DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Giuseppe Remuzzi per il “Corriere della Sera”
«Imprigionato in ogni obeso c'è un magro che fa segnali disperati implorando di essere liberato» (Cyril Connolly, The Unquiet Grave ). Davvero? Forse no. Che il sovrappeso, quando lo è davvero, faccia male è sicuro. Chi ha un indice di massa corporea superiore a 30 ha più problemi degli altri, ipertensione per esempio e poi malattie del cuore, ictus e diabete.
Ma l'essere un po' sopra al peso ideale, intorno a 25 dell' indice di prima, aiuta a stare meglio e ti consente di vivere più a lungo degli altri, anche di quelli che fanno di tutto per mantenersi nei limiti del peso ideale. Peggio di tutti tocca a chi è sottopeso: si ammalano di più e vivono di meno. Vuol dire che il sovrappeso fa bene? In un certo senso sì, almeno un po', anche se le cose non sono così semplici.
L' idea che un po' di grasso in più aiuti a vivere di più e meglio non è nuova, ma si trattava di osservazioni sporadiche, piccoli numeri, difficile trarre delle conclusioni. Finché nel 2013, un' epidemiologa del Centers for Disease Control del Nord America ha analizzato i dati riferiti a quasi 3 milioni di persone, il lavoro è stato pubblicato su Jama , se n' è parlato tanto, ma è stato anche molto criticato. Walter Willett, nutrizionista a Harvard intervistato da Nature faceva un commento così irriverente contro quel lavoro da far pensare a qualcosa di emotivo, ma forse sbagliava.
Sono seguiti altri studi, tutti concordi nel concludere come più che il peso, per vivere bene, conta la forma fisica, quella che si raggiunge con l' esercizio, col mangiare sano e col dormire le ore che servono. Così negli ultimi anni si fa strada un altro concetto, in America dicono fitness versus fatness, tradotto è molto meno bello, sarebbe forma fisica contro rotondità, insomma quello che conta è che tu sia in forma e se non rientri nei parametri del peso ideale, pazienza.
E non basta. Nel maggio scorso esce su Annals of Internal Medicine un altro studio importante. Ricercatori inglesi e del Qatar - fra loro c' è anche un italiano, di Napoli - hanno seguito 10.000 pazienti diabetici per dieci anni. Volevano capire che rapporto ci fosse fra obesità, malattia del cuore e rischio di morte. Cosa hanno visto?
Che chi è un po' in sovrappeso si ammala di meno e vive più a lungo degli altri, proprio così. Non sarà per caso che quelli in sovrappeso prendono anche più medicine degli altri? Si è chiesto qualcuno. No, non è così, un po' perché è ben noto che chi non fa attenzione alla dieta non è preciso nemmeno coi farmaci e poi perché quando i ricercatori hanno comparato, a parità di farmaci, diabetici con indice di massa corporea diversa, quelli in sovrappeso andavano comunque meglio.
Manco a dirlo arriva la critica degli scettici. «Per forza chi è più magro vive di meno perché è più malato o perché fuma». Ed ecco che i sostenitori del sovrappeso rifanno tutte le analisi, da una parte quelli che fumano, dall' altra quelli che non fumano. In ciascuno dei due gruppi chi è un po' sovrappeso si ammala di meno e vive più a lungo dei magri. Ma i critici in medicina non si accontentano mai e qualcuno ha fatto notare che «vivere più a lungo non vuol dire vivere meglio». E ancora «se tu consenti alla gente di essere un po' sovrappeso come fai poi ad evitare che non arrivino a superare la soglia dell' obesità?».
Mah... Mi sembrano due argomenti piuttosto deboli.
Qualcuno si chiederà: «Ma come? Abbiamo vissuto per anni con l' ossessione della bilancia e adesso viene fuori che forse il peso non conta quasi per niente?».
Proprio così, quello che conta è l' esercizio fisico e poi più che fare grandi sacrifici a tavola si dovrebbe cercare di mangiare «bene» che vuol dire più pesce che carne, frutta, verdura, noci, olio d'oliva, pochissimo burro, niente margarina, e pochi zuccheri, le solite cose insomma. E poi non esagerare col sale.
Intanto Malcolm Kendrick, un dottore scozzese noto per le sue posizioni un po' forti contro l' establishment, finisce così un suo articolo sull' Independent : «Non aspettatevi che chi vi ha sempre detto di stare a dieta adesso dica sorry, we were wrong , insomma, ci siamo sbagliati. Non lo faranno mai».
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