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Dagotraduzione dal Daily Mail
Alunno sopravvissuto alla strage
Un alunno di quarta elementare sopravvissuto alla strage alla scuola di Uvalde, in Texas, ha raccontato di essersi salvato solo perché lui e altri quattro compagni si sono nascosti sotto a un tavolo coprendosi con della stoffa.
Il bambino ha ricordato di essersi buttato a terra dopo aver sentito che Salvador Ramos, il 18enne che ha ucciso 19 bambini e 2 insegnanti, aveva sparato contro la porta di una classe vicino. «Ho detto al mio amico di nascondersi sotto qualcosa in modo che non ci trovasse. Mi stavo nascondendo. E ho detto al mio amico di non parlare, perché ci avrebbe ascoltato».
Ricostruzione del massacro della scuola di Uvalde
Lo studente sostiene che Ramos è entrato nella loro classe dopo aver sparato contro la porta di un'altra classe. A questo punto, fuori dalla scuola erano arrivati dozzine di poliziotti. Prosegue il bambino: «Abbiamo sentito i poliziotti che gridavano: “Urla se hai bisogno di aiuto”. Una delle mie compagne ha urlato. Il ragazzo ha sentito, è entrato e le ha sparato. Ha aperto la porta e ha detto: “Morirete tutti”».
Alla fine «un poliziotto ha fatto irruzione in classe. Il ragazzo ha sparato al poliziotto. E altri poliziotti hanno iniziato a sparare». Ha raccontato di essere rimasto nascosto fino a quando non sono finiti gli spari. «Sono uscito con il mio amico perché sapevo che era la polizia. Ho visto la divisa e lo scudo». Ha detto che le due insegnanti, Irma Garcia, 46 anni, ed Eva Mireles, 44, si sono sacrificate per proteggere gli studenti. «Erano brave insegnanti. Si sono messe davanti ai miei compagni per aiutarli, per salvarli».
Jacinto Cazavares, padre di una delle vittime
Un’insegnante che era in un’altra classe ha raccontato che stavano guardando un film Disney quando Ramos ha fatto irruzione nella scuola. «Si esercitano per questo giorno da anni», ha detto, facendo riferimento alle esercitazioni che ormai da anni sono diventate uno standard nelle scuole americane. «Sapevano che non si trattava di un’esercitazione. Sapevamo che dovevamo stare zitti, altrimenti ci saremmo traditi». La donna ha detto che sono stati i «35 minuti più lunghi della mia vita».
Ha raccontato che i suoi studenti hanno cercato di rimanere in silenzio mentre sentivano le urla dei loro compagni che venivano massacrati nell’aula accanto. Seduta sul pavimento in mezzo alla stanza, ha cercato di essere forte: ha attirato a sé i bambini che piangevano, li ha consolati e invitati al silenzio, cercando di tranquilizzarli. Finita la sparatoria, li ha fatti uscire uno alla volta dalla finestra. «I nostri figli non se lo meritavano. Erano amati. Non solo dalle loro famiglie, ma anche dalla scuola».
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Secondo la ricostruzione della polizia, Ramos ha usato un fucile semiautomatico che aveva legalmente acquistato qualche giorno prima del massacro, subito dopo il suo diciottesimo compleanno. Insieme alle armi, il ragazzo aveva fatto scorte anche di proiettili: ne aveva comprati 375. Prima di arrivare alla Robb Elementary School di Uvalde, Ramos aveva sparato in faccia alla nonna dopo una discussione, forse per delle bollette non pagate, forse perché la donna gli aveva chiesto conto dei suoi studi.
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Arrivato davanti alla scuola, ha affrontato una prima sparatoria con un poliziotto all’esterno dell’edificio, ha ferito lui, e poi altri due agenti che si sono avvicinati, ed è entrato nella scuola. Intanto fuori dalla scuola aveva iniziato a radunarsi una piccola folla: tutti hanno iniziato a sollecitare la polizia he intanto era accorsa, a entrare nell’edificio, ma nessuno si è mosso.
La prima chiamata ai servizi di emergenza è stata ricevuta 90 minuti prima che la squadra tattica mettesse fine alla strage, quando il ragazzo, appena arrivato, si era schiantato con l’auto fuori dalla scuola.
Il padre di una delle vittime ha raccontato: «C’erano almeno 40 poliziotti armati fino ai denti, ma non hanno fatto niente finché non è stato troppo tardi. La situazione poteva essere risolta più velocemente se avessero avuto una formazione tattica migliore, e noi come comunità abbiamo assistito in prima persona». La follia omicida è finita infatti solo dopo che una squadra tattica si è fatta strada nell'aula dove si era rintanato Ramos e lo ha ucciso.
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