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Paolo Mastrolilli per "la Stampa"
Marzo 2014, la California torna ad essere ispanica. Non proprio messicana, come era a metà dell'Ottocento, ma dominata da una maggioranza di abitanti di radice latina.
La svolta, attesa da tempo ma ormai imminente, è annunciata nei documenti che accompagnano le proposte per il bilancio dello stato avanzate dal governatore Jerry Brown. A marzo i cittadini di origine ispanica diventeranno il 39% del totale, scavalcando i bianchi che scenderanno al 38,8%. Se si pensa che 25 anni fa i bianchi erano il 57% del totale e i latini il 26%, si capisce meglio la trasformazione continua e inarrestabile, che è destinata a proseguire nel futuro.
Il mutamento demografico dipende da due fattori: l'immigrazione, che però negli anni della crisi economica ha un po' rallentato, e il tasso di riproduzione, che nelle famiglie ispaniche è parechcio più alto. Questa tendenza forse frenerà , mano a mano che i latini verranno integrati e saliranno sulla scala sociale. Al momento, però, la differenza tra ispanici e bianchi è così ampia, che il sorpasso verrà consolidato e probabilmente si ripeterà in altri stati grandi e importanti, come il Texas e la Florida.
Questa "reconquista" demografica ha almeno due effetti immediati: uno culturale, l'altro politico. Sul primo piano, basta guardare alla lingua. In certe regioni degli Stati Uniti ormai lo spagnolo si parla più dell'inglese, e questo è solo un indicatore degli altri cambiamenti sociali in corso. Naturalmente i conservatori più contrari all'immigrazione vedono in questa tendenza la decadenza del paese, ma altri ci leggono una ricchezza che lo rafforzerà , senza far perdere i punti di forza dell'America.
Il secondo effetto è politico, perché gli ultimi arrivati in genere tendono a votare per il Partito democratico, che difende di più i loro interessi e sta cercando di far passare la riforma dell'immigrazione. In California il risultato è già evidente, perché almeno nelle elezioni presidenziali sono decenni ormai che un repubblican non conquista lo stato. Se la stessa evoluzione avvenisse in Texas, regione saldamente nelle mani del Gop, o in Florida, più contesa e in bilico, i democratici potrebbero conservare la presa sulla Casa Bianca per almeno un'altra generazione.
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