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le nomination del 2021 confermano che le nuove regole di inclusione per attori attrici neri, asiatici, mussulmani e i temi importanti socialmente dilagano.
Marco Giusti per Dagospia
Tutto come previsto o quasi. Netflix domina la corsa agli Oscar del 2021 con 35 nominations contro le 24 di un anno fa. Di queste ben dieci sono per “Mank” di David Fincher e sei per “The Trial of The Chicago 7” di Aaron Sorkin, mentre la rivale Amazon compete con 11 nominations, sei per l’ottimo “Sound of Metal” di Darius Marder, tre per “One Night in Miami” di Regina King e due per “Borat2”.
Difficile dire se “Mank” di David Fincher, col suo sontuoso bianco e nero, un grande Gary Oldman come Herman Mankiewicz, lo sceneggiatore di “Quarto potere”, possa vincere miglior film, o regia, o protagonista.
Anche perché il film non piace a tutti, soprattutto ai vecchi ultracinefili ma agguerriti fan di Orson Welles. Ma intanto, grazie soprattutto a “Mank”, Netflix in piena pandemia incassa uno status degno della Metro Goldwyn Mayer o della Warner Bros dei tempi d’oro. Sei nomination ciascuno, invece, per altrettanti sei film, “The Trial of the Chicago 7” di Aaron Sorkin, “Sound of Metal” di Darius Marder,” “Nomadland” di Chloe Zhao, “Minari” di Lee Isaac Chung, “Judas and the Black Messiah” e “The Father”.
Fra questi “Nomadland” di Chloe Zhao parte favoritissimo per i premi maggiori, regia e miglior film, magari anche per Frances McDormand protagonista. E’ già di fatto un supertrionfo, alla faccia di Cannes, per il Festival di Venezia, che gli ha dato il Leone d’Oro e per il direttore Alberto Barbera che ha lanciato Chloe Zhao, candidata, oltre che per la regia, per la sceneggiatura e il montaggio.
Ben otto titoli si divino la nomination per il miglior film, “Mank”, “Minari”, Sound of Metal”, “The Trial og Chicago 7”, Nomadland”, “The Father” di David Parfitt e “Judas and the Black Messiah” di Shaka King. Detto questo, le nomination del 2021 confermano che le nuove regole di inclusione per attori attrici neri, asiatici, mussulmani e i temi importanti socialmente dilagano.
andrea day in the united states vs. billie holliday
Fra le cinque nominations alla regia, per la prima volta, troviamo due donne, cioè Chloe Zhao per “Nomadland” e Emerald Fennell per “Promising Young Woman”. In un secolo o quasi ricordiamo che solo altre cinque donne (e bianche) sono state nominate come miglior regista per l’Oscar , Lina Wertmuller, Jane Campion, Sofia Coppola, Greta Gerwick e Kathryn Bigelow, l’unica che lo abbia davvero vinto. Gli altri registi candidati alla regia sono il coreano-anericano Lee Isaac Chung per “Minari”, David Fincher per “Mank” e il danese Thomas Vintenberg per “Un altro giro”, fresco di Golden Globes e di Césars.
viola davis in ma rainey’s black bottom
Fra le cinque migliori attrici due sono nere, la potente Viola Davis per “Ma Rainey’s Black Bottom” e Andrea Day per “The United States vs. Billie Holliday”. Se la vedranno con Carey Mulligan per “Promising Young Woman”, Vanessa Kirby per “Piece of Woman” e la potente Frances McDormand per “Nomadland”. Lo scontro sarà quindi, si presume, tra Viola Davis e Frances McDormand.
Fra i cinque migliori attori in gara troviamo lo scomparso Chadwick Boseman di “Ma Rainey’s Black Bottom”, il coreano Steven Yuen per “Minari”, il mussulmano Riz Ahmed per “Sound of Music” oltre ai due grandi favoriti, gli inglesi Gary Oldman” per “Mank” e Anthony Hopkins per “The Father”.
Tra i non protagonisti si segnalano Sacha Baron Cohen” per “The Trial of the Chicago 7”, Roger Bumpass come il polipo di “The Spongebob Movie: Sponge on the Run”, Leslie Odom Jr com Sam Cooke in “One Night in Miami”, Paul Raci in “Sound of Metal”, e Lakeith Stanfield in “Judas and the Black messiah”.
Tra le non protagoniste, invece, Maria Bakalova per “Borat2”, Olivia Colman per “The Father”, Amanda Seyfried per “Mank”, Younn Yuh-jung per “Minari” e Glenn Close per la mamma rustichella nel terribile “Hillbilly Elegy” di Ron Howard Incredibilmente Glenn Close riceve oltre alla nomination degli Oscar anche quella dei Razzie, cioè dei film più brutti, per lo stesso ruolo.
Trionfo per Trent Reznor e Atticus Ross candidati alla miglior musica sia per “Mank” che per “Soul”.
Ai film italiani solo contentini. Miglior canzone, a Laura Pausini, per “La vita davanti a sé” di Sophia Loren e di suo figlio Edoardo Ponti. No, non è un capolavoro. Miglior costumi a Massimo Cantini Parrini per “Pinocchio” di Matteo Garrone, e se la vedrà coi costumi favolosi di Ann Roth per “Ma Rainey’s Black Bottom”. “Pinocchio” ha una nomination anche per trucco a parrucco, a Dalia Colli e Francesco Pegoretti.
Non entra in cinquina per il miglior documentario “Notturno” di Gianfranco Rosi, lasciando spazio a Collective” , “Crip Camp” , “The Mole Agent”, “My Octopus Teacher”, “Time”.
Tra i cartoni animati si segnalano le nomination di “Soul” e “Onward” della Pixar a “Over the Moon”, “A Shaun Movie: Farmageddon”, oltre a quelle agli irlandesi Tomm Moore e Ross Stewart per il loro "Wolfwalkers".
sophia loren edoardo ponti la vita davanti a se
Per il miglior film straniero sono in gara “Un altro giro” di Thomas Vintenberg, “Better Days” di Derek Tsang, il rumeno “Collectiv” di Alexander Nanau, “The Man Who Sold His Skin” di Kauther Ben Hania e “Quo Vadis, Aida?” di Jasmila Zbanic, Gli ultimi due sono passati a Orizzonti a Venezia.
Mezzo disastro per “Tenet” di Christopher Nolan, e “News Fron the World” di Paul Greengrass, parecchio snobbati. Ci risentiamo il 25 aprile per le consegne dei premi.
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