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OSTIA COME LA CHICAGO DI AL CAPONE. I CLAN FANNO INCETTA DI BAR E RISTORANTI: ”SE SEI IN CRISI TI AIUTIAMO NOI” - UN BROKER AMICO AGGANCIA GLI IMPRENDITORI IN DIFFICOLTÀ CONVINCENDOLI AD AFFITTARE ALLA FINE SCATTA LA TRAPPOLA – LE MINACCE, LE ESTORSIONI, E PURE UNA TANICA DI BENZINA FUORI DAL LOCALE

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Federica Angeli Enrico Bellavia per la Repubblica - Roma

 

LUNGOMARE OSTIALUNGOMARE OSTIA

Un imprenditore in difficoltà, la salvifica offerta di un prestito, il ritardo nella concessione e poi il garbato consiglio a concedere in affitto l' attività per rifiatare e ripartire quando la liquidità sarà nuovamente in cassa. Comincia così e finisce sempre allo stesso modo. Quelli ti si piazzano in casa e si prendono tutto: attività, locale, scorte, mobili. Succede ovunque e succede, naturalmente, anche a Ostia, con i suoi clan agguerriti, gli Spada e i Fasciani. A dispetto dell' altalenante giurisprudenza che li vede incriminati e talvolta assolti, tengono in pugno lo sviluppo della città, solo formalmente municipio - sciolto per mafia - della Capitale.

 

FASCIANI OSTIAFASCIANI OSTIA

Un giro per Ostia suggerisce già un paesaggio di vedette, scorribande motorizzate, persiane che si aprono e chiudono, comunicazioni veloci da un balcone al bar. Da un autolavaggio al market dell' angolo. Dalla palestra alla pizzeria e ritorno. Un paesaggio da periferia sotto il tacco di un controllo inossidabile che ha molto di mafioso. Spaccio di droga, certo. Attività basica per mandare avanti l' esercito di picciotti e gregari lesti di mano e, quando occorre, buoni all' azione: sparare per strada a vendicare un torto ma anche intimidire, minacciare, picchiare, bruciare.

 

Il cuore però resta sempre il business legale: più ne hanno più ne vogliono avere. Perché il denaro sporco non si può tenere sotto il mattone. E perché per avere il controllo del territorio bisogna che si veda chi comanda. E comanda chi sa ripulirsi, mettersi su piazza esibendo facciate rispettabili messe a guardia di traffici impresentabili. È successo con il tentativo di esproprio del lido Orsa Maggiore, denunciato da Repubblica, è accaduto con una tabaccheria e una gelateria in via Stiepovich, cui sono seguiti blitz e arresti.

CLAN FASCIANI OSTIACLAN FASCIANI OSTIA

 

Nell' ultimo anno a Ostia, gli Spada e i loro alleati, i Fasciani, guidati da Terenzio, detto Garibaldi, con all' attivo un' accusa per mafia schivata in secondo grado, mostrano di non accontentarsi più, vogliono prendersi quanta più roba è possibile, piazzare bandierine nella città che conta. Far vedere, esibire la propria potenza sottraendo i sia pur esigui margini di concorrenza.

 

Succede così che in poche settimane il sistema si sia messo in moto, replicando con meticolosa efficienza lo schema di sempre. Il primo caso ha fatto scuola. E a seguire se ne sono verificati altri cinque: via Corrado del Greco, via delle Azzorre, via Piola Caselli, via dei Promontori, piazza della Stazione Vecchia, piazza Quarto dei Mille.

 

Omicidio Ostia Foto GMT Omicidio Ostia Foto GMT

Estate scorsa: il titolare di un bar, uno dei più eleganti e blasonati del litorale, accusa il colpo della crisi e una serie di rovesci familiari fanno il resto. L' imprenditore che possiede altri esercizi, concentra i propri sforzi sul pezzo più pregiato. Bussa alla banca, la filiale locale di un importante istituto. Ma trova la porta chiusa, problemi di solvibilità, di esposizione, perfino un lutto diventa una ottima scusa per dire che no, il credito non si può erogare. Qualcuno, forse dalla stessa banca, suggerisce una via d' uscita.

 

Così l' imprenditore si ritrova in mano un biglietto con un nome e un indirizzo. Sono quelli di un immobiliare tutto fare, dal nome altisonante, ma dagli affari concretissimi. Lì in quell' ufficio nella Ostia bene quel che è una difficoltà diventa subito un' opportunità. Mutui online, prestiti ai protestati, disbrigo pratiche. Affabile e professionale, il mediatore si mette a disposizione, individua la linea di credito e promette.

 

LIDO ORSA MAGGIORELIDO ORSA MAGGIORE

Con lui c' è Armando Spada - 5 anni e 8 mesi in primo grado per corruzione aggravata dal metodo mafioso nella vicenda Orsa Maggiore. Anche lui promette tanto ma poi improvvisamente i due frenano, traccheggiano e sembrano perdere tempo. L' imprenditore scalpita, si inalbera, preme e pressa. Allora, stremato e forse convinto, lo sono tutti, che prima o poi da gente come quella ci si libera, aderisce a un' altra proposta: dia in gestione il bar - gli dicono - lo affitti per qualche tempo, il tempo di riprendersi. Il suggerimento arriva da Armando Spada che ha anche l' uomo giusto. È un tale Aldo, uno che ha già in gestione altri locali: una volta si chiama De Santis, ma in un' altra attività lo conoscono come Saccucci e in un' altra come Martini.

 

SPADASPADA

L' imprenditore accetta: il canone di locazione non è moltissimo, ma abbastanza: 1.800 a settimana contro un affitto per le mura che è di poco sopra i 3.400 mensili. Alla stipula del contratto Aldo è con il solito Armando Spada. Ed è lui che si piazzerà al bar e non ne uscirà più. Quando l' imprenditore va da Aldo a reclamare, quello prende tempo, blandisce e tergiversa, poi la dice come la sa dire: «Bada che dietro di me c' è un piccoletto che spara». «Soldi per te non ce ne sono». «Qui comandiamo noi». E se l' imprenditore torna a battere cassa è allora Armando Spada in persona a dare due assegni, naturalmente scoperti, fingendo di consegnare il denaro dovuto dall' amico.

 

al caponeal capone

All' imprenditore non resta che provare con la legge. Ma anche quella, in prima battuta, non si dimostra efficace. Parte lo sfratto e nel giorno convenuto l' ufficiale giudiziario sembra in sintonia con lo sfrattato più che con il proprietario. Cavilli su cavilli e non se ne fa niente. L' imprenditore non capisce? E allora per rendere più chiaro il messaggio gli dicono che loro hanno tutti in mano, guardie comprese. Non ci crede? Si incaricano di dimostrarglielo. Pochi giorni dopo, a frotte, come obbedendo a un medesimo segnale, pregiudicati e avanzi di galera vanno ad affollare un altro bar dello stesso imprenditore. Arriva una pattuglia della Finanza, controlla e dopo un po' notifica al proprietario che quel locale è troppo malfamato per restare aperto.

 

Basta? L' imprenditore non si dà per vinto. Si guarda intorno, chiede in giro e scopre di essere in trappola, di esserci finito come quegli altri cinque colleghi che se ne sono andati via, forse per sempre. Che dopo aver affittato hanno mollato. L' ultimo avvertimento arriva la settimana scorsa. Una tanica di benzina davanti al bar. Così all' imprenditore non resta che una strada: quella del commissariato. L' indagine è partita e quelle minacce che sanno tanto di mafia non sono più voci sussurrate ma inchiostro di denuncia.