COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
1 - VATILEAKS 2 - OGGI IL PROCESSO MA SENZA LA BONGIORNO
Giacomo Galeazzi per “la Stampa”
Oggi tutti e cinque gli imputati saranno in aula, la stessa dove tre anni fa in Curia fu processato e condannato il maggiordomo papale Paolo Gabriele. Devono rispondere di aver divulgato documenti top secret sugli «interessi fondamentali» del Vaticano.
Il caso di sottrazione e fuga di carte riservate approda in tribunale e per la prima volta vanno alla sbarra anche i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi che hanno pubblicato le carte trafugate, oltre al prelato Vallejo Balda e ai suoi collaboratori laici Francesca Chaouqui e Nicola Maio. Bufera perché l' avvocato Giulia Bongiorno non è stata ammessa come difensore della Chaouqui.
«Esiste il diritto di essere difesi in maniera piena in qualsiasi fase processuale e davanti a qualsiasi tribunale», protesta la penalista. Ma gli inquirenti vaticani ribattono che «si tratta di una polemica strumentale perché Bongiorno non è abilitata alla difesa in Vaticano in quanto non è avvocato rotale». Una motivazione, però, che l' ex legale di Giulio Andreotti respinge: «Per un altro processo in Vaticano, tre mesi fa, avevo presentato richiesta e in quel caso mi fu stata accordata, stavolta a Chaoqui è stato assegnato un avvocato d'ufficio».
2 - VATILEAKS, VIA AL PROCESSO SCONTRO SUL NO DEL TRIBUNALE AGLI AVVOCATI DEI DUE CORVI
Marco Ansaldo per “la Repubblica”
francesca chaouqui prende la comunione da monsignor vallejo
Giornalisti e presunti “corvi” alla sbarra stamane in Vaticano, nel processo sul caso delle carte segrete pubblicate nei due libri-inchiesta di Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi. Ma seri dubbi sono sorti ieri sulla possibilità per gli imputati di potersi difendere. L’avvocato Giulia Bongiorno, legale dell’ex commissaria della Prefettura degli Affari economici vaticani, Francesca Chaouqui, all’ultimo momento non è infatti stata ammessa come difensore.
«Mi sembra incomprensibile — ha detto — considerata la natura di questo processo in cui si affrontano tematiche di grande rilevanza. È vero che non ho l’abilitazione per patrocinare in Vaticano ma qualche mese fa me lo hanno permesso senza problemi». E così avverrà per l’avvocato Antonia Zaccaria, difensore di Lucio Vallejo Balda, il monsignore accusato con Chaouqui di avere diffuso i documenti. Entrambi saranno assistiti da difensori di ufficio. Ma la questione riguarda anche i due giornalisti.
«Mi presenterò al Tribunale del Vaticano — afferma Fittipaldi — vedremo se ci sarà l’opportunità di difenderci con le possibilità che una difesa deve avere. Al momento io non ho ancora avuto in mano tutte le carte, i miei avvocati rotali se le stanno procurando». E Nuzzi si presenterà all’udienza portando sul banco degli imputati il suo libro «come corpo del reato». Ci sarà anche il quinto imputato: Nicola Maio, collaboratore del monsignore spagnolo, accusato di aver fatto parte di una «organizzazione» con l’obiettivo di raccogliere notizie e documenti riservati per divulgarli all’esterno.
Ma si è sollevata un’ondata di opinione contraria al Vaticano, sulla gestione della difesa degli imputati. La rappresentante per la libertà dei media dell’Osce (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), Dunja Mijatovic, ha chiesto alle autorità vaticane di ritirare le accuse penali nei confronti dei due cronisti: «Devono essere liberi di riferire su questioni di interesse pubblico e di proteggere le loro fonti confidenziali». Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana: «Bavagli e censure non ci piacciono. L’accusa di pubblicazione di notizie riservate non è degna di un Paese civile».
I cinque imputati compariranno stamane alle 10,30 nella stessa aula dove nel 2012 fu processato Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI, condannato e poi graziato dall’allora Papa. Rischiano dai quattro agli otto anni di carcere.
