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Gabriele De Stefani per "la Stampa"
L'obbligo di considerare i rider lavoratori dipendenti, garantendo ferie, malattia, sicurezza e formazione. E un freno allo strapotere degli algoritmi che regolano consegne e turni, rendendoli di più facile comprensione per i fattorini e oggetto di contrattazione con i sindacati. È il giro di vite che l'Ue si prepara a dare alle piattaforme del food delivery: la direttiva vincolante per i singoli Paesi è attesa entro l'anno e oggi la commissione Lavoro dell'Europarlamento approverà il testo che darà gli indirizzi alla Commissione.
Dopo il salario minimo, le tutele per i lavoratori della gig economy sono il secondo pilastro della strategia della Commissione Ue per riequilibrare le diseguaglianze e migliorare le condizioni dell'universo del precariato. «È un impegno preciso della presidente Ursula von der Leyen e una svolta sociale sulla quale l'Europa si dimostra più avanti dei singoli Paesi» commenta Elisabetta Gualmini, eurodeputata del Pd in commissione Lavoro, che ha seguito il dossier.
La volontà politica di Bruxelles, per altro, è anche indirizzata dalle sentenze che, in tutta Europa, stanno spingendo nella stessa direzione: i rider vanno assunti e considerati lavoratori dipendenti, al netto della flessibilità che contraddistingue il settore e che prediligono gli stessi rider, soprattutto quando le consegne sono il modo per arrotondare e non la professione principale.
«In commissione c'è stata convergenza tra i vari gruppi, l'unico vero nodo politico lo ha posto la Francia che pensava ad uno schema in cui i rider avrebbero rappresentato una tipologia terza, a metà strada tra autonomi e dipendenti - spiega Gualmini -. Ma alla fine ha prevalso una linea molto netta: se le caratteristiche dell'attività sono quelle dei subordinati, così devono essere considerati, eliminando qualsiasi zona grigia. Vanno aboliti sistemi di controllo attraverso gli algoritmi. In questa fase storica dobbiamo ridisegnare in modo più equo il mondo del lavoro, abbiamo una grande opportunità e non intendiamo arretrare perché oggi la bilancia è troppo spostata da una parte e si scarica il rischio di impresa sui fattorini».
Nei casi di controversia tra piattaforme e rider, l'onere della prova è ribaltato: davanti al giudice saranno le piattaforme a dover dimostrare che i fattorini sono degli autonomi. E, in ogni caso, anche alle partite Iva andranno garantite condizioni minime di sicurezza. «È un passaggio molto importante - aggiunge Gualmini -, che consideriamo un forte deterrente per tutto quel mondo di contratti con scarse tutele e di falsi autonomi che caratterizzano il settore». -
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