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Se l’Europa non cambierà le sue politiche ci sarà una terza ondata all’inizio del 2021. A dirlo è David Nabarro, inviato speciale per la pandemia dell’Organizzazione mondiale della sanità, ai quotidiani svizzeri.
«Ora abbiamo la seconda ondata. Se i governi non prenderanno provvedimenti adeguati avremo presto una terza ondata». E a guardare i dati, c’è da credergli. Dopo un breve periodo che ha visto diminuire il tasso di contagio, la situazione è di nuovo peggiorata: la Germania e la Francia sabato hanno visto aumentare i casi con 33 mila nuovi contagi in totale, Svizzera e Austria hanno migliaia di casi ogni giorno.
Secondo Nabarro in particolare va considerato il caso della Svizzera. Il riferimento è alle troppe aperture — compresa la decisione di non chiudere gli impianti sciistici — e al mancato adeguamento delle strutture sanitarie alla seconda ondata del virus. Si parla infatti di 5 mila contagi giornalieri, in media, nell’ultima settimana e tassi di crescita preoccupanti. «Stiamo assistendo a segnali crescenti di sistemi sanitari sopraffatti» dall’ondata di Covid-19.
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È stato segnalato «che in Francia, ad esempio, i reparti di terapia intensiva sono stati» occupati «al 95% della capacità per 10 giorni e in Svizzera le unità di terapia intensiva sono a pieno regime», ha dichiarato venerdì Hans Kluge, direttore regionale dell’Oms per l’Europa, durante un incontro in cui ha aggiornato sulla situazione del coronavirus Sars-Cov-2 nel Vecchio continente.
L’attenzione di Nabarro si è appuntata soprattutto sulla situazione nella Svizzera romanda, giudicata «estremamente grave, con un numero molto elevato di casi e gli ospedali obbligati ad affrontare un vero e proprio sovraccarico.
È necessaria una «strategia molto più solida da parte delle autorità e dei residenti», ha detto il medico dell’Oms, il quale ha chiesto «un isolamento totale in caso di contagio» e maggiori controlli da parte delle autorità sanitarie. Per spiegare la sua posizione, Nabarro ha citato la vicenda di suoi conoscenti in Svizzera romanda, incapaci di risalire al contagio che li ha resi positivi. «Bisogna definire le responsabilità in modo più chiaro. Mi sorprende che il Covid non sia trattato come un’emergenza nazionale», ha concluso.
A dare l’allerta anche un rapporto dell’Osce dal titolo «Health at a Glance: Europe 2020», frutto di una collaborazione con la Commissione Europea per migliorare le conoscenze specifiche di ogni singolo Paese Ue sulle questioni sanitarie. «L’Europa deve prepararsi meglio per uscire da nuove rigorose misure di contenimento» del contagio del coronavirus, si legge nel rapporto.
L’organizzione sottolinea, innanzitutto, che, con la nuova ondata di contagi e la reintroduzione di misure di contenimento per appiattire la curva dell’epidemia, «è fondamentale che i responsabili politici pianifichino strategie efficaci per riaprire le loro economie ed evitare ulteriori lockdown». In tal senso sarebbero necessarie politiche di test, tracciamento e isolamento molto più efficaci e facilmente perseguibili dalle persone, nonché migliori misure di distanziamento sociale. Il rapporto dimostra anche il fattivo contributo nella riduzione dei contagi del divieto di grandi raduni, della promozione dello smart working, dell’obbligo di mascherine e le limitazioni alle aperture di ristoranti, negozi e altri luoghi pubblici al coperto.
«La recente notizia di un vaccino è incoraggiante, ma affrontare questa pandemia è una maratona, non uno sprint», commenta il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurría. «La collaborazione internazionale sarà fondamentale per garantire la produzione di massa e la distribuzione capillare del vaccino. Ma i paesi devono anche rafforzare il loro sostegno al settore sanitario e ai lavoratori ed estendere la portata e l’efficacia delle politiche di test, tracciabilità e isolamento».
Il report sottolinea anche le persistenti difficoltà nel proteggere le persone più anziane e in particolare i malati con disturbi neurologici come il morbo di Alzheimer e altre demenze e mette in evidenza la carenza di operatori sanitari in molti paesi prima della crisi, nonché la necessità di creare ulteriore capacità di riserva che possa essere mobilitata rapidamente in tempi di crisi.
Infine si invita a mantenere attive le cure primarie e specialistiche, magari per persone affette da patologie croniche e diverse dal Covid-19, e gli interventi chirurgici o le diagnosi e i trattamenti del cancro. Infine il rapporto invita ad affrontare altri importanti fattori di rischio per la salute, in particolare l’inquinamento atmosferico che causa centinaia di migliaia di morti ogni anno nei paesi dell’Ue
Nabarro ha lodato la risposta dei Paesi asiatici come la Corea del Sud, dove i contagi sono ora relativamente basse: «Tutti si sono impegnati: mantengono le distanze, indossano le mascherine, isolano i malati, si lavano le mani e puliscono le superfici. Inoltre proteggono i più deboli». Nabarro ha anche affermato che l’Asia non ha allentato le restrizioni a differenza di quanto fatto dall’Europa. Anzi, le autorità sudcoreane hanno deciso di rafforzare le misure di distanziamento sociale nell’area di Seul e nella regione sud-occidentale alla luce dell’aumento dei contagi da nuovo coronavirus.
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