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OSCURATO UN SOCIAL, SE NE TROVA UN ALTRO – GLI ORFANI AMERICANI DI TIKTOK SONO MIGRATI SU UN’ALTRA PIATTAFORMA CINESE SULLA QUALE POSSONO CONDIVIDERE LE LORO STRONZATE: SI TRATTA DI REDNOTE, CHE NEGLI ULTIMI GIORNI HA VISTO UN’IMPENNATA DI 500MILA ISCRITTI DAGLI STATI UNITI – MA I “RIFUGIATI” HANNO GIÀ SPERIMENTATO LA CENSURA CINESE: NIENTE FOTO DI ADDOMINALI E VIETATO CHIEDERE SE I GAY SONO I BENVENUTI SULLA PIATTAFORMA…
Estratto dell’articolo di Velia Alvich per il “Corriere della Sera”
TikTok, come le lancette di un orologio. Tempo scaduto.
È arrivato il momento che gli statunitensi dicano addio al social cinese. Ma già da giorni gli utenti si preparano a migrare verso altre piattaforme.
[…] hanno scelto di sbarcare su un social cinese simile a TikTok. Si chiama Xiaohongshu, noto anche come RedNote. La traduzione letterale, in realtà, è Libretto rosso come quello che contiene le massime di Mao Zedong.
Ma ai «rifugiati di TikTok» — vengono chiamati così — non importa. Così come è indifferente il fatto che tutto sia scritto in cinese, dalla pagina per registrarsi alle impostazioni dell’app. La grande migrazione digitale — alcune stime parlano di 500 mila nuovi iscritti dagli Usa — sembra essere stata accolta a braccia aperte dai «nativi di Xiaohongshu».
[…]
Sul social si scherza tutti insieme, due popoli uniti da una nuova amicizia digitale. Dai video simpatici di gatti — le foto sono una tassa da pagare ai «nativi di Xiaohongshu» — ai corsi di lingua per consentire ai nuovi arrivati di navigare fra i contenuti in cinese. Qualcuno, però, ha cominciato già a sperimentare la forza della censura di Pechino. Vietato pubblicare foto di addominali o chiedere se gli utenti omosessuali sono i benvenuti sulla piattaforma: i contenuti vengono rimossi.
Non tutti sono contenti di questa migrazione. In particolare i cosiddetti «cinesi della diaspora», che vivono all’estero e usano RedNote per rimanere in contatto con la propria terra. «Uso l’app da anni per connettermi con l’autentica cultura cinese, ora è piena di stranieri che pubblicano video su quella occidentale e americana», scrive un utente.
E altri lanciano l’allarme: presto potrebbero essere creati due server per tenere separati i «rifugiati» dai «nativi», costringendo così i figli della diaspora a dire addio a quella connessione, pur virtuale, con la madrepatria.
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