obsolescenza programmata

OBSOLESCENZA? MEGLIO SENZA! - GRAZIE A NUOVE LEGGI APPROVATE IN EUROPA E NEGLI USA, LA VITA MEDIA DI UNO SMARTPHONE È PASSATO DA 3 A 7 ANNI - MA MOLTI COLOSSI TECNOLOGICI PRATICANO ANCORA L'OBSOLESCENZA PROGRAMMATA, OVVERO LIMITARE IL CICLO VITALE DI UN PRODOTTO PER SPINGERE ALL'ACQUISTO DI NUOVE VERSIONI E PER CONTRASTARLA, SERVIREBBERO ULTERIORI REGOLE, COME…

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Estratto dell'articolo di Angelo Paura per "il Messaggero"

obsolescenza programmata

 

[…]. I consumatori sanno che ogni smartphone, anche il più costoso, ha una data di scadenza: tradizionalmente è di tre anni, quando il software non è più aggiornabile, cosa che impedisce di scaricare e aggiornare le app e proteggere la sicurezza. Ora grazie a nuove leggi approvate in Europa e negli Stati Uniti la vita media di uno smartphone ha raggiunto i sette anni. […] Apple invece ha sempre mantenuto gli standard dei sette anni, nonostante Android continuasse a rendere obsoleti i propri software molto prima.

 

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I PUNTEGGI

«Queste aziende non stanno facendo cambiamenti alle loro politiche perché si sono improvvisamente illuminate sulle questioni di durata e riparabilità dei prodotti. Stanno rispondendo e in molti casi tentando di indebolire ai cambiamenti nelle leggi che li costringono a comportarsi in modo più responsabile», dice al Messaggero Aaron Perzanowski, professore alla Case Western Reserve University School of Law di Cleveland, in Ohio.

 

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Perzanowski ricorda come vorrebbe «vedere leggi più aggressive che obblighino i colossi tecnologici a introdurre batterie sostituibili dagli utenti.  La Direttiva Ecodesign dell'Europa è un modello utile in questo senso». […] Fino a pochi anni fa i consumatori erano attratti dagli ultimi modelli, oggi invece vogliono prodotti che durano, in un settore nel quale le vendite stanno rallentando: nel primo trimestre dell'anno le vendite di iPhone sono diminuite del 10%, quelle dei telefoni Samsung dell'1%.

 

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E proprio la domanda dei consumatori gioca un ruolo cruciale nell'obsolescenza programmata. Per questo Perzanowski suggerisce di migliorare l'educazione agli acquisti dei cittadini e obbligare all'uso dei punteggi sulla riparabilità dei prodotti […].

 

IL MOVIMENTO

Ma il prolungamento della vita dei software è soprattutto una vittoria del movimento "right to repair" che da anni fa pressioni sui politici, in particolare negli Stati Uniti e in Europa, per spingere i colossi tech a dare agli utenti la possibilità di aggiustare e modificare i prodotti. La California ha fatto da pioniere con il Right to Repair Act, firmato nel 2023 dal governatore Gavin Newsom: garantisce a negozi indipendenti la possibilità di accedere a parti, strumenti e manuali per aggiustare i prodotti tecnologici, riducendo di molto i rifiuti e le emissioni di anidride carbonica.

 

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Stessa cosa ha fatto l'amministrazione Biden che nel 2023 ha indirizzato la Federal Trade Commission, l'autorità che si occupa di antitrust in Usa, a sostenere il right to repair. E più di recente l'Europa ha approvato una normativa che estende il diritto alla riparazione. Solo in Europa ogni anno i prodotti elettronici dismessi causano 35 milioni di tonnellate di rifiuti e 261 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra. Apple, Google e Samsung stanno combattendo una battaglia facendo lobby per evitare che ci siano regole sempre più restrittive.

 

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Apple per esempio sostiene che queste pratiche siano studiate per proteggere la sicurezza dei consumatori e del marchio. Ma il mercato delle riparazioni e AppleCare, l'assicurazione sui prodotti proposta agli utenti di iPhone e Mac, fa guadagnare al gruppo nove miliardi di dollari l'anno. Proprio sulle difficoltà che separano i consumatori da una vittoria netta sui colossi tech. […]

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