DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Melania Rizzoli per “Libero quotidiano”
Questa che racconto è una piccola storia, ma molto importante per il suo contenuto e soprattutto per il suo significato scientifico. Una donna inglese, Claire Grandville, che vive a Hull in Gran Bretagna, diventata madre per la prima volta a 40 anni, mentre allattava al seno la sua neonata Matilda, aveva notato che la bambina prendeva il latte solo da una mammella, la destra, mentre invece si rifiutava di attaccarsi a quella sinistra, girando la testolina, chiudendo la bocca e spesso piangendo al solo contatto con il capezzolo.
Dal momento che la montata lattea post partum era abbondante, la neomamma era costretta ad aspirare il latte del seno sinistro che diveniva turgido, rigonfio e dolorante per il mancato svuotamento, e se solo provava a riproporlo a sua figlia con un biberon otteneva lo stesso deciso rifiuto.
Questo insolito comportamento ha insospettito Claire, che ha portato Matilda dal pediatra pensando che stesse male, ma mentre la neonata stava benissimo, chi stava davvero male era proprio lei, poiché gli accertamenti medici hanno evidenziato un pericoloso cancro nella mammella sinistra, non diagnosticato alle analisi effettuate in gravidanza, durante la quale aveva avuto il tempo di crescere ed invadere i tessuti limitrofi, raggiungendo la dimensione di circa 10 centimetri.
La paziente è quindi stata sottoposta a mastectomia completa, ovvero alla rimozione chirurgica dell' intera mammella, a sei cicli di chemioterapia e terapia radiante, e la cura ha portato a remissione della malattia, un cancro aggressivo che si era già diffuso in 31 dei 33 linfonodi asportati.
Se la piccola Matilda, rifiutandosi di succhiare quel capezzolo, disgustata dal suo afrore, non avesse insospettito la madre spingendola ad un consulto medico, molto probabilmente sarebbe rimasta orfana in pochi mesi, mentre il suo atteggiamento istintivo è stato decisivo per svelare una diagnosi fino ad allora misconosciuta. In realtà noi medici sappiamo bene che ogni malattia ha un suo odore, che però in molti casi non può essere percepito dal naso umano, mentre l' olfatto dei cani riesce ad individuarlo immediatamente.
25 RECETTORI
Negli ultimi decenni, infatti, sono stati addestrati cani per identificare l' odore del cancro, i quali avendo 25 recettori olfattivi in più rispetto all' uomo, incrementano le possibilità percettive degli odori di 100mila volte, e quindi li riconoscono con una percentuale superiore al 94%, e su questo modello animale l' ingegneria scientifica ha messo a punto un "naso elettronico", uno strumento grande quanto un' unghia, formato da centinaia di nanotubi di carbonio legati a filamenti di Dna, che racchiude il potere del naso del cane in un piccolo chip in grado di convertire l' odore in un segnale elettronico.
La maggior parte dei tumori, infatti, rilascia dei markers specifici che invadono i liquidi biologici, come il sangue, la saliva o le urine, ma evaporano anche molecole volatili attraverso la pelle ed il respiro, che possono essere percepite come odori, funzionando di fatto come "segnalatori" caratteristici della malattia neoplastica in sviluppo.
Attualmente esiste uno strumento, il "Breath link" (chiamato anche "Breath test", test del respiro), dove il paziente deve semplicemente insufflare aria in un tubo per due minuti, e la macchina è in grado di confrontare le sostanze presenti nel suo respiro con quelle tipiche del cancro, stabilendo in soli dieci minuti se il soggetto è affetto da una forma tumorale, benigna o maligna, con una precisione simile a quella delle indagini strumentali e radiologiche più sofisticate, ma senza ricorrere all' uso dei raggi X.
Questi apparecchi rappresentano un gioiello scientifico della biotecnologia per la diagnosi precoce dei tumori maligni, utilizzano l' Intelligenza Artificiale, sono in uso sperimentale in diversi centri oncologici statunitensi ed anche italiani (Milano, Roma e Bari), e visti i risultati incredibili di precisione, la speranza è che la produzione dei "nasi elettronici" possa aprire l' epoca di una nuova forma di diagnosi, applicabile ad ampio spettro su tutti i carcinomi.
ELETTROBISTURI
Per esempio, all' Imperial College di Londra è stato sviluppato un elettrobisturi "intelligente", chiamato "iKnife" (coltello intelligente), che in soli 3 secondi dice al chirurgo se c' è ancora tessuto tumorale da rimuovere dal corpo del paziente in sala operatoria; questo strumento infatti "sente" l' odore del tessuto che via via viene polverizzato con il bisturi elettronico, e lo fa con un' accuratezza del 100%, rendendo di fatto precisissima la rimozione chirurgica del cancro. "iKnife", infatti, taglia il tessuto tumorale bruciandolo ed analizzando il "fumo" emanato dal tessuto rimosso, ovvero il vapore convogliato all' esterno del corpo, dando la possibilità all' operatore di capire se ha estirpato bene il cancro, o se vi è ancora tessuto da rimuovere.
I metaboliti volatili del cancro, anche nella sua prima fase di sviluppo, rilasciano quindi tutti un odore specifico, che può essere intercettato da queste innovative tecnologie che saranno diffuse in pochi anni, che permetteranno diagnosi precocissime, che salveranno molte vite umane, esattamente come ha fatto il naso della piccola Matilda, che appena nata, guidata da un istinto quasi animale, aveva percepito l' odore del cancro della madre, e rifiutando di alimentarsi da quella fonte malata che le aveva appena donato la vita, istintivamente e inconsapevolmente ha ricambiato, salvando lei la vita della sua mamma.
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