3 - LA LITE VIA SMS CHAOUQUI-BALDA “SE PARLI MALE DI ME DIRÒ CHI SEI”
Corrado Zunino per “la Repubblica”
Nelle mille carte (1.000) che i cinque imputati di Vatileaks 2 possono guardare ma non toccare, e soprattutto fotocopiare, brillano le minacce — pesanti, cattive — di Francesca Immacolata Chaouqui, la “pr” del vaticano, unica donna e unica italiana nominata da Papa Francesco all’interno della commissione di controllo dei conti vaticani, nei confronti di monsignor Lucio Vallejo Balda, il segretario sia della Prefettura degli Affari economici che della Commissione di studio sulle attività economiche e amministrative, la Cosea appunto.
monsignor vallejo da la comunione
Erano amici, confidenti complici i due, ma a fine luglio, luglio scorso, il rapporto si spezza. Perché? «Lei mi voleva far vivere la vita che intendeva, mi voleva guidare come un burattino». Monsignor Balda confida questo, con un messaggio via Whatsapp, a Gianluigi Nuzzi, il giornalista a cui sta passando l’intero database della commissione vaticana. Ne parlerà anche a cena con alcuni religiosi e quando la Chaouqui lo viene a sapere s’infuria.
Di getto, scrive a Balda un messaggio durissimo: «Sei un verme, un povero coglione. Ho cercato di circondarti di amici per elevare il tuo ruolo e la tua figura, ma resti un povero coglione. Sei anche un religioso di m... e non si capisce come hai fatto a prendere i sacramenti ». Poi la minaccia, di cui si parla nelle undici pagine della citazione a giudizio del promotore di giustizia: «Se proverai a parlare ancora male di me farò sapere a tutti, pubblicamente, quel mezzo... che sei».
Balda si spaventa, segnala a Nuzzi — con cui ha un rapporto di fiducia, gli spedisce infatti foto delle sue esercitazioni in tenuta mimetica, dei suoi giri alle giostre — la questione e, a voce, gli dirà: «Temo che quelle microspie che mi ha segnalato nel mio ufficio le avesse fatte mettere proprio lei, era il suo modo per farsi sentire sempre più importante, quasi fondamentale per la mia vita».
Era stata proprio Francesca Chaouqui a presentare Nuzzi a Balda, era lei ad avere nella disponibilità password e username della posta elettronica del monsignore di Léon. L’esordio della lunghissima corrispondenza tra il segretario della commissione economica e il giornalista di Retequattro avviene il 9 aprile: Balda invias, sempre per Whatsapp, le foto della cassaforte svaligiata alla Cosea, il secondo di tre furti che ruotano attorno agli uffici delle finanze vaticane nel periodo di Francesco.
Nessuna pressione, si evidenzia, da parte del giornalista (e così non si legge di alcuna pressione su Balda dell’altro giornalista, Emiliano Fittipaldi). Poche settimane e il monsignore offre a Nuzzi il piatto forte: gli invia le prime di 87 password che apriranno al giornalista il mondo Cosea, i suoi sprechi, i lussi vaticani. Le carte sono conservate al torrione della prefettura, e Balda invia le foto dei plichi per dare prova al giornalista. Così il religioso spiega la sua azione: «Vedo troppe cose brutte, c’è una distanza tra il Vangelo e l’azione di molti miei fratelli, devo fare qualcosa».
Nuzzi può entrare nella mail di monsignor Balda e da lì prelevare i documenti riservati e stamparli. Sono stati pochi quelli consegnati a mano, cartacei. Rivela ancora, altro messaggio sul telefono, Balda a Nuzzi: «Da quando Francesco ha voluto la commissione Cosea c’è la corsa di cardinali e monsignori per entrare nella prefettura economica». Vogliono controllare quei lavori che si occuperanno di Ior, riciclaggio in Svizzera, conti criptati. Balda confida al giornalista cose riservate su monsignor Pell, che però non finiranno sul libro. Lo incontrerà più volte, anche all’Ambasciatori Palace di via Veneto. Poi la rottura con la Chaouqui, e la Gendarmeria lo mette nel mirino.
corrado lanino francesca immacolata chaouquiFRANCESCA CHAOUQUI
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