RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
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Emilio Orlando per www.leggo.it
Morto per un malore e poi dato alle fiamme dalla convivente impazzita oppure ucciso durante il lockdown per l’emergenza Coronavirus?
È il giallo che avvolge la morte di Boris Crivick, 59enne sloveno arso dalla partner dopo che era morto (per cause misteriose) da più di un mese.
«C’è un cadavere carbonizzato su un balcone di via Fani. Correte subito»: così una vicina di casa della coppia che abita in via Fani ha dato l’allarme ai carabinieri della compagnia Trionfale, che si sono trovati davanti la scena degna di un film horror.
L’appartamento, dove l’uomo conviveva con una donna di 71 anni, di nome M.C.M, con problemi psichiatrici, era pieno di immondizia e materiale accumulato da anni. Ogni angolo della casa non era stato risparmiato dal degrado più evidente. Infatti la donna, che è stata interrogata a lungo dai detective del nucleo investigativo e dal sostituto procuratore Pierluigi Cipolla pare soffra di disposofobia, la cosiddetta sindrome da accumulo seriale, una paranoia legata alla paura di gettare via le cose.
IL TESTIMONE.
«Lui lo conoscevo bene - racconta un residente che vive sulla strada tristemente nota per il sequestro di Aldo Moro, riferendosi all’uomo trovato cadavere ieri -. Spesso girava per il quartiere con i cani. Era molto garbato anche se si vedeva che aveva qualche problema».
Dal racconto della compagna dell’uomo carbonizzato, che in serata è stata fermata ed affidata alle cure di una struttura per cure psichiche, sembra che il partner fosse morto in casa da più di un mese perché affetto da un tumore maligno. Quando il cadavere ormai decomposto ha iniziato ad emanare cattivi odori, diventati insopportabili, l’anziana compagna lo avrebbe portato sul balcone bruciandolo con stracci e materiale infiammabile. Saranno comunque gli esami medico legali a scrivere la verità su quello che è apparso da subito come un giallo.
Marco De Risi e Adelaide Pierucci per “il Messaggero”
Veglia per giorni, forse settimane, il compagno morto, poi lo carbonizza sul balcone avvolto in una coperta. Risveglio con scena da film horror, ieri, alla Camilluccia. A dare l'allarme da una palazzina di via Mario Fani, a poche decine di metri dalla lapide che ricorda la strage per il rapimento di Aldo Moro, un pensionato: «Vedo solo ora spuntare il piede di un cadavere dalla balconata di fronte. Spero di sbagliarmi. Quel fagotto è lì da tempo».
Nel giro di pochi minuti un blitz dei carabinieri ha confermato le previsioni più macabre. In casa c'era solo la proprietaria, Maria Carla M. una settantenne con disagi psicologici, i due cani, ma non il compagno, un cittadino sloveno schivo e riservato, Boris Krinic, di cui fino a tarda sera si è mantenuto il massimo riserbo proprio per l'impossibilità di identificarne con certezza i resti.
LA CONFESSIONE
«Era già morto, l'ho solo bruciato - ha confessato la donna in stato confusionale - Aveva un tumore. Ormai proveniva un cattivo odore. Dove lo porterete ora?». Considerati i cumuli di materiali, suppellettili e di immondizia accalcati nell'appartamento ci vorrà del tempo per scoprire come e con che cosa l'anziana abbia appiccato le fiamme. Sembra abbia organizzato una sorta di pira indiana direttamente sul balcone dopo aver trascinato il corpo con una coperta, a sua volta poi nascosta da un altro telo.
Sul caso è stato subito aperto un fascicolo per soppressione di cadavere. Per escludere l'omicidio volontario, invece, il pm Pierluigi Cipolla, dopo un sopralluogo dell'appartamento, ha disposto l'esame autoptico. Un incarico che oggi sarà assegnato al medico legale del Policlinico Gemelli Antonio Oliva, il patologo che ha esaminato i resti delle tre sorelle rom carbonizzate nel maggio 2017 da una molotov a Centocelle, e che ieri ha eseguito una prima ispezione cadaverica.
«IL PUZZO NAUSEABONDO»
Da giorni ormai i condomini al civico 60 di via Fani lamentavano un lezzo insopportabile provenire dall'appartamento al primo piano. La fuga di gas era stata subito esclusa, poi qualcuno ha ritenuto che il cattivo odore potesse provenire dai cani e dall'accumulo di materiali dell'appartamento, fino alla scoperta agghiacciante. «Quel fagotto era sul balcone da giorni - ha riferito un vicino - Non potevamo immaginare nascondesse un cadavere, anche a tratti si avvertiva un puzzo nauseabondo».
La padrona di casa è stata ascoltata prima nell'appartamento e poi in caserma nella stazione di Monte Mario, ma è possibile che nei prossimi giorni venga risentita, su ordine del magistrato, in presenza di un esperto, di uno psicologo. «All'inizio non mi ero accorta che fosse morto - ha spiegato - Poi non sapevo come chiedere aiuto. Lo volevo con me, ma anche far sparire il cattivo odore».
AGGUATO DI VIA FANI - UNO DEGLI AGENTI DI SCORTA DI ALDO MORO
Il magistrato nelle prossime ore deciderà se chiedere una misura cautelare per la donna o meno. Decisione che sarà valutata probabilmente alla luce di una perizia psichiatrica. In molti ieri mattina alla Camilluccia hanno seguito l'intervento degli investigatori e dei periti della scientifica affacciati ai balconi o alla finestra.
LE TESTIMONIANZE
E il tam tam tra vicini, vista l'impossibilità per il distanziamento sociale di scendere in strada, è rimbalzato così tra una telefonata e un passaparola. «Non ricevevano quasi mai visite - ricordava un conoscente - Lei tornava spesso a casa con dei sacchi pieni. Pensavamo che lui se ne fosse andato. Non lo vedevamo ormai da tempo». L'appartamento è stato posto sotto sequestro. Per i primi risultati ci vorranno giorni. Da un primo sopralluogo sembra che non siano emersi segni di fuliggine in casa.
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