DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Il Pentagono vuole costruire una rete di basi per contrastare l' Isis, e in generale la minaccia terroristica, tra l'Africa e il Medio Oriente. Una delle regioni che preoccupa di più è la Libia, perché qui gli affiliati dello Stato islamico, oltre al fatto che il leader Al Baghdadi si sia effettivamente rifugiato a Sirte o no, sono molto determinati ad attuare la strategia di colpire l' Occidente.
I gruppi affiliati Il piano è stato rivelato dal «New York Times», secondo cui lo ha delineato l' ex capo degli Stati Maggiori Riuniti, Dempsey, poco prima di lasciare il posto a settembre scorso. Il leader del Pentagono Ashton Carter lo ha fatto suo, ed è stato discusso questa settimana durante una riunione alla Casa Bianca con i membri del gabinetto del presidente Obama.
L' idea dei militari è che la minaccia dell' Isis ormai si è allargata troppo per poterla contenere solo con le operazioni in corso in Iraq e Siria. I gruppi che hanno aderito al Califfato sono una dozzina, sparsi fra l' Africa, il Medio Oriente e l' Asia sudoccidentale, e quindi bisogna essere pronti a colpirli in tutti i teatri.
MILITARI A SIGONELLA
Le basi esistenti, tipo quella di Sigonella che da sempre è impegnata nella sorveglianza del Nord Africa, non bastano più. Lo ha dimostrato proprio il caso dell' assalto riuscito al consolato americano di Bengasi. Per rispondere a nuovi attacchi di questo tipo, o prendere di mira i membri dell' Isis prima che entrino in azione, bisogna avere strutture più agili e vicine.
Da qui l' idea di costruire una rete di punti di appoggio, dove mettere aerei, droni, soldati delle forze speciali e uomini dell' intelligence. Al centro della rete dovrebbero esserci quattro hub principali più grandi, uno a Gibuti, uno in Afghanistan a Jalalabad, e uno in Iraq ad Erbil. Sigonella non è citata direttamente dal «Times», ma copre proprio la quarta area geografica principale scoperta.
L' alternativa potrebbe essere Moròn in Spagna. A questi hub, che ospiterebbero fra 500 e 5.000 uomini, si aggiungerebbero poi una serie di postazioni minori, dall' Etiopia al Burkina Faso, passando anche per Niger e Camerun. In questi casi si potrebbe trattare anche di piccole piste di atterraggio riadattate, dove posizionare pochi mezzi e uomini necessari a lanciare operazioni mirate, o presidiare l' area.
IL FRONTE NORDAFRICANO
È interessante notare come la Libia sia in cima alle preoccupazioni del Pentagono, perché a differenza di quanto accade ad esempio in Nigeria con Boko Haram, gli affiliati dell'Isis nella ex colonia italiana sono molto fedeli al Califfato, e determinati a colpire l'Occidente con azioni terroristiche come quella avvenuta in novembre a Parigi.
Considerando la vicinanza alle nostre coste e i traffici in corso, questo è un problema che riguarda direttamente il nostro paese. Squadre di intelligence sono già presenti, e si è visto con l' operazione per eliminare il capo locale dell' Isis al Zubaidi, che gli Usa sono determinati a far seguire da azioni simili.
Il costo del progetto non sarebbe elevato, nell' ordine di pochi milioni, perché nella maggior parte dei casi verrebbero usate strutture già esistenti. Il problema però è politico, perché il dipartimento di Stato non vede bene questa presenza permanente del Pentagono nell' area, che rischia di militarizzare le relazioni estere americane.
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