forze dell'ordine e così voglio che sia intepretato.... ».
Ieri è stata accontentata. Franco Maccari, il segretario nazionale del Coisp, sindacato indipendente di polizia, ha annunciato di aver presentato una denuncia contro di lei. «Un esposto-denuncia alla Procura di Torino - precisa Maccari perché in quel gesto a mio avviso si ravvisano almeno due reati: quello di oltraggio a pubblico ufficiale, naturalmente, ma anche quello di violenza sessuale. Se si bacia una persona contro la sua volontà non ci sono dubbi, si tratta di una violenza...».
La Procura della Repubblica di Torino stava però già valutando l'ipotesi di aprire un fascicolo sull'episodio. Soprattutto dopo aver letto le dichiarazioni della studentessa milanese. «Aspettavamo i rapporti della Digos - ammette il procuratore aggiunto Sandro Ausiello - e ora leggeremo questo esposto-denuncia».
La vicenda risale al 16 novembre scorso e fu in principio molto equivocata. In quell'occasione fotografi e telecamere immortalarono una ragazza che baciava il poliziotto. E il bacio, in un primo tempo, fu interpretato come un gesto di distensione.
Immediatamente dopo però alcuni rappresentanti del Movimento reagirono a questa indignazione. «Quell'immagine non rappresenta nulla» spiegò Lele Rizzo, presidente del Comitato di Lotta di Bussoleno. E tante furono le critiche da parte degli attivisti No Tav che Nina De Chiffre dovette spiegare su Facebook le ragioni di quel bacio.
«à sempre molto divertente vedere come vengono reinterpretate le fotografie. La ragazza in questione sono io. Stavo pigliando per il culo una schiera di poliziotti in tenuta antisommossa che ci impedivano la strada. Nessun messaggio di pace, anzi quei porci li appenderei solo a testa in giù dopo quello che è successo a Marta, compagna molestata e picchiata...».
Poi, in un'intervista a Repubblica rincarò la dose: «Ho scelto di provocarlo, come farebbe una sex worker sapendo che non poteva reagire. Gli ho anche leccato la visiera, poi mi sono bagnata le dita e gli ho toccato le labbra».
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