RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"
È una storia ancora da scrivere quella del capitano di fregata Walter Biot, finito in carcere il 30 marzo con l'accusa di spionaggio in favore del funzionario diplomatico russo Dmitri Ostroukhov, prontamente rispedito in patria insieme al collega Aleksey Nemudrov. Almeno dal punto di vista giudiziario.
Quello che sembrava un arresto in flagranza pronto per essere servito «cotto e mangiato» sulla tavola di un giudizio dagli esiti altrettanto rapidi e scontati, rischia di trasformarsi in un processo più complicato del previsto, quando si farà.
Di fronte a chi, poi? Un giudice ordinario o un giudice militare? E che ruolo avranno le eventuali opposizioni del segreto di Stato sui documenti trovati in possesso del russo Ostroukhov?
L'agguerrita difesa del capitano di fregata, guidata dall'avvocato Roberto De Vita, s'è già rivolta alla Corte di cassazione perché stabilisca chi ha il potere di procedere contro il suo assistito, e soprattutto chi lo dovrà giudicare, se la magistratura ordinaria o quella militare.
Biot, che ieri è stato trasferito da Regina Coeli al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, è detenuto sulla base di due provvedimenti chiesti da due Procure (ordinaria e militare) e ordinati da altrettanti giudici.
Il tribunale del Riesame ha già confermato il primo, mentre solo oggi ci sarà l'interrogatorio di garanzia davanti al magistrato che si occupa di indagati graduati e con le stellette.
Ma, a parte la competenza, la difesa sta pianificando e attuando una strategia che mira a contestare anche il merito delle accuse. A cominciare dalla quantità del materiale che Biot avrebbe consegnato ai russi (in cambio di soldi) attraverso le 181 fotografie scattate al computer del suo ufficio, mentre una telecamera lo riprendeva.
Il filmato prodotto, sostengono però i consulenti tecnici dell'avvocato De Vita, è frutto di un'attività di post-produzione da cui risultano delle «discontinuità» che potrebbero spiegarsi solo con l'analisi dell'originale, che per adesso non è stato consegnato.
Nel verbale d'arresto redatto nell'immediatezza dell'operazione condotta dal Ros dei carabinieri con il coordinamento della Procura di Roma, ripreso anche nell'ultima richiesta d'arresto della Procura militare, sono indicati 113 documenti classificati (47 Nato secret, 57 Nato confidential e 9 Riservatissimi) insieme a 3 non leggibili e 65 non classificati.
Una recentissima informativa del Ros che riferisce una più accurata analisi svolta dal ministero della Difesa e del Dipartimento informazioni sicurezza, precisa invece che i documenti sarebbero solo 19, di cui 11 classificati: 7 Nato secret, 2 Nato Confidential, uno Confidential e uno Riservatissimo.
«Sono ricostruzioni mutevoli che impediscono il diritto di difesa», lamenta l'avvocato De Vita. Una spiegazione delle «mutazioni» potrebbe essere che non ciascuna delle 181 foto ritrae un singolo documento, ma che ogni documento è composto da più pagine e su ognuna è riportata la stessa classificazione. Tuttavia sarà un argomento su cui verranno sollecitati chiarimenti.
Così come bisognerà chiarire in che modo Biot avrebbe fotografato quei documenti segreti dallo schermo del suo computer se - a quanto risulta da un'altra informativa del Ros - dalla propria postazione al ministero della Difesa «sono consultabili solo documenti non classificati».
Una precisazione importante per la difesa dell'ufficiale, che nel merito dei reati contestati di fatto non ha ancora mai risposto, in attesa di poter avere effettiva contezza delle prove a suo carico.
Sarebbero stati proprio i militari dello Stato maggiore della Difesa a ridimensionare la pericolosità di Biot sotto questo aspetto, sebbene nell'operazione avviata su input dell'Agenzia informazioni e sicurezza interna l'accesso del capitano di fregata in contatto con i russi a documenti classificati viene comunque considerato un dato oggettivo. Nel seguito dell'indagine e nell'eventuale processo, tuttavia, il suo avvocato vorrà capire come.
E vorrà anche capire perché nel capo d'accusa si fa rifermento a informazioni relative (fra l'altro) allo schieramento dei reparti nei teatri operativi delle missioni internazionali a cui partecipa l'Italia quando lo stesso ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha riferito, davanti alle commissioni di Camera e Senato, che le mansioni di Biot «lo portavano ad avere accesso a documenti di valutazione e policy, e non alla gestioni delle operazioni o al dettaglio delle capacità nazionali e dell'Alleanza».
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