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Andrea Pasqualetto per "la Stampa"
C'è la storia tribolata di Aldo, tre anni, partito nel 2019 con la mamma ucraina per Kiev e mai più tornato, lasciando a Napoli un padre disperato: «Quando sono andato da lei mi ha chiesto 1.000 euro al mese e la rinuncia a vederlo fino ai 12 anni»; c'è quella a lieto fine di Alì, anche lui di 3 anni, portato nel 2013 dal padre marocchino in qualche scuola coranica di Rabat e tornato nel 2019 a Messina dove ha riabbracciato la madre; c'è Alvin, rapito quando aveva 6 anni dalla mamma siriana diventata combattente Isis e riconsegnato cinque anni dopo al padre in Brianza;
e c'è la vicenda che più fa sospirare gli uomini della divisione minori dell'Interpol: Chantal, uno scricciolo che non stava ancora in piedi quando mamma Klaudia l'ha portata in Ungheria per una breve vacanza. Sono passati quasi dieci anni e suo padre Andrea, ex compagno di Klaudia, non l'ha più rivista: «Da allora non c'è stato un solo giorno in cui non abbia pensato alla mia bambina. Da quando cioè chi dice di amarla ha deciso che non merita l'amore di suo padre».
Sono solo alcuni dei drammi familiari italiani che vedono per protagonisti inconsapevoli i bambini contesi e portati all'estero da un genitore sottraendoli all'altro. Per la verità nella stragrande maggioranza dei casi ad andarsene con i figli sono le madri, per cui di fatto in Italia c'è un piccolo esercito di padri che lotta per rivedere i propri bambini. Secondo gli ultimi dati sfornati dal ministero della Giustizia, dipartimento per la giustizia minorile, dal 2000 al 2020 le vicende trattate sono state 2.210 e circa nove volte su dieci (1.930) hanno riguardato una madre andata via con uno o più figli. In tutto i bimbi sottratti sono stati 2.794, mediamente uno ogni tre giorni (157 nel solo 2020).
I numeri, che si riferiscono alle istanze di ritorno presentate in genere da uno dei genitori, vanno peraltro intesi per difetto, perché alla statistica sfuggono i casi che non possano attraverso l'Autorità centrale italiana creata nel 1994 al ministero della Giustizia. Era l'anno in cui l'Italia aveva reso effettiva la convenzione dell'Aia del 1980 sulla sottrazione internazionale di minori che li tutela dall'allontanamento dalla loro residenza abituale per essere trasferiti all'estero in violazione del diritto di affidamento. Stiamo parlando di mezzo mondo: 64 Paesi. In testa alla lista, con grande distacco sugli altri, la Romania: 334 casi.
Molto presente l'Europa dell'Est, Polonia, Ucraina, Ungheria, Repubblica Ceca. Ma non manca l'Occidente: Germania (191) e Stati Uniti (151) su tutti. Israele, dove è esplosa la vicenda del piccolo Eitan, è stato interessato da otto sottrazioni. Come si sono risolti questi casi? Quanti figli cioè sono effettivamente tornati in Italia? L'analisi qui prende in considerazione solo 10 anni, dal 2010 al 2020.
A fronte di 1.773 minori sottratti ne sono rientrati 435: 198 per ordine dell'autorità giudiziaria, 180 perché l'adulto ha deciso di riportare il minore volontariamente a casa e il resto seguito a un accordo fra i genitori. In ogni caso tutti i fascicoli aperti nel 2010 e nel 2011 sono stati in qualche modo archiviati. Dei 119 del 2012 ne è rimasto uno solo in piedi, quello della piccola Chantal. Sulla madre pende una condanna a 4 anni di reclusione per sottrazione di minore del Tribunale di Padova.
Di lei si è occupato anche Matteo Salvini quando era ministro dell'Interno e aveva sollecitato sulla vicenda il premier ungherese Viktor Orbán. Il padre, Andrea Tonello, ci ha provato mille volte a cercarla, da solo, con l'avvocato italiano, con quello ungherese, con un investigatore privato, travestendosi da barbone, mettendo una taglia. Pur di rivederla, anche solo in video, ha rinunciato al rimpatrio offrendo il mantenimento in Ungheria fino ai 18 anni. Nulla.
«L'avvocato di lei ci ha sempre fatto promesse ma non ha mai concluso nulla. Qui deve intervenire la politica in modo deciso», insorge Chiara Balbinot, che ha trattato varie storie di sottrazioni, compresa Chantal, e fa parte dell'associazione Angeli rubati. Nel frattempo Tonello, ad ogni compleanno, continua a scrivere su Facebook alla sua piccola nella speranza che un giorno legga e capisca: «Auguri Principessa, ovunque tu sia, qui c'è una famiglia piena d'amore che ti aspetta. Il tuo papà».
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