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Carlo Vulpio per il “Corriere della Sera”
IL DISCOPUB DELLA SPARATORIA A TARANTO
I colpi di pistola veri non sono come quelli che si sentono nei film. Sembrano piuttosto scoppi di petardi. «Poi ho visto quel ragazzo con la gamba insanguinata e ho capito che gli avevano sparato», dice Francesca V., 22 anni, studentessa in Giurisprudenza alla Cattolica di Milano. E la sua amica, Francesca A., 23 anni, stessa facoltà, sempre a Milano, ma alla Bocconi, aggiunge: «Anche io ho pensato a dei petardi, ma la scansione dei colpi, così ritmica, mi ha fatto subito capire che si trattava di colpi di pistola».
Le due ragazze si son sentite male, ma l'istinto le ha aiutate a non svenire e a scappare, come ha fatto Andrea B., da poco laureatosi a Bari, anch' egli tarantino come le due ragazze.
Tutti e tre, dopo la sparatoria avvenuta intorno all'1,30 dell'altra notte nel tranquillissimo e accoglientissimo Yachting Club della frazione di San Vito, non sono riusciti a dormire. Tutti e tre hanno chiesto la stessa cosa: niente cognomi, non vogliamo esporci a ritorsioni.
Hanno ragione, perché la sparatoria non è scaturita da un diverbio o dallo stato di ubriachezza di alcuni, ma era stata in qualche modo messa in conto dal «pistolero», Umberto Sardiello, 37 anni, pregiudicato, due figli, che è entrato allo Yachting con il preciso scopo di regolare dei conti con delle persone che sapeva di poter trovare lì, in quella festa di universitari a cui stavano partecipando 300 persone.
Sardiello, figlio perduto dello sventurato quartiere Tamburi - chiamato il quartiere dei «morti che camminano» perché da sempre respira ogni emissione venefica dell'ex Ilva - non c'entrava nulla con la festa dello Yachting, ma ci è andato armato, dopo la mezzanotte, perché sapeva che lì avrebbe incontrato quelli che stava cercando.
I suoi «rivali» erano alcuni ragazzi di Grottaglie - paesone a mezz'ora di auto da Taranto -, che ha subito affrontato a muso a duro. Sardiello è grande grosso, lo descrivono alto più di 1 metro e 90, e secondo le testimonianze e le immagini delle 30 telecamere che sorvegliano l'area quasi tutta all'aperto dello Yachting, ha cominciato a menare le mani e ne ha stesi un paio. Poi, qualcuno gli ha spaccato una bottiglia in fronte e allora lui ha tirato fuori la pistola.
Prima ha sparato a uno dei grottagliesi, un ragazzo di 28 anni che ora rischia l'amputazione della gamba, e poi, barcollando, ha continuato a sparare alla cieca, quasi ad altezza d'uomo, ferendo altri 9 giovani. È scappato, è tornato a casa e ha nascosto i jeans e la maglietta che indossava in lavatrice.
I poliziotti della Squadra mobile non ci hanno messo molto a ritrovare gli indumenti e la pistola e, con l'ausilio dei rilievi dei colleghi della Scientifica, ad arrestare Sardiello, accusato di duplice tentato omicidio, spari in luogo pubblico, detenzione illegale di arma da fuoco, lesioni gravi.
«Sono 50 anni che esiste lo Yachting Club e una cosa simile non è mai accaduta», dicono Gianluca Piotti e sua moglie Daniela Musolino. Ex ingegnere della Ibm lui e architetto lei, in questo angolo di costa meraviglioso sul Mar Grande - una Taranto senza i problemi di Taranto - hanno inaugurato una nuova vita. Qui ci vengono tutti, famiglie con bambini, ragazzi, anziani, e tanti studenti, per lo più fuori sede, che hanno nello Yachting il punto di riferimento di ogni estate. Qui, tra una festa e un ballo sulla spiaggia si presentano persino libri, nell'«Angolo della conversazione» che Matteo Dusconi organizza da trent' anni. Permessi, autorizzazioni, adempimenti burocratici, tutto in regola. E nemmeno un mezzo abuso edilizio. Nulla dello stereotipo del Sud violento e malavitoso.
«Per questo mi viene da piangere a ripensare a ciò che è successo l'altra notte», dice Francesca A., mentre Francesca V. forse già piange, ma nasconde gli occhi dietro le lenti da sole.
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