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Daniela Minerva per “la Repubblica”
«La soluzione esiste». Detta così, nero su bianco, da un' istituzione come l' Oms che tutto è tranne che ottimista, suona davvero come una buona notizia. Che acquista ancor più peso perché associata a una sfilza di numeri grami: 14 milioni di persone che scoprono ogni anno nel mondo di avere il cancro, 8,8 milioni di morti e i tumori che surclassano i killer dei paesi poveri, l' Aids, la Tbc e la malaria messi insieme. Di fronte a questa marea montante, che in Italia conta mille nuove diagnosi al giorno l' Oms dice: si può fare, soprattutto grazie alla diagnosi precoce.
L' allarme, e la soluzione insieme, arrivano nel World Cancer Day, promosso il 4 febbraio dalle organizzazioni internazionali. Con la fotografia della marcia del cancro nel mondo e le linee guida per fermarlo: scoprire i tumori in tempo utile.
Come già è accaduto alle nostre latitudini: se le persone che sopravvivono ai tumori della mammella, del colon, dell' utero e della prostata sono sempre di più è perché la diagnosi precoce permette di scovare neoplasie piccolissime poi di estirparle prima che invadano il corpo. E se assistiamo per lo più imbelli alle malattie del pancreas o dell' ovaio è proprio perché non c' è modo di agire d' anticipo.
Ma il "si può fare" dell' Oms non nasconde che il prezzo è alto: sofferenza umana, perché le terapie anticancro sono drammatiche, e denari sonanti: 1160 miliardi di dollari nel 2010. L'unico modo per uscirne è evitare la malattia. Visto che «i tumori si possono prevenire - promette Francesco Cognetti, responsabile dell' Oncologia medica del Regina Elena di Roma e presidente della Fondazione Insieme - con una politica seria. Che sia capace di vaccinare contro l' Hpv e il virus dell' epatite B. Di imporre accise pesanti su sigarette e alcol. E di fare educazione in età scolare».
Perché alcune delle cause del cancro sono note: la cattiva alimentazione, il fumo, l'alcol. I veleni nell' aria e nel piatto. A partire dalle polveri sottili che penetrano negli alveoli e causano fino al 10% dei cancri del polmone nel mondo tanto che senza inquinamento molti fumatori non si ammalerebbero.
Gli epidemiologi mettono in fila i numeri, collegano le statistiche. E non accettano le generalizzazioni. «Le neoplasie sono oltre 270, e ognuna ha le sue cause», precisa Diego Serraino, epidemiologo del Cro di Aviano. Ma i denominatori comuni per i big killer ci sono. Primo tra tutti, chiosa Milena Sant, responsabile dell' epidemiologia dell' Istituto dei tumori di Milano: «l' invecchiamento della popolazione».
Anno dopo anno si accumulano mutazioni nel Dna e questo conduce, quasi inevitabilmente, alla proliferazione neoplastica. La scommessa oggi è di frenare la corsa con uno stile di vita anticancro, forti delle prove che accusano il fumo e mostrano che se si buttano le sigarette, la mortalità per questo tumore cala.
E l' alcol, «pericoloso anche per il pancreas, patologia in crescita come l' abuso di alcolici tra i giovani», aggiunge Sant. Le carni rosse pericolose per il colon e i grassi, cancerogeni per mammella, colon, prostata, pancreas. «La cattiva alimentazione colpisce nel nostro paese - aggiunge Serraino - perché abbiamo rinnegato le nostre origini mediterranee. Siamo passati a regimi non coerenti con la nostra storia evolutiva. E questo ci ha fatto male».
«Ogni anno in Italia 146mila casi di tumore, il 40% del totale, potrebbero essere evitati seguendo uno stile di vita sano», specifica Carmine Pinto, presidente dell' Associazione degli oncologi (Aiom), che per questo ha avviato diverse campagne di prevenzione nelle scuole e sul territorio.
Ma se molti danni si possono evitare, con un miglior stile di vita, in fondo alla strada c' è un trigger che sembra ineludibile. «L' industrializzazione. L' esposizione a metalli pesanti, polveri sottili, azoto, ozono. Sul posto di lavoro, nelle città». Un puzzle di chimica pericolosa che fa impazzire le cellule. Basti pensare al caso ftalati, le sostanze chimiche usate per plastificare molti oggetti di uso comune che, spiega, «sono sospettati di un ruolo nei tumori della mammella come potrebbero averlo in tutte le neoplasie ormonodipendenti».
E i pesticidi: chi vive nelle aree in cui c' è un uso esteso rischia più degli altri i linfomi di Hodgkin, i sarcomi, le neoplasie del sistema nervoso centrale. Insomma, cercando il perché dei numeri snocciolati dall' Oms ci si imbatte in ostacoli insormontabili, ma si trovano anche le strade per provare a fermare l' ondata. «È questa la vera urgenza », conclude Cognetti.
